Giochiamo al dottore?
Giochiamo al dottore?
Quando i bambini scoprono il sesso
di Claudia Giannini
Il primo momento di disagio, nei genitori, può manifestarsi molto presto: quando un bel giorno ci si accorge che il proprio piccino, la propria piccina, approfittano del cambio del pannolino per giocare con i propri genitali. E lo fanno, i manigoldi, divertendocisi un sacco, come dimostrano con tutto un gioioso repertorio di gorgoglii, risate, gridolini.
A quel punto può accadere che la disorientata mammina, con qualche precipitazione, incarti di nuovo il pupo nel provvidenziale pannolino evitando di pensarci oltre. Ma ahimè: i pupi crescono ed è fatale – oltre che fortemente auspicabile – che scoprano, mano a mano, le indicibili piacevolezze legate non solo al succhiare il seno della mamma, non solo al sentirsi il pancino bello pieno, non solo all’avere il culetto pulito, ma anche all’esplorazione del proprio corpo. E poiché l’autoerotismo è una fase inevitabile e indispensabile della crescita di qualunque essere umano e una tappa essenziale per lo sviluppo di una sessualità adulta serena e felice, sarà necessario che i genitori imparino a gestire anche questo naturalissimo aspetto della crescita dei propri figli con naturalezza e senza tabù.
Il bambino si tocca? Benone. Il bambino non si tocca? Meno bene: chiediamoci, in questo caso, se non gli abbiamo comunicato, in qualche modo, che quelle cose lì non ci piacciono, oppure ci mettono a disagio, e in quel caso correggiamo la rotta. “La vera anomalia della masturbazione – avvertono gli psicologi – consiste nella sua soppressione”.
I giochi sessuali, oltretutto, aiutano i bambini a dominare gli stati d’ansia che si accompagnano alle varie fasi della crescita psicologica. E addirittura il temuto, demonizzato giocare “al dottore” o “a mamma e papà”, ha una precisa ed utile funzione esplorativa e non va represso. A patto, si capisce, che il gioco si svolga rigorosamente fra coetanei.
Vigilate, dunque, ma con estrema discrezione e con il più grande rispetto per una curiosità, quella verso il sesso, che non è né meno nobile, né meno lecita di qualunque altra curiosità di qualunque bambino intelligente e sano.
Ed è con il medesimo atteggiamento e con altrettanta serenità che dovranno essere affrontate le domande “difficili” dei più piccoli: come nascono i bambini, come sono nato io, perché i maschi e le femmine sono diversi. Domande che esigono risposte chiare, serene, ma senza eccessi di zelo: spiegate ai vostri bambini soltanto quello che vi hanno chiesto, evitando risposte tropo scientifiche, troppo lunghe, o che vadano al di là di ciò che vi ha chiesto.
Davanti alle manifestazioni di autoerotismo o alle domande difficili dei propri bambini, dunque, occorrerà in primo luogo non imbarazzarsi, o non dimostrarlo; essere espliciti, mai prolissi e non aver paura di usare i termini più appropriati; non delegare ad altri – scuola o estranei – il compito di affrontare gli argomenti più difficili; evitare le punizioni, ma controllare sempre con discrezione; aspettare che l’argomento venga affrontato dal bambino.