inquinamento elettromagnetico

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Inquinamento elettromagnetico 
         Sapreste fare a meno della televisione, magari proprio quando c’è la partita della vostra
      squadra? E rinunciare al cellulare, al messaggino alla “morosa” e ai giochini che si fanno sulla
                                            tastiera? 
         Beh, bollette e schede ricaricabili a parte, per poter guardare la Tv e parlare al cellulare
        bisogna pagare un prezzo che si chiama inquinamento elettromagnetico. Si tratta di quelle
          onde che si sentono alla radio sotto forma di scariche e che sembra procurino qualche
       problema alla nostra salute. Su questo – sia ben chiaro – gli scienziati di tutto il mondo sono
      ancora divisi: c’è chi parla di gravi rischi per la salute e chi, invece, minimizza e dice che tutto
       sommato quelle scariche non fanno, poi, più male delle onde emesse da un phon, o da una
                                  lavatrice, o da una radiosveglia. 
             L’unica cosa certa sembra essere il fatto che - quando si parla di  inquinamento
        elettromagnetico - sembra più importante “fare rumore” che trovare una soluzione vera e
                              propria. E non si viene a capo di niente. 
         Tutti gridano NO ai ripetitori. Tutti si infuriano se le antenne vengono montate sopra la
            propria testa. E poi… tutti a guardare la televisione e a parlare con il telefonino! 
       Le associazioni ambientalisti ed anche molti cittadini hanno fatto e stanno facendo molto per
                     limitare i presunti danni dell’inquinamento elettromagnetico. 
      Chiedono ai politici di fare una legge che dica una volta per tutte come e dove possono essere
         messe le antenne e i ripetitori. Finora, però, i politici non sono riusciti ancora a mettersi
                        d’accordo e la legge quadro ancora non è stata fatta. 
      C’è un decreto ministeriale, però, il 381 del ‘98, che tenta di metter un po’ di ordine in materia
                   e indica i limiti per le antenne dei telefoni, delle radio e delle Tv. 
        Anche i Comuni -  spinti dalle proteste della gente che non vuole mettere a repentaglio la
       propria salute e quella dei propri figli - stanno prendendo misure per proteggere almeno i più
                         deboli dai rischi dell’inquinamento elettromagnetico. 
       A Roma, il Comune - già da qualche tempo - aveva approvato una delibera che diceva NO
        alle antenne a meno di 50 metri da ospedali, scuole e asili nido, e che imponeva di togliere
                         quelle già installate in queste aree, definite sensibili. 
       Una nuova delibera, varata a dicembre, è ancora più severa e dice che le antenne devo stare
                  distanti  almeno 100 metri dalle scuole, dagli asili nido e dai parchi. 
        In più dice chiaramente che per montare un’antenna sul terrazzo di un condominio ( o in
       qualsiasi spazio comune) è necessario che tutti, ma proprio tutti gli inquilini siano d’accordo. 
                           I giovani preferiscono il cellulare alla sigaretta 

       Da quando i giovani possono permettersi (grazie alla tessera prepagata) di avere un cellulare
      tutto per sè, il vizio del fumo tra i minorenni è in calo. Almeno in America. E questo, in verità,
      più per motivi economici che di ravvedimento. Come la sigaretta, anche il cellulare è in grado
         di dare ai giovani l’illusione di uno stile di vita da adulto. E il vizio del fumo è  passato in
       secondo piano perché le  novità tecnologiche dei telefonini costringono i giovani a spendere
                     tutti i soldi della paghetta per rimanere al passo con i tempi. 
         

 


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