Si alla famiglia,
no agli immigrati: gli italiani si confessano
Mentre si discute sulla cittadinanza ai
figli degli immigrati, il Rapporto IRP “Ideali degli italiani sulla popolazione”
svela che un italiano su cinque pensa che nel nostro Paese non c’è
posto per gli immigrati, ed esalta la famiglia.
Il neo ministro delle Pari Opportunità
, Laura Balbo, preme perché si riconosca agli stranieri il diritto
di voto :” In Italia come in Europa – dice - esistono tre livelli di cittadinanza:
i cittadini pieni, coloro che sono inseriti nel tessuto produttivo ma non
hanno il diritto di voto, gli esclusi ed i disperati. Pensare di escludere
dall’idea di cittadinanza una sola di queste tre fasce negherebbe la realtà”.
La realtà, però – così
come emerge dal Rapporto Irp – è controversa. Non c’è posto
per gli immigrati in Italia, dicono le casalinghe (30 per cento) e coloro
che hanno al massimo la licenza elementare (40%) perché non ci sono
di alcun beneficio (23%). Si all’integrazione, sostiene, invece, il 64
per cento degli intervistati, e si anche al diritto di voto (62%). Ma ben
il 67 per cento non vuole che gli immigrati prendano il posto degli italiani
nei lavori che i nostri stessi connazionali rifiutano oramai di fare.
Ma cosa sognano gli italiani? Sognano
di sposarsi ed avere figli (60%) . Quanti? Per il 54 per cento degli intervistati
l’ideale sarebbe avere due marmocchi, mentre il 31 per cento si accontenta
del figlio unico. Soltanto l’un per cento sogna la famiglia numerosa, con
più di tre figli, ed essere genitore resta, per i più (87%)
“una delle maggiori soddisfazioni della vita”.
Numerosi (44%), però, anche
coloro che non hanno alcuna intenzione di avere bambini o di averne
altri (64%) perché troppo preoccupati per il futuro dei figli (62%),
perché i figli costano troppo (41%), perché la carriera non
lo consente (18%).
Gli italiani, quindi, sembrano non aver
perso di vista il “piacere della famiglia” anche se hanno imparato a fare
i conti anche con la realtà. E con i suoi costi. Sposano più
volentieri una donna in carriera, ma – non appena arriva la cicogna – cambiano
idea. Il 62 per cento degli intervistati ritiene che la donna – diventata
mamma – dovrebbe occuparsi dell’organizzazione familiare più che
del suo lavoro. La soluzione ideale, quindi, è il part-time (46%)
oppure la rinuncia totale alla carriera (16%). Le donne, però, la
pensano diversamente: non vogliono rinunciare al lavoro per i figli (16%)
o per il matrimonio (23%) e il 28,8 per cento ammette:”Preferirei lavorare".
Giacomino n.4 del 15 dicembre 1998
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