Piccoli, piccolissimi, anzi poliglotti
Marcello Bernardi, pediatra e autore di manuali
(salvavita per genitori alle prime armi) afferma che i bambini, sin da
piccolissimi, possono imparare una, due, tre lingue. E farlo come scarabocchiano
sulle pareti della casa. Franca D'Amico, terapista logopedista all'Ospedale
Bambin Gesù, è quasi d'accordo. Quasi però, perché
ritiene che ogni bimbo sia un caso a sé e che, quindi, bisogna regolarsi
di conseguenza.
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"A che età è preferibile insegnare
a un bimbo una lingua straniera?"
Non ci sono regole. Anche subito, se il bambino non
presenta ritardi di linguaggio.
Di solito i bambini, verso i 6-10 mesi, cominciano
a praticare la lallazione che manda in estasi genitori e nonni, a un anno
circa imparano a dire le prime paroline e a diciotto mesi a fare qualche
combinazione di parole. Se, dunque, lo sviluppo linguistico del vostro
bambino è normale, potete tranquillamente inserire l'inglese, il
francese, il tedesco, lo spagnolo. Altrimenti, occorrono prudenza e cautela
onde evitare confusioni e problemi. Comunque (e la sento che ridacchia,
n.d.r.) è meglio cominciare con la lingua straniera prima dei tre
anni. Almeno per chi, non essendo bilingue, è costretto ad assumere
una baby sitter straniera.
Il perchè è molto poco scientifico,
da mamma più che altro: i bambini più grandicelli tendono
a non dare retta alle signorine e loro, le ragazze, fanno presto ad imparare
l'italiano...
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"Nel caso di matrimoni misti, ad esempio mamma italiana
e papà tedesco, come consiglierebbe di comportarsi?
"Noi consigliamo a ciascun genitore di parlare la
sua lingua madre. O comunque una lingua che venga loro naturale e spontanea.
Il bambino capisce bene la differenza tra una lingua appresa e una che
è dentro di noi.