Il
disordine nella sua stanza
Spettacolare. Capillare. Creativo. Mozzafiato.
Il disordine che riesce a creare un bambino nella sua stanza può
avere anche del geniale. Per i genitori più "avanzati", s’intende.
Per la maggior parte di mamme e papà più "normali", semplici,
umanamente stanchi dopo una giornata di fatiche dentro e fuori casa, invece,
quell’ammasso informe di peluche, mattoncini, mostri, bambole e bambolotti
– comunemente chiamato disordine - è l’anticamera dell’infarto.
Hai voglia a creare contenitori, ceste, scatole
singole per ogni "categoria" (i mostri con i mostri, le costruzioni con
le costruzioni ecc.). Il pupo o la pupa se ne infischiano. E pur di trovare
la scarpetta rossa della principessina o la minuscola pistola laser del
Ranger non esitano a rovesciare sul pavimento tutto, ma proprio tutto l’armamentario
psico-ludico-didattico accumulato nel corso dei loro compleanni, primi
dentini, sorrisetti e poesiole senza rima concesse qua e là a parenti,
vicini, conoscenti e anche al barista.
Ma "i bambini hanno bisogno del loro disordine"
afferma Christoph Fasel in un articolo pubblicato su Selezione " per poter
giocare, crescere e scoprire il mondo. Del resto –aggiunge – per gli antichi
greci il mondo era nato dal Caos.
E giù esempi storici e letterari per "inquadrare"
il disordine nella categoria "genialità".
Non pago, lo scrittore snocciola consigli, frutto
della sua esperienza empirica.
Contro il disordine – scrive – bisogna che ogni
giocattolo abbia il suo posto; che questo posto sia accessibile al bambino;
che ci sia un contenitore per ogni giocattolo; che il bambino o la bambina
siano incoraggiati ad aver cura delle proprie cose; che i genitori, comunque,
lascino liberi i figli di agire come vogliono. E proprio nell’applicazione
di questo ultimo consiglio, Fasel assicura il successo.
Mia figlia – assicura – dopo aver organizzato
un accogliente angolino nella sua stanza, ha sistemato con cura tutti i
vestiti delle bambole, e quando io, distrattamente, ho appoggiato i suoi
jeans sulla sedia ha esclamato: "No! Vanno messi nell’armadio. Non creare
disordine nella mia stanza!"
Rispettare
il disordine
Maria Rita Parsi
Psicoterapeuta
Presidente del Movimento bambino
Il disordine dei bambini fa parte del processo
di ricerca di se stessi, della propria identità. Il bambino deve
avere assoluta libertà di buttare a terra i suoi giocattoli. Per
esplorare e cercare, così, il proprio ordine interiore.
Il disordine può anche esprimere una contestazione
e diventare un mezzo per individuarsi rispetto al resto della famiglia,
se, per esempio, mettere ordine diventa un gioco di potere con i genitori.
I bambini che amano seminare i loro giocattoli
in tutta la casa, poi, stanno soltanto tracciando il loro territorio. E
segnano un percorso (come Pollicino) scrivendo sui muri.
E’ importante, quindi, che gli adulti rispettino
il disordine dei bambini. Obbligarli a rimettere a posto i giocattoli significherebbe
solo sopraffazione. Meglio educarli pian, piano con l’esempio, con la collaborazione
(mettiamo insieme in ordine?), con la disponibilità ed il rispetto.
Mai sottrarre al bambino un oggetto al quale
è particolarmente legato, sarebbe come togliergli un importante
punto di riferimento. E attenzione se il bambino è troppo ordinato.
Spesso, il disordine interiore si manifesta proprio così, tenendo
sotto controllo - in modo ossessivo - le proprie cose.
Organizzare
il disordine
Renato Proietti
Architetto
L’architetto è per il disordine. La camera
dei bambini – dice – deve lasciare il più possibile spazio alla
fantasia e deve rispettare la libertà e la creatività dei
piccoli. Quindi: no ai box a tema, si ad una grande cassa - capiente, con
gli angoli smussati, in plastica e soprattutto molto colorata - destinata
<sì> ad essere rovesciata dal bambino ogni volta che cerca un
giocattolo, ma comoda per riordinare in fretta la stanza. Utile anche una
cesta per tutti quei giocattoli e giocattolini, gadget e quant’altro, che
riempiono inutilmente la stanza dei bambini.
Per disegnare in piena libertà, l’esperto
suggerisce un pannello in metacrilato, magari a parete, e tanti colori
naturalmente non tossici. Inoltre, un grande tavolo in legno (ad altezza
regolabile) sul quale pasticciare con il pongo o studiare.
Per l’illuminazione – sottolinea l’architetto
– è necessaria quanta più luce naturale possibile e, per
le ore serali, una luce centrale abbastanza forte (100 watt), una piccola
abat-jour vicino al letto (possibilmente con il regolatore di luminosità)
ed una buona lampada a molla non di metallo (si riscalda e potrebbe essere
pericolosa) sul tavolo.
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