Archivio di 12/1998

Negli Stati Uniti un’aula scolastica su due è collegata ad Internet

Tuesday, 29/12/1998

Negli Stati Uniti un’aula scolastica su due è collegata ad Internet
 
 Nelle scuole americane, più della metà delle aule è attrezzata con computer ed Internet, ed il 50 per cento delle biblioteche è collegata in Rete. “Stiamo facendo enormi passi avanti nel portare la tecnologia nei luoghi dove i nostri bambini imparano - ha dichiarato il segretario all’istruzione Richard Riley - grazie anche ai massicci finanziamenti federali per l’informatizzazione delle scuole”. 
Gran parte dei fondi per sostenere questa operazione - grazie alla quale il numero dei computer nelle scuole è raddoppiato in pochi mesi - viene da una tassa che il governo federale applica alle telefonate interurbane. Il Congresso ha tentato di cancellarla, ma invano. E Bill Clinton  - sottolineando l’importanza del tributo - ha detto:”Grazie a questa tassa, i bambini nelle zone rurali più isolate possono avere lo stesso accesso alla cultura che hanno i bambini dei quartieri ricchi”.

 Giacomino n.7 del 15 marzo 1999
 

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Le avventure di Capitan Net: una guida per grandi e piccoli navigatori

Tuesday, 29/12/1998
Le avventure di Capitan Net: una guida per grandi e piccoli navigatori
 
 Un manuale. Un codice. Un allegro opuscolo dove trovare informazioni e suggerimenti per navigare sicuri in Internet. 
Fortemente voluta dall’Assessorato alle Politiche dell’infanzia dopo la scoperta di pedofili telematici, la guida è il risultato del lavoro di neuropsichiatri infantili, di rappresentanti di enti istituzionali, delle Forze dell’Ordine e dell’Ecpat riuniti nella Commissione Tecnologia e Bambini istituita su impulso di Pamela Pantano, Assessore alle politiche per la città delle bambine e dei bambini.
Il volumetto - redatto in collaborazione con Telecom - si rivolge sia agli adulti sia ai bambini. Contiene informazioni su cosa è Internet e sulle sue potenzialità, e fornisce indicazioni e suggerimenti su come proteggere i minori. A questi, con un linguaggio appropriato, dà una serie di raccomandazioni per non cadere nelle trappole della Rete (non dare mai la password a nessuno; non prendere appuntamenti; segnalare ai genitori chi scrive messaggi molesti o fastidiosi ecc.). 
Le avventure di Capitan Net - distribuito nelle ultime due classi delle scuole elementari romane - rappresenta un primo, concreto contributo a favore sia dei più piccoli fruitori di Internet sia della Rete come strumento di comunicazione che, purtroppo, ha rischiato e rischia, nel nostro Paese, di avere gli onori della cronaca solo in occasione di fatti criminali.
Internet non si ferma. Lo sanno bene i genitori che chinano il capo di fronte alle competenze telematiche dei loro pargoli. E lo sanno bene soprattutto gli insegnanti. “La conoscenza ancora parziale di Internet - ha detto Pamela Pantano - ed i rari ma pur esistenti rischi ad un uso non propriamente corretto ne hanno spinto a creare una guida per i non addetti ai lavori, destinata ai bambini ed agli adulti che, come me, si sbalordiscono di fronte alle capacità die loro figli di navigare in rete. Questa inizativa - ha aggiunto - non pretende di risolvere il problema nella sua totalità, ma di stimolare i genitori, gli insegnanti ed i bambini a parlare anche di questi problemi”.
E sul ruolo della scuola, il Provveditore agli Studi di Roma, Paolo Norcia, non ha dubbi:”La scuola deve dire alle famiglie come usare Internet. L’uso ed il pericolo di questo nuovo mezzo di comunicazione non è un problema delle forze dell’ordine, ma una questione preventiva che parte dalle scuole e dalle famiglie, istituzioni che devono contribuire allo sviluppo dei bambini”.
Alla scuola, quindi, il compito di fare prevenzione. Ed alle Forze dell’Ordine quello di indagare e scoprire le “maglie sporche” della Rete. I siti sospetti possono essere segnalati  al sito Internet dei Carabinieri,  oppure alle associazioni che si occupano dei minori. 

Giacomino n.7 del 15 marzo 1999
 

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Un marchio etico contro il lavoro minorile

Tuesday, 29/12/1998

 Un marchio etico contro il lavoro minorileQuanti sono i bambini che lavorano invece di andare a scuola? Quanti sono i minori ai quali viene negata la spensieratezza dell’infanzia, del gioco?  Le stime dell’Unicef parlano di 250 milioni di bambini costretti a lavorare in condizioni disumane, con salari irrisori. La povertà, l’ignoranza, la violenza, l’avidità alimentano questo sfruttamento.
Così, di fronte a campagne pubblicitarie che denunciano le violenze all’infanzia restiamo sì turbati, ma anche paralizzati. Cosa fare?
Ogni tanto lo scandalo coinvolge grandi multinazionali che si difendono con un “non sapevamo” oppure “non siamo responsabili direttamente”. Però, corrono subito ai ripari. E rimuovono gli appalti sospetti.
La richiesta di creare un marchio etico era stata avanzata da tempo sia dai consumatori, sia dagli stessi produttori. Ed ora è diventata una proposta di legge regionale, firmata dal consigliere Angelo Bonelli del gruppo Verde della regione Lazio.
“Bisogna sviluppare una nuova cultura imprenditoriale – ha detto Bonelli – che induca il mondo del lavoro a rispettare i diritti delle persone e in particolar modo dei minori. Per rendere possibile questo mutamento culturale – ha aggiunto -  è necessario sensibilizzare i consumatori portandoli a preferire i prodotto privi di lavoro minorile o di lavoro nero”.
La proposta di legge suggerisce che le aziende aderiscano volontariamente ad un protocollo d’intesa che garantisca il prodotto. Una commissione certificherà e autorizzerà le aziende all’uso del marchio, pubblicizzerà adeguatamente i prodotti, verificherà eventuali infrazioni.
Certo, non vogliamo illuderci che questo rappresenti la soluzione del problema del lavoro minorile nei confronti del quale, però, è bene che comincino a venire a galla responsabilità politiche, di mercato ed anche delle singole coscienze.

S.M.

Giacomino n.6 del 15 febbraio 1999

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Un Comitato “inutile”

Tuesday, 29/12/1998
 Un Comitato “inutile”
 Si è dimesso il Comitato di autoregolamentazione tv per la tutela dei minori. I commissari hanno definito  il codice “inutile perchè non vengono previste sanzioni”,  e inutili anche i tentativi per farlo rispettare “. Il codice di autoregolamentazione – sottoscritto dalla Rai e da Mediaset e da molte altre Tv private – è stato regolarmente infranto dalle reti pubbliche e private , ed ora si infrange la speranza che qualche cosa possa cambiare.
 “E’ impossibile svolgere il compito che ci hanno assegnato, perciò ci dimettiamo” hanno detto il Presidente del Tribunale dei Minori di Roma Luigi Fadiga, la giornalista Marina Musu, lo psichiatra a Gabriel Levi, e Rodolfo Falvo dell’Ordine dei Giornalisti. 
La notizia delle dimissioni  del Comitato è stata data da Carla Mazzucca Poggiolini e da Athos De Luca, rispettivamente presidente e segretario della Commissione speciale del Senato in materia d’Infanzia.
“Le loro dimissioni – hanno detto i senatori – stigmatizzano il disinteresse e la mancata realizzazione delle forme di autocontrollo cui si erano impegnati, sottoscrivendo il codice, i rappresentanti delle tv pubblica e privata”.

 S.M.

Giacomino n.6 del 15 febbraio 1999

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La Melevisione

Tuesday, 29/12/1998

La MelevisioneRaitre apre ai bambini. E lo fa con un programma pieno di novità, di intuizioni, di rispetto per i più piccoli,  anche per quanto riguarda l’orario. La Melevisione (così si chiama la trasmissione) andrà in onda alle 15.00, dal lunedì al venerdì, a cominciare dal 18 gennaio, senza interruzioni pubblicitarie. Questa fascia oraria completa quella delle altre reti Rai (Raidue trasmette i programmi per bambini alle 7 del mattino e Raidue inizia solo alle 16.00) e si propone come “sperimentale” per le scuole. “Perché non accendere la Tv su un buon programma, in un’ora in cui i bambini, in genere, aspettano i genitori per tornare a casa?” è la proposta del produttore esecutivo  Mussi Bollini.
“Un varietà per i bambini” lo ha definito Mela Cecchi autrice, insieme a Bruno Tognolini, della Melevisione , “che vuole superare i programmi contenitori riequilibrando cartoni e scene, contributi esterni e produzione interna”. Un programma fatto con l’anima – sottolinea Mela Cecchi – che, proprio perché contiene un “dono” in ogni canzone, in ogni intreccio, in ogni verso, piacerà a tutti.
Prodotto dal Centro TV di Torino, il programma è sotto la diretta responsabilità del vicedirettore di Raitre, Roberto Nepote: ”La partenza della fascia pomeridiana per i bambini è il primo sintomo del cambiamento voluto dal Consiglio di Amministrazione – ha detto – ed il fatto che tutto lo staff della Melevisione fa parte del Centro di Produzione Rai di Torino sottolinea lo sforzo della rete di decentrarsi sempre più, e la fiducia nelle risorse di una città che ha già dato ottimi prodotti per l’infanzia: dalla Lanterna Magica alla Freccia Azzurra alla Gabbianella e il Gatto.
La Melevisione (una televisione ecologica che funziona con le mele) non ha presentatori, ma giovani attori che impersonano figure legate al mondo della fiaba e raccontano ai bambini il mondo reale, i giochi, le filastrocche . E’ dedicata ai più piccoli (4-8 anni) e quindi il linguaggio e l’universo di riferimento sono quelli delle fiabe. C’è un Folletto furbo e sognante, c’è la strega Rosarospa, la fata Gaia un po’ “cicciona”, c’è l’Orco Bruno e tre fratelli gnomi. Ogni giorno accade qualche cosa a questi personaggi, ed ogni giorno i personaggi offrono al bambino un piccolo oggetto concreto: una filastrocca, una canzone, un gioco, un indovinello, una costruzione. 
Nella Melevisione ci sono anche i cartoni, tutti di breve durata (5-10 minuti) e tutti rigorosamente di produzione europea “per riappropriarci di una certa identità culturale sopraffatta sempre più dall’offerta culturale e satellitare statunitense” ha detto Francesco Pinto, Direttore di Raitre.
La garanzia della qualità del prodotto sarà assicurata da un costante monitoraggio fatto in collaborazione con cinque università (Torino, Cagliari, Lecce, Siena e Roma) che attiveranno - attraverso gruppi di ricerca - una verifica qualitativa della trasmissione e dei suoi contenuti.

S.M.

Giacomino n.5 del 15 gennaio 1999

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Si alla famiglia, no agli immigrati: gli italiani si confessano

Tuesday, 29/12/1998
Si alla famiglia, no agli immigrati: gli italiani si confessano
 Mentre si discute sulla cittadinanza ai figli degli immigrati, il Rapporto IRP “Ideali degli italiani sulla popolazione” svela che un italiano su cinque pensa che nel nostro Paese non c’è posto per gli immigrati, ed esalta la famiglia.
Il neo ministro delle Pari Opportunità , Laura Balbo, preme perché si riconosca agli stranieri il diritto di voto :” In Italia come in Europa – dice - esistono tre livelli di cittadinanza: i cittadini pieni, coloro che sono inseriti nel tessuto produttivo ma non hanno il diritto di voto, gli esclusi ed i disperati. Pensare di escludere dall’idea di cittadinanza una sola di queste tre fasce negherebbe la realtà”.
La realtà, però – così come emerge dal Rapporto Irp – è controversa. Non c’è posto per gli immigrati in Italia, dicono le casalinghe (30 per cento) e coloro che hanno al massimo la licenza elementare (40%) perché non ci sono di alcun beneficio (23%). Si all’integrazione, sostiene, invece, il 64 per cento degli intervistati, e si anche al diritto di voto (62%). Ma ben il 67 per cento non vuole che gli immigrati prendano il posto degli italiani nei lavori che i nostri stessi connazionali rifiutano oramai di fare.
Ma cosa sognano gli italiani? Sognano di sposarsi ed avere figli (60%) . Quanti? Per il 54 per cento degli intervistati l’ideale sarebbe avere due marmocchi, mentre il 31 per cento si accontenta del figlio unico. Soltanto l’un per cento sogna la famiglia numerosa, con più di tre figli, ed essere genitore resta, per i più (87%) “una delle maggiori soddisfazioni della vita”.
Numerosi  (44%), però, anche coloro che non hanno alcuna intenzione di avere bambini  o di averne altri (64%) perché troppo preoccupati per il futuro dei figli (62%), perché i figli costano troppo (41%), perché la carriera non lo consente (18%).
Gli italiani, quindi, sembrano non aver perso di vista il “piacere della famiglia” anche se hanno imparato a fare i conti anche con la realtà. E con i suoi costi.  Sposano più volentieri una donna in carriera, ma – non appena arriva la cicogna – cambiano idea. Il 62 per cento degli intervistati ritiene che la donna – diventata mamma – dovrebbe occuparsi dell’organizzazione familiare più che del suo lavoro. La soluzione ideale, quindi, è il part-time (46%) oppure la rinuncia totale alla carriera (16%). Le donne, però, la pensano diversamente: non vogliono rinunciare al lavoro per i figli (16%) o per il matrimonio (23%) e il 28,8 per cento ammette:”Preferirei lavorare”.

Giacomino n.4 del 15 dicembre 1998

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Si alla famiglia, no agli immigrati: gli italiani si confessano

Tuesday, 29/12/1998
Si alla famiglia, no agli immigrati: gli italiani si confessano
 Mentre si discute sulla cittadinanza ai figli degli immigrati, il Rapporto IRP “Ideali degli italiani sulla popolazione” svela che un italiano su cinque pensa che nel nostro Paese non c’è posto per gli immigrati, ed esalta la famiglia.
Il neo ministro delle Pari Opportunità , Laura Balbo, preme perché si riconosca agli stranieri il diritto di voto :” In Italia come in Europa – dice - esistono tre livelli di cittadinanza: i cittadini pieni, coloro che sono inseriti nel tessuto produttivo ma non hanno il diritto di voto, gli esclusi ed i disperati. Pensare di escludere dall’idea di cittadinanza una sola di queste tre fasce negherebbe la realtà”.
La realtà, però – così come emerge dal Rapporto Irp – è controversa. Non c’è posto per gli immigrati in Italia, dicono le casalinghe (30 per cento) e coloro che hanno al massimo la licenza elementare (40%) perché non ci sono di alcun beneficio (23%). Si all’integrazione, sostiene, invece, il 64 per cento degli intervistati, e si anche al diritto di voto (62%). Ma ben il 67 per cento non vuole che gli immigrati prendano il posto degli italiani nei lavori che i nostri stessi connazionali rifiutano oramai di fare.
Ma cosa sognano gli italiani? Sognano di sposarsi ed avere figli (60%) . Quanti? Per il 54 per cento degli intervistati l’ideale sarebbe avere due marmocchi, mentre il 31 per cento si accontenta del figlio unico. Soltanto l’un per cento sogna la famiglia numerosa, con più di tre figli, ed essere genitore resta, per i più (87%) “una delle maggiori soddisfazioni della vita”.
Numerosi  (44%), però, anche coloro che non hanno alcuna intenzione di avere bambini  o di averne altri (64%) perché troppo preoccupati per il futuro dei figli (62%), perché i figli costano troppo (41%), perché la carriera non lo consente (18%).
Gli italiani, quindi, sembrano non aver perso di vista il “piacere della famiglia” anche se hanno imparato a fare i conti anche con la realtà. E con i suoi costi.  Sposano più volentieri una donna in carriera, ma – non appena arriva la cicogna – cambiano idea. Il 62 per cento degli intervistati ritiene che la donna – diventata mamma – dovrebbe occuparsi dell’organizzazione familiare più che del suo lavoro. La soluzione ideale, quindi, è il part-time (46%) oppure la rinuncia totale alla carriera (16%). Le donne, però, la pensano diversamente: non vogliono rinunciare al lavoro per i figli (16%) o per il matrimonio (23%) e il 28,8 per cento ammette:”Preferirei lavorare”.

Giacomino n.4 del 15 dicembre 1998

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Occhiali tedeschi: difettoso uno su due

Tuesday, 29/12/1998
 Occhiali tedeschi: difettoso uno su dueLa protesta  esplode su Test, la rivista della fondazione  Stiftung Warentest che difende i diritti dei consumatori. Gli occhiali tedeschi – si legge  - presentano notevoli difetti e gravi imperfezioni. L’associazione centrale degli ottici chiaramente contesta il risultato dell’indagine. Ma la rivista “Test” risponde che l’inchiesta è stata condotta con precisi criteri: il montaggio delle lenti, la determinazione delle diotrie e la consulenza offerta al cliente.  E il giudizio complessivo è “sufficiente”.

 Giacomino n.4 del 15 dicembre 1998

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I Power Rangers per un mondo migliore

Tuesday, 29/12/1998
 I Power Rangers per un mondo migliore
 La famiglia. L’amicizia. La natura, La città. Lo sport. Questi  i temi affrontati con dibattiti in classe e disegni grandi come manifesti dai ragazzi delle elementari ( III e IV) di oltre 2.500 scuole italiane. I Power Rangers e  Saban iniziative scuola hanno così coinvolto alunni e insegnanti in un affascinante concorso i cui vincitori sono stati premiati l’11 novembre a Milano, nella nuova struttura per i bambini “Il nano gigante”.

Il 1° premio è stato vinto dall’Istituto “Corrado Corradi” di Roma che ha scelto come tema la città
Il 2° premio è andato alla Scuola elementare “C.Collodi” di Torino, con un altro lavoro sulla città
Il 3° premio è stato assegnato alla scuola elementare “R. Mazzetti” che ha sviluppato il tema della natura.

I vincitori, tanto emozionati quanto  consapevoli di aver fatto dei veri e propri capolavori, sono stati  scelti da una Giuria – presieduta dal Vice Presidente della Saban Entertrainment – era composta da un direttore creativo, da uno psicologo dell’infanzia, da tre insegnanti, da un rappresentante della stampa.
Il successo dell’iniziativa – alla sua prima edizione – fa già prevedere che questo concorso diventerà un appuntamento attesissimo dai bambini italiani. Lo dimostrano gli oltre 200 lavori pervenuti, tutti bellissimi, realizzati con grande impegno e degni di essere mostrati  a tutti. Il concorso, poi, ha voluto premiare anche gli adulti legati al mondo dei bambini. Così, una giuria di giornalisti ha premiato Mauro Serio, l’instancabile presentatore di Solletico, Roberto Piumini, scrittore ed autore di romanzi per ragazzi, e Mario Clementoni, presidente dell’omonima azienda di giocattoli. I premi di 5 milioni di lire sono stati devoluti ad associazioni di beneficenza.
 

 Giacomino n.4 del 15 dicembre 1998

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MANIFESTO PER LA LIBERAZIONE DEI BAMBINI SNORMALI

Tuesday, 29/12/1998
 MANIFESTO PER LA LIBERAZIONE  DEI BAMBINI SNORMALI
  La Snormalità è un vizio dei bambini e delle bambine. La Snormalità è la loro virtù.
 La Snormalità è un diritto . 
I bambini Snormali sono curiosi, dinamici, disobbedienti, teneri, ostinati, esigenti, impegnativi, interessanti. I bambini Snormali sono tutti i bambini che non vogliono somigliare a nessuno. 
Gli Snormali sono disobbedienti. 
Gli Snormali sono “bambini cattivi” e ne sono contenti.
E i grandi che fanno? E’ ora che riconoscano ai bambini il diritto alla cattiveria!!!!
 

Vent-alogo degli S normali 
1.  Non  dividere i bambini in buoni e cattivi, ci pensano già i grandi a farlo.
2.  Pensa sempre che sei forte e non c’è niente che tu non possa fare
3.  Pretendi che gli adulti riconoscano la tua forza 
4.  Quando una regola dei grandi non ti va a genio, non rinunciare a discuterne
5.  Non rinunciare a comunicare ai grandi i tuoi sentimenti
6.  Non smettere mai di fare domande e di pretendere risposte. Se i grandi non te le danno, cercale da solo
7.  Pretendi di essere rispettato senza condizioni, per sempre e in libertà
8.  Gioca finché puoi e finché ti va. Inventa i tuoi giochi
9.  Fai domande impertinenti
10.  Se la scuola ti annoia, dillo! 
11.  Pretendi di organizzare il tuo tempo libero facendo quello che piace a te e non quello che piace ai tuoi genitori o agli insegnanti
12.  Pretendi di essere sempre informato su quello che ti riguarda
13.  Pretendi di essere lasciato fuori dalle beghe e dai problemi dei grandi
14.   Fai discorsi seri ma anche discorsi scemi: non c’è da vergognarsi
15.   Pretendi che i grandi mantengano sempre i loro impegni
16.  Pretendi che i grandi ti trattino da bambino e non da scemo
17.  Ricordati che i bambini possono insegnare un sacco di cose ai grandi
18.  Quando hai un’opinione , non rinunciare mai a dirla. Non sempre i grandi ne sanno più di te
19.  Pretendi di fare il bambino sempre e comunque
20.  Fai a meno dei grandi appena puoi

Vent - alogo degli adulti che amano i bambini  S normali

1.  Ricordati di quando eri bambino
2.  Pensa che i bambini sono forti e possono fare tutto
3.  Ricorda sempre ai bambini le loro potenzialità
4.  Chiedi obbedienza solo quando non puoi farne a meno
5.  Ricordati che i bambini non sono angeli: hanno un corpo e un sesso
6.  Non smettere di dare risposte ai bambini che ti fanno domande
7.  Rispetta i bambini senza condizioni e in reciproca libertà
8.  Se vedi i bambini giocare , gioca insieme a loro
9.  Non arrabbiarti se i bambini ti fanno domande impertinenti
10.  Fai una scuola interessante, intelligente e allegra
11.  Non pretendere di organizzare il tempo libero dei bambini
12.  Ricordati di tenere informati i bambini su ciò che li riguarda
13.  Non coinvolgere i bambini nei tuoi problemi
14.  Accetta dai bambini i discorsi seri ma anche le scemenze: starai meglio!
15.  Mantieni sempre gli impegni presi con i bambini
16.  Tratta i bambini da bambini, quindi niente buffetti sulle guance, niente vocette sceme, niente balle!
17.  Impara tutto quello che puoi dai bambini
18.  Ascolta sempre l’opinione dei bambini. Non sempre ne sanno meno  di te
19.  Accetta che i bambini siano bambini, sempre e comunque
20.  Non fare mai a meno dei bambini

Luisa Mattia
 
 

Giacomino n.3 del 15 novembre 1998

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