Fratello di latte
Fratello di latte
Di Benedetta de Vito
Leonardo non è solo: Leonardo, il mio unico bimbo di undici mesi, a Roma o chissà dove, ha dei fratellini di latte. Forse non ne incontrerà mai nessuno, d’accordo, ma è bello sapere che in giro per il mondo dei bimbetti meno fortunati di lui, magari nati prematuri, o con malformazioni cardiache o intestinali, sono cresciuti, protetti dal calduccio del loro cubicolo pieno di tubi e tubicini, anche grazie al mio latte. Al suo latte. Che poi per quei piccini è più che un nutrimento, è un farmaco. Se questo piccolo–grande miracolo è stato possibile lo devo alla Banca del latte umano dell’Ospedale pediatrico Bambino Gesù, nata nel 1989, grazie all’impegno della dottoressa Maria Amalia Ambruzzi. Per me è stato un incontro casuale, tre minuti di servizio sul Tg2, un numero di telefono preso al volo, con Leonardo tra le braccia, ed eccomi “donatrice” di latte. Prego, “mucca Carolina diplomata”, come mi chiama mio marito, che se la ride ma io so che è fiero di quel diploma color carta da zucchero che mi incorona balia del nuovo millennio per “l’alto contributo umano offerto come donatrice del proprio latte a favore dei piccoli malati”.
Tutto inizia con delle analisi (una passeggiata per le neomamme, abituate a ben altro!) poi comincia l’avventura fatta di fatica e di allegria, tra le poppate e le “mungiture”. Un po’ a Leonardo e un po’ agli altri bimbi. Naturalmente, come ogni banca che si rispetti, anche quella del latte umano è ben organizzata. Tutti i lunedì mattina – puntuale come il levar del sole – arriva la telefonata della gentile signorina Luciana Dell’Uomo, dietista dell’Ospedale: ” Signora, ha latte per noi?” Per rispondere sì occorre averne raccolto (negli appositi biberon sterilizzati, forniti dal Bambin Gesù) almeno 700 Cc. Il che significa 100 Cc al giorno. Non poco. Almeno per me che, spesso, ho saltato un turno (o anche due). Ma la signorina mi rassicurava così: “Pensi che un bimbo prematuro non prende più di 50 Cc al giorno!”. Insomma si va avanti volentieri. La voce squillante della Dell’Uomo conclude:” Ci sentiamo lunedì prossimo, non si preoccupi!” Oppure, se il latte c’è:” Allora le mando il pony, mercoledì mattina. Dalle 9 alle 12, mi raccomando, si faccia trovare in casa”.
Prima di riagganciare giunge l’altra domanda da copione: “Quanti biberon le faccio avere, signora?”
“Faccia sette” che mi bastano per un po’, penso tra me e me, mentre Leonardo, sulla sdraietta, sorride con gli angeli. Nel frattempo, in freezer, schierati come soldatini, sono già belli e pronti i biberon che dovrò consegnare. Tutti quanti sono etichettati da me: nome, cognome, quantità del latte, giorno di mungitura. Al mercoledì mattina, suona il citofono ed ecco il ragazzo del pony di turno, sorridente sempre. Porta con sé un thermos da pic-nic che si apre per inghiottire i miei diafani “soldatini” e rifornire dei sette biberon richiesti. Così si ricomincia, mentre Leonardo, ignaro e felice, guarda impudente il fattorino con quei suoi grandi occhi di bimbo ed io penso ad altri occhi, ad altri bimbi, ai fratellini di latte del mio bambino.
Se volete diventare donatrici – e siete davvero benvenute – ecco i numeri di telefono per contattare Luciana Dell’Uomo, dietista (anche del Lattario): 0668592246 oppure 06-68592358.