Il Messaggio del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano agli studenti e agli insegnanti in occasione dell’inaugurazione dell’anno scolastico

CERIMONIA DI APERTURA DELL’ANNO SCOLASTICO 2007-2008 

quirinale.jpgCom’ è ormai consuetudine, il 24 settembre 2007 si è svolta a Roma, nel Cortile d’onore del Palazzo del Quirinale, la Cerimonia di inaugurazione dell’anno scolastico.
Ad ascoltare il messaggio del Presidente della Repubblica ed il saluto del Ministro della Pubblica Istruzione c’ erano più di 2000 persone, tra alte Autorità dello Stato, operatori della scuola e studenti provenienti da tutta Italia.
I giovani partecipanti, segnalati dagli USR, hanno rappresentato le scuole che si sono particolarmente distinte nella realizzazione di progetti di significativo rilievo sui grandi temi della democrazia, dell’uguaglianza, della solidarietà e della legalità.

I progetti e le iniziative realizzate a livello locale sono state presentate nel corso della trasmissione “Tutti a scuola” condotta da Fabrizio Frizzi, che è andata in onda in diretta su Rai Uno dalle 17.00 alle 18.45.
Durante la Cerimonia, il Capo dello Stato Giorgio Napolitano e il Ministro Giuseppe Fioroni, dopo aver rivolto un messaggio augurale al mondo della scuola, quale sede privilegiata di crescita umana, civile e culturale delle giovani generazioni e fattore determinante per lo sviluppo del Paese, hanno premiato gli studenti che hanno conseguito un punteggio di cento alle prove degli esami di stato nell’anno scolastico 2006/2007, con l’attribuzione della lode da parte della commissione.
 

MESSAGGIO DEL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA GIORGIO NAPOLITANO
AGLI STUDENTI E AGLI INSEGNANTI IN OCCASIONE
DELL’INAUGURAZIONE DELL’ANNO SCOLASTICO

Care ragazze e cari ragazzi,a voi tutti, agli insegnanti e a quanti a qualsiasi titolo operano nella scuola, il mio più affettuoso augurio. Benvenuti qui al Quirinale, buon inizio di anno scolastico. E un augurio speciale ai più piccoli che per la prima volta sono entrati in una materna, in un asilo, in una scuola elementare.
Mi sento vicino non solo a voi studenti ma anche alle vostre famiglie, cui spetta il difficile compito di accompagnarvi nella crescita e nell’educazione, di indirizzarvi, di seguire da vicino il vostro impegno scolastico.

Di un caldo augurio la scuola italiana ha davvero bisogno : non può di certo riposare sugli allori.

Proprio in questi giorni, è stato presentato dai ministri dell’Economia e della Pubblica Istruzione il “Quaderno bianco sulla scuola“, uno studio di grande ampiezza e completezza che ci dice come l’Italia sia rimasta indietro per quantità e qualità dell’istruzione rispetto ai paesi più avanzati in Europa e nel mondo. [Molto più alta è da noi la percentuale dei giovani che abbandonano gli studi senza concluderli, senza conseguire un diploma di scuola secondaria superiore ; e più alta è anche la percentuale degli studenti che non raggiungono il livello richiesto per quel che riguarda la capacità di svolgere i compiti “necessari per vivere nella società” : innanzitutto nella matematica e nella padronanza del linguaggio.] E va aggiunto che la media nazionale, già insoddisfacente, nasconde gravissime differenze, profondi divari tra il Nord, dove la macchina dell’istruzione è molto più efficiente, il Centro e il Sud. Si registrano differenze nei risultati fra scuole e fra studenti, a danno dei giovani la cui condizione economica e sociale è meno favorevole.Tutto questo incide molto - bisogna esserne coscienti - sulle possibilità per ciascun giovane, quando diventa adulto, di godere dei diritti di cittadinanza, di esprimere le proprie potenzialità, di avanzare nella scala sociale, di rendere di più per sé e per la società.

E’ dunque essenziale che si lavori intensamente per elevare, e in tempi brevi, quantità e qualità dell’istruzione in Italia. E possiamo farcela, sono convinto che questa sia la vostra speranza, la vostra fiducia.

Il ministro Fioroni ha indicato le novità di quest’anno, le decisioni prese di recente dal governo, e ci ha spiegato come non abbia voluto stravolgere quel che era stato deciso in precedenza. In effetti, la scuola esige scelte di lungo periodo, tenacia e continuità nel perseguire gli obbiettivi fondamentali : non si può ricominciare tutto da capo ogni volta che cambia il governo.

Bisogna investire risorse, energie e capacità nell’istruzione. Bisogna premiare chi studia bene. Mi fa piacere accogliere oggi una rappresentanza dei ragazzi che hanno ottenuto il massimo dei voti, 100 e lode, alla maturità. E mi fa piacere rendere omaggio a chi insegna bene : con dedizione e con impegno culturale, anche a fronte di scarsi compensi.

E’ cruciale che la scuola riesca ad essere sempre più attraente come produttrice di apprendimento utile, a mostrarsi capace di fornire competenze che aiutino a crescere intellettualmente e a qualificarsi sotto il profilo lavorativo. La scuola deve sempre di più riuscirvi in tutte le regioni d’Italia così da aiutare le ragazze e i ragazzi che vengono dalle famiglie e dalle aree più svantaggiate : aiutarli a superare gli ostacoli che si oppongono alla piena realizzazione dei loro talenti e delle loro aspirazioni. Questa è la concezione del principio di uguaglianza affermata nella nostra Costituzione. Ed è fondamentale che la scuola venga percepita da tutti come il principale motore di uguaglianza.

Produrre competenze e ridurre disuguaglianze sono i compiti primari dell’istruzione pubblica, ed è bene che questi compiti siano svolti con estrema cura. Se si persegue questo obbiettivo, non si può trascurare la formazione scientifica, tecnica, linguistica. Un “bravo” quindi ai vincitori delle olimpiadi di matematica e dei Certamen di fisica e altre materie.

Ma la scuola non forma solo lavoratori, forma anche persone. Ed è un vanto della scuola italiana avere studenti che sanno di storia, di letteratura e di arte. Guardo quindi con favore anche alla decisione di cominciare a introdurre nelle scuole l’educazione e la pratica musicale. Il modo di stare al mondo di questi giovani sarà più ricco ed aperto.

E’ ancora più importante che la scuola formi cittadini. Perciò in occasione dell’apertura dell’anno scolastico abbiamo voluto conferire due medaglie d’oro al Merito civile e al Valore civile ad un’insegnante e ad uno studente che si sono distinti per la loro abnegazione. E’ cruciale che la scuola sappia promuovere la condivisione di valori fondamentali, che addestri al dialogo civile e religioso, che insegni a non discriminare e che trasmetta il rispetto della legalità. Oggi che il nostro paese accoglie con l’immigrazione nuove culture, talora portatrici di valori diversi, c’è bisogno di un bagaglio minimo di valori condivisi, che la scuola può contribuire a costruire. Sia dunque benvenuto l’impegno di diffondere nelle scuole la “Carta dei valori della cittadinanza e dell’integrazione” promossa dal Ministro Amato. E si dia merito, oggi qui, ai vincitori del concorso “La Costituzione vista dai giovani”.

Nelle scuole che accolgono, sempre di più, grandi numeri di studenti stranieri, occorre mettere in campo misure tali da facilitarne l’avvicinamento alla nostra lingua e al nostro sistema d’istruzione. Per la scuola questa è una difficile sfida. Dobbiamo aiutarla a trasformare questa sfida in uno stimolo a crescere. Sia di esempio la scuola multiculturale di Roma qui presente.

L’anno scolastico 2006-2007 ha registrato purtroppo - e ce lo ha già ricordato il Ministro Fioroni - non solo impegno e buone pratiche. Sotto il profilo della disciplina e del decoro, è stato un anno difficile : per i troppi fenomeni di bullismo e di stupida volgarità, di violenza e prevaricazione nei confronti dei più deboli. Sono comportamenti in profondo contrasto con una cultura democratica. Dobbiamo in fretta voltare pagina, contando non solo sulle opportune misure disciplinari recentemente introdotte, ma anche sulle energie e sull’impegno degli studenti, degli insegnanti e dei genitori per contrastare un simile degrado morale.

Non è retorico concludere ricordando che nella scuola è responsabilità comune lavorare seriamente, rispettare se stessi, la propria dignità e quella degli altri, praticare obbedienza alle leggi dello Stato, mostrare senso del decoro e del limite. Ma non può forse aiutare tutti, in questo sforzo da compiere nella nostra scuola, l’esempio che dovrebbe venire dai vertici della politica e delle istituzioni? Ebbene, è a ciò che tende, care ragazze e cari ragazzi, cari insegnanti e operatori della scuola, qualche appello scomodo del Presidente della Repubblica.

Intervento del ministro della Pubblica Istruzione
Giuseppe Fioroni

Signor Presidente,prima di tutto grazie per averci dato l’opportunità anche quest’anno di aprire insieme a Lei, e in questa casa, l’anno scolastico. Grazie poi agli insegnanti e a tutto il personale della scuola: tra mille difficoltà ogni giorno garantiscono il diritto ad educare istruendo i nostri figli. Grazie alle famiglie, senza le quali nessuna azione educativa è destinata al successo.

E a voi, studentesse e studenti, un bentornati a scuola. La troverete con alcuni cambiamenti, forse un po’ più difficile, seria. Certamente più esigente sia sul piano del comportamento che su quello dello studio. Ma, credetemi, questa è l’unica strada per aiutarvi a mettere radici profonde oggi per poter aprire le ali e volare domani, nella costruzione del vostro futuro.

Non ho voluto fare grandi riforme che stravolgessero ancora una volta le vostre giornate e il nostro sistema di istruzione: ho voluto riconsegnare la scuola al buon senso e alla saggezza di tutti, in primo luogo degli insegnanti, impegnandomi a sostenerli concretamente, fornendo loro quelle certezze che permettono di lavorare con serenità e che certo non vanno d’accordo con la parola “precarietà�?.

Si apre un anno-cantiere per tutti quelli che amano e lavorano nella scuola. Un cantiere che con le nuove Indicazioni per il curricolo di infanzia e primo ciclo avvia i lavori, come nella costruzione di una casa, dalle fondamenta. Sottolineare che i nostri studenti devono imparare bene l’italiano, la matematica, la storia e la geografia non significa affatto negare l’importanza di materie come l’inglese o l’informatica.
Inoltre abbiamo voluto destinare risorse all’apertura delle scuole il pomeriggio anche per far sviluppare laboratori musicali, scientifici e per approfondire lo studio di Dante.
Tutto questo significa semplicemente stabilire una priorità, concentrando gli sforzi perché queste basi di cultura e conoscenza siano acquisite prima che sia troppo tardi, perché la scuola sappia far rintracciare a ogni studente il senso di quello che fa e di quello che è.

La scuola italiana vuole dare pari opportunità a tutti: questo non significa livellare verso il basso ma anzi stimolare ciascuno a dare il meglio. E’ in questa direzione che va vinta la sfida dell’integrazione dei figli dell’immigrazione. Non servono proclami: serve quel lavoro quotidiano nelle aule che può vincere le diffidenze e le differenze. Un lavoro che aiuti ad acquisire prima di tutto la padronanza della lingua italiana e quegli strumenti culturali e professionali con i quali costruire il proprio futuro dentro il nostro Paese. Perché, come scriveva Don Milani, “io sono sicuro che la differenza fra il mio figliolo e il vostro non è nella quantità né nella qualità del tesoro chiuso dentro la mente e il cuore ma in qualcosa che è sulla soglia fra il dentro e il fuori, anzi è la soglia stessa: la Parola�?.

Il cemento di questa casa in costruzione si chiama serietà: a questo principio si ispira la riforma dell’esame di Stato, con il ripristino del giudizio di ammissione e di metà dei commissari esterni e con l’obbligo di saldare i debiti contratti negli anni precedenti. Apprezzare il lavoro che fate, care ragazze e ragazzi, significa valorizzare il merito e garantire a tutti la possibilità di potersi rimettere in pari. Per questo ho voluto anche predisporre norme e risorse perché le scuole assicurino lo svolgimento dei corsi di recupero e perché la carriera scolastica abbia un valore per l’ammissione all’Università e per premiare le eccellenze anche con incentivi economici.

Vogliamo che voi ragazzi disponiate dei mezzi per costruire la vostra vita e che possiate essere strumento di innovazione ma anche custodi dei valori su cui si fonda la nostra Costituzione, primo fra tutti il rispetto della legalità che è prioritariamente rispetto della dignità della persona.

Le modifiche apportate al regolamento delle Studentesse e degli Studenti, con l’inasprimento di alcune sanzioni disciplinari, hanno questo scopo: ricordare a tutti che, a scuola come in ogni luogo, non è accettabile e non è tollerabile nessuna forma di violenza, nessun atto che leda la dignità della persona.

E’ inaccettabile giustificare una situazione nella quale le vittime di aggressioni e violenze dovevano cambiare istituto mentre gli aggressori restavano pressoché indisturbati. Proprio perché la scuola è il luogo dell’educazione non è consentito a nessuno immaginare di farne una sorta di porto franco dell’assunzione di responsabilità. Una scuola più seria e rigorosa garantisce tutti: dovreste essere voi i primi a pretenderla e a reclamarla.

Educare alla responsabilità, dunque. Ho letto in questi giorni, a proposito della vicenda dei test universitari, la dichiarazione di uno studente coinvolto nell’inchiesta che concludeva dicendo: “si, forse ho imbrogliato anch’io ma così fanno tutti, bisogna farsi furbi�?. Se sostituiamo la furbizia alle capacità e le scorciatoie all’impegno, se di fronte a un ostacolo pensiamo solo al modo di aggirarlo e mai di superarlo non ne esce sconfitta solo la legalità: ne usciamo sconfitti tutti.

La nostra è anche una scuola dell’accoglienza. Sono pochi i Paesi in cui si attua come da noi una politica seria per l’integrazione dei diversamente abili. Occorre però che la scuola non sia lasciata sola in questo compito caricando tutte le responsabilità sull’insegnante di sostegno. E’ necessario un patto tra le diverse istituzioni, la scuola, la famiglia, per creare condizioni che diano a tutti pari opportunità.

La scuola italiana per essere veramente di tutti deve essere di qualità, una scuola per voi, per aiutarvi a conoscere, a sapere, a crescere come donne e uomini, come cittadini consapevoli delle proprie potenzialità. Una scuola così è l’unico investimento certo per il futuro: il mondo, che si è sempre diviso tra chi ha e chi non ha, si dividerà sempre di più tra chi sa e chi non sa.

È questo il motivo per cui abbiamo introdotto il nuovo obbligo di istruzione a 16 anni: l’obiettivo non è far fare a tutti lo stesso percorso ma far sì che tutti acquisiscano quei saperi e quelle competenze essenziali per conseguire un diploma o una qualifica professionale. Per questo abbiamo ripristinato gli istituti tecnici e professionali, abbiamo valorizzato quei percorsi di formazione che possano incrociare le diverse attitudini dei ragazzi aiutando ciascuno a trovare la propria strada. Il problema non è stare tante ore a scuola: bisogna starci diversamente, desiderando imparare. Nessuno può farlo al vostro posto.

Conto su di voi e come Ministro non farò mancare il mio impegno perché la scuola diventi sempre più capace di accogliere e accompagnare ognuno nel percorso di formazione che sta compiendo.

Nonostante le difficoltà che ogni giorno abbiamo davanti io mi ostino a credere, anzi ne sono sicuro, che ce la faremo. Ce la faremo perché lo vogliamo e perché non possiamo rinunciare a essere donne e uomini liberi e forti.

Buon anno scolastico a tutti

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