“Armiamo”
i bambini contro i pedofili
di Claudia Giannini
L'infanzia violata non è necessariamente
altrove. La pedofilia è un orrore che non abita soltanto su Internet
o in ambienti degradati. E' un mostro davanti al quale, a meno di non voler
fare il suo gioco, non è consentito chiudere gli occhi. Le brutte
storie che si leggono sui giornali non sono sempre e soltanto le storie
degli altri. Potrebbe accadere anche in casa nostra. Anche a noi. Anche
al nostro bambino. E' dunque compito nostro - di genitori, insegnanti,
educatori - proteggere i nostri bambini, renderli forti, invulnerabili
e metterli in grado di essere loro, semmai, a spaventare l'uomo nero.
Questo insegna
a fare "Per il loro sorriso, le nostre
parole per difendere i bambini dalla pedofilia",
un opuscolo realizzato dal Telefono rosa, che lo distribuisce gratuitamente
presso la sua sede, in viale Mazzini, 73, tel. 06/37518261- 62- 82, fax
06/37518289.
Un opuscolo prezioso, che aiuta a capire meglio tante cose: dove si annida
il pericolo, quali sono i campanelli d'allarme, quali sono i piccoli più
a rischio, quali sono i comportamenti da tenere perché non accada,
quali sono quelli da adottare se, per disgrazia, fosse accaduto.
Occorre capire,
ad esempio, che non basta proteggere i nostri bambini dagli estranei, perché
non necessariamente il pedofilo è il maniaco che si nasconde
dietro i cespugli del parco o il tipo losco che offre caramelle ai bambini
che escono da scuola.
La maggior parte delle volte il mostro
ha invece le fattezze gentili del vicino di casa, quelle simpatiche dell'amico
di famiglia, quelle familiari dello zio, quelle insospettabili del padre
del compagnetto, quelle protettive del bidello della scuola, quelle inconcepibili
della baby-sitter. Addirittura quelle, impossibili, del papà o del
fratello maggiore.
Bisognerà
dunque, sì, insegnare ai nostri bambini a guardarsi dagli sconosciuti,
ma bisognerà, soprattutto, instaurare con loro un dialogo aperto
e sereno, dare loro la certezza che saranno ascoltati, e capiti, qualunque
cosa vorranno dirci. Anche le cose più indicibili, le più
difficili da ascoltare, le più difficili da credere e da affrontare.
Abituiamoli a parlare di tutto, a chiamare le cose con il loro nome, ad
esprimere, sugli adulti, giudizi franchi, con la certezza che non saranno
censurati o zittiti con un: "Come ti permetti?".
Ma, ancora
una volta, tutto parte in primo luogo all'amore. Perché il
pedofilo a volte minaccia, ma altre volte blandisce, seduce, fa l'amico,
si insinua in un vuoto, in un bisogno affettivo, in una piccola solitudine.
"Ma un bambino che sa di essere amato - spiegano le curatrici, dell'opuscolo,
Gabriella Carnieri Moscatelli e Giuliana Dal Pozzo - non sarà attratto
da chi vuol fargli fare qualcosa di inquietante in nome dell'amore".
CHI E’ IL BAMBINO A RISCHIO
Non necessariamente
è il meno sorvegliato. Non necessariamente è quello che trascorre
le giornate abbandonato a se stesso, in mezzo alla strada o in ambienti
degradati. Un bambino a rischio è anche un bambino al quale manca
la certezza di essere amato, un bambino considerato bugiardo, o troppo
timido per dire di no, o impreparato a difendersi. E' a rischio un bambino
maltrattato in famiglia o soggetto ad essere umiliato, ma lo è anche
il bambino passivo davanti agli adulti o affascinato dai segreti.
COSA
FARE PER PROTEGGERLO
Trasmettergli,
in primo luogo, un messaggio fondamentale: "Io ti voglio bene. Io ti ascolterò".
In secondo luogo, non umiliarlo - meno che mai davanti a terzi -
e, al contrario, alimentare la sua autostima, disapprovando quando
è il caso i suoi comportamenti, ma mai la sua personalità:
un conto, per dire, è rimproverarlo perché non ha riordinato
la sua camera o non ha fatto i compiti, un conto è dargli del fannullone,
dell'incapace, del somaro, o del bambino cattivo. Occorre inoltre ascoltare
(e, anzi, incoraggiarlo ad esprimere) i suoi giudizi sugli adulti, senza
scandalizzarsi se saranno negativi: è proprio in questo caso che,
al contrario, bisognerà incoraggiarlo a dire di più.
Inutile d'altra parte (e, anzi, pernicioso) pretendere di dargli a bere
che gli adulti sono tutti belli e buoni: ci sono i ladri, ci sono i mascalzoni,
e ci sono quelli che danno fastidio ai bambini. Diciamoglielo: se ne conoscerà
uno, ce lo racconterà. Analogamente, proprio perché gli adulti
non sono tutti uguali e tutti buoni, il bambino deve sapere di non dovere
loro, sempre e comunque, cieca obbedienza.
Inoltre, no
ai segreti. No ai : "Facciamo questa cosa ma non lo diciamo al papà,
ti compro il gelato ma non lo dire alla mamma...".
Per irretire il bambino, il pedofilo fa talvolta leva proprio sull'infantile
attrazione per giochi proibiliti e segreti. Bene dunque le sorpese, fatte
apposta per essere svelate, ma guai ai segreti inviolabili e alle bugie.
E poi parlare,
di tutto e sempre. Così come insegniamo ai nostri figli ad aver
paura delle macchine, insegniamo loro anche a guardarsi dai possibili comportamenti
"strani" degli adulti, avvertendoli esplicitamente, ad esempio, che nessuno
è autorizzato a mettere le mani nelle loro mutandine o a sbaciucchiarli
in modo fastidioso.
QUALI
SONO I CAMPANELLI D'ALLARME
Insonnia, incubi
notturni, disappetenza, dimagrimento e pallore, svogliatezza a scuola,
peggioramento del rendimento scolastico, mutismo su ciò che lo riguarda,
aggressività, convinzione che il proprio corpo è sporco,
insolito interesse o repulsione per le cose di natura sessuale, atteggiamenti
seduttivi e diffidenti, disegni e giochi che denunciano turbamento, depressione,
rifiuto di ogni affettuosità anche con i genitori, allontanamento
dagli amici.
Un bambino
molestato, o avvicinato da un pedofilo manifesta, in genere, qualcuno di
questi comportamenti, in presenza dei quali, tuttavia, bisognerà
essere vigili, ma non drammatizzare. Non necessariamente, infatti, tali
sintomi, soprattutto se isolati, denotano un malessere del bambino legato
ad un violenza subita o temuta.
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