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Archivio di 12/1998
i transgenici
Tuesday, 29/12/1998
Tutto quello che c’è da sapere sui prodotti transgenici
di Patrizia MencaraniChe cosa è una pianta transgenica ?
E’ una pianta da cui è stato estratto un gene, manipolando così il suo patrimonio genetico tale da conferirle nuove proprietà come la tolleranza agli erbicidi, la capacità di produrre una tossina che uccide gli insetti nocivi per la pianta, la caratteristica di ritardare il processo di maturazione per migliorare la possibilità di conservazione.
C’è pure, però, chi chiede cautela nel lanciare sul mercato internazionale prodotti modificati geneticamente ancora troppo poco conosciuti.
Secondo Hiltrud Breyer, membro del gruppo Verde al Parlamento europeo, che ha scritto “I geni del male” dati e riflessioni sull’ingegneria genetica “se gli alimenti di cui ci cibiamo provengono da un laboratorio genetico è ovvio che hanno perduto del tutto la loro genuinità, poiché una farina di mais ibridizzato o un pomodoro transgenico hanno delle caratteristiche non naturali , ma semplicemente programmate in laboratorio e prodotte con modificazioni genetiche . Inoltre, con queste nuove tecniche le sostanze alimentari di cui l’organismo umano necessita non vengono più assunte nella loro combinazione naturale, bensì isolate l’una dall’altra, manipolate , consumate come tessere di un’improbabile mosaico. I pericoli che queste tecniche comportano per il nostro fisico sono ancora tutte da dimostrare, ma in ogni caso i diversi problemi ancora aperti non lasciano presagire nulla di buono. Già oggi, infatti, si riscontrano effetti collaterali legati soprattutto alla tossicità , all’insorgenza di allergie, all’azione cancerogena di talune sostanze, all’alterazione dei valori nutrizionali e a diversi disturbi della digestione”.
Quali le piante transgeniche in Italia?
L’Italia è la seconda, dopo la Francia, per la sperimentazione delle piante geneticamente modificate. Da soli i due paesi coprono circa il 50% delle sperimentazioni europee. In particolare, la Francia ha richiesto 392 autorizzazioni (il 31%), mentre l’Italia 206 (16,3%). Nella classifica europea di apertura ai vegetali transgenici, resa nota dalla Monsanto, una delle aziende leader del settore, al terzo posto c’è la Gran Bretagna con 167 domande (13,2%), Austria e Irlanda sono, invece, le nazioni che hanno fatto domanda per meno autorizzazioni, rispettivamente 3 e 4.
In Italia, sono 16 le piante che dal 1992 sono state autorizzate alla sperimentazione in campo. Soprattutto si tratta di mais, resistente agli insetti, a virus e diserbanti, pomodoro, resistente a virus, insetti e funghi, a ritardata marcescenza e tollerante della siccità e super bietola. Decisamente inferiori le sperimentazioni per la super-soia, sotto accusa per arrivare sotto forma di lecitina in dolci e merendine. Sperimentazioni sono state avviate anche per molti ingredienti della nostra cucina, come cicoria, melanzane, fragole, ecc.
Sono oltre 200 , attualmente, le aziende che in Italia si sono specializzate nello sfruttamento delle biotecnologie con un giro d’affari di 1.300 miliardi di lire.
Secondo alcuni scienziati, però, i campi di culture geneticamente modificate rappresentano un pericolo per la dispersione a largo raggio del polline di piante trattate che potrebbe ‘contaminare’ i semi tradizionali. Numerosi paesi europei hanno intrapreso azioni ufficiali in questo senso. In Inghilterra e in Danimarca vi è una sospensione della sperimentazione. In Francia, gran parte dell’ultimo raccolto di mais è stato ‘segregato’ , ovvero, separato per evitare rischi di contatto con quello non geneticamente manipolato.
E’ l’Emilia Romagna la regione italiana a più alta concentrazione di sperimentazione con i transgenici in agricoltura.
I controlli sul rispetto delle regole sono affidati al ministero della Sanità. In particolare i campi biotecnologici dovrebbero essere separati di 200 metri dalle normali colture. Ma secondo un’indagine condotta dal mensile il Salvagente, questo non avviene quasi mai.
La direttiva europea
Dopo una maratona negoziale durata due giorni, lo scorso 25 giugno i ministri dell’Ambiente dei 15 paesi della Ue hanno adottato un nuovo progetto di direttiva sui prodotti transgenici, i cosittetti Ogm. Undici paesi Ue si sono pronunciati inoltre in due documenti per una ‘pausa’ nell’introduzione sul mercato di nuovi organismi geneticamente modificati.
Solo Regno Unito, Irlanda, Spagna e Portogallo non hanno firmato i due documenti. Il progetto di nuova direttiva Ue - che ora passa all’esame dell’Europarlamento - prevede, in particolare, l’obbligo di indicare la presenza degli Ogm sulle etichette dei prodotti, una valutazione più severa dei possibili rischi per la salute o l’ambiente prima dell’autorizzazione di commercializzazione e la ricostruzione del percorso dell’Ogm fino al piatto dei consumatori.
Più severa e vincolante rispetto a quella del 1992, è stata approvata con l’astensione dell’Italia, della Grecia e della Francia che avrebbero voluto, invece, una moratoria, ovvero una sospensione completa del commercio dei transgenici, fino alla entrata in vigore della stessa normativa, prevista nel 2001.
No del governo ai ‘poppanti transgenici’’
Per lattanti e bambini fino ai tre anni di età niente pappe geneticamente modificate. Lo ha deciso un Dpr (128/1999) che ha riscritto la disciplina degli alimenti per l’infanzia , latte escluso.
Sulle confezioni deve essere indicata l’età a partire dalla quale il prodotto può essere modificato, ma in nessun caso sotto i quattro mesi.
Deve essere indicata anche la presenza o assenza di glutine, se il prodotto è consigliato, a partire da un’età inferiore ai sei mesi, oltre a una dettagliata etichettatura nutrizionale.
Prescrizioni ancora più dettagliate riguardano la composizione per gli alimenti dell’infanzia, che sono stati suddivisi in quelli a base di cereali e negli altri, principalmente a base di cibi proteici.
Nei succhi di frutta o di verdura, per esempio, devono esserci almeno 25 milligrammi di vitamina C per ogni 100 grammi di prodotto e almeno 100 microgrammi di vitamina A per ogni 100 calorie.
Il commercio dei prodotti non conformi alle nuove norme è consentito fino al 27 agosto, oppure fino a 31 dicembre, secondo il grado di non conformità.
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la “scuola della gioia” a Sarajevo
Tuesday, 29/12/1998
La “Scuola della Gioia” a Sarajevo
L’associazione culturale per l’ecologia e la solidarietà “L’isola di Peter Pan” sta promuovendo ed organizzando - in collaborazione con l’associazione “Sprofondo” di Sarajevo - un progetto di sostegno ai bambini del Kosovo. Si chiamerà “Scuola della Gioia” e sarà una grande ludoteca che accoglierà circa mille bambini. Per relizzare questo progetto occorrono sedie, tavoli, tessuti, colori, posate di plastica, carta, vestiti. Si tratta di un’iniziativa di facile attuazione che si basa sul lavoro creativo e di gioco che i volontari offriranno ai bambini. Il tutto si svolgerà in un ex convento francescano, restaurato in parte dall’associazione “Sprofondo”.
Nel giardino verranno collocati tendoni, un campo di calcio, e all’interno dell’edificio verranno attrezzate alcune sale per laboratori creativi. Chi vuole partecipare come volontario e partire per Sarajevo, può contattare l’associazione “Isola di Peter Pan” al numero telefonico 06 4457519 oppure 0347 8773731, oppure scrivendo all’indirizzo internet peterpan@peter_pan.org.
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gli italiani non sanno nuotare
Tuesday, 29/12/1998
GLI ITALIANI NON SANNO NUOTARERiescono a restare a galla, è vero, ma non sanno nuotare. E’ così per il 33% degli italiani che - secondo un’idagine della SWG commissionata dalla Confesercenti - non prendono confidenza con l’acqua perchè spaventati da alghe e inquinamento (42%), dai motoscafi (18%), dal mare mosso e dell’acqua alta (24%), e dagli squali (12,6%).
Nonostante questi timori però, gli italiani continuano a preferire il mare (67%), e soprattutto le coste italiane (53,5%) Solo il 26,2% preferisce andare in Grecia o in Spagna, Francia, Tunisia e Turchia.
Mare nostrum, famiglia al seguito (51%) e amici fidati (27%) per le vacanze estive di fine secolo, per le quali si cercano buoni alberghi e buoni ristoranti e si ridimensiona la caccia al divertimento.
L’italiano appare così: tranquillo, tutto mare e famiglia, cosciente dei problemi ambientali e della necessità di intervenire a salvaguardia di quel grande patrimonio costituito da 7.500 chilometri di costa del nostro Paese, 3.700 di spiagge, di cui ben 1.500 Km. in stato di erosione.
E le italiane, cosa ne pensano?
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lA FAMIGLIA ITALIANA: FIGLIO UNICO PER GENITORE UNICO
Tuesday, 29/12/1998
La famiglia italiana: figlio unico per genitore unicoUn genitore e un figlio. Questa è la famiglia italiana dalla quale sembrano essere scomparsi non solo mamma e papà, ma anche nonni, zii e cugini. E’ quanto emerge dal rapporto annuale dell’Istat: i nuclei familiari composti da persone sole (il 21,3% del totale) o da coppie senza figli (il 19,6%) sono passati dal 38,4% al 42,4%. E, anche quando il bambino c’e', e’ sempre piu’ spesso figlio unico: il 26,7% deibambini tra 0 e 13 anni non ha fratelli o sorelle, mentre il 52,5% ne ha solo uno.
Perchè una famiglia cosi’ ristretta? Secondo l’Istat le ragioni sono da ricercare nella tendenza a posticipare la nascita del primo figlio a dopo i 28 anni.
I figli unici, comunque, frequentano piu’ spesso gli amici, vanno di più all’asilo nido o alla scuola materna, frequentano corsi extra-scolastici. A fronte di un solo figlio c’e’ spesso anche solo un genitore: e’ cosi’ per il 5,3% dei bambini italiani tra 0 e 13 anni che - nell’84% dei casi - vive solo con la madre.
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Mal d’auto? Ecco alcuni rimedi
Tuesday, 29/12/1998
Mal d’auto? Ecco alcuni rimediIl viaggio per le vacanze può trasformarsi in un incubo per quei bambini (e per i loro genitori) che soffrono il mal d’auto. Questo fastidioso disturbo colpisce soprattutto i più piccoli,dai 2 ai 12 anni, più raramente, invece, i neonati.
Niente di grave, ovviamente. Ma per chi ne soffre è davvero spiacevole perchè anche un tragitto di pochi chilometri può trasformarsi in una piccola odissea, con la necessità di fare continue soste per rincuorare e riossigenare il piccolo passeggero.
Sudorazione fredda, pallore, spossatezza, nausea e vomito sono i sintomi di quello che - in terimi medici - si chiama “CHINETOSI”
Fattori scatenanti sono i movimenti: oscillazioni, curve, frenate. Più semplicemente tutto ciò che sottopone l’organismio a sollecitazioni irregolari.
Stimolazioni continue e contrastanti che il cervello non è in grado di smaltire ed al quale reagisce con nausea e vomito.
Il disturbo può essere influenzato anche da fattori psicologici, tant’è che a volte - distraendo il bambino con canzoni e storielle - il problema non si presenta.
Rimedi, in commercio, ce ne sono molti, disponobili anche in dosi pediatriche. Le compresse - da prendere mezz’ora prima della partenza - vanno per la maggiore, anche se danno sonnolenza. Per i più grandicelli sono disponobili farmaci sotto forma di gomme da masticare o di cerotti da mettere dietro le orecchie. Un rimedio omeopatico, invece, consiste nell’assumere un preparato di PETROLEUM, TABACUM, E COCCULUS in granuli, un’ora prima della partenza.
Comunque, quando ci si mette in viaggio con i bambini, i medici consigliano sempre di non far partire i bambini a digiuno( meglio uno spuntino con fette biscottate o grissini); non farli bere troppo prima della partenza; scegliere di viaggiare durante le ore notture per favorire il sonno; areare l’auto; fare ogni tanto una tappa; far succhiare ai bambini una fetta di limone ai primi sintomi di mal d’auto. |
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ANSA-UNICEF: ISTAT, IN ITALIA 2,5 MLN DI FAMIGLIE POVERE
Tuesday, 29/12/1998
ANSA-UNICEF: ISTAT, IN ITALIA 2,5 MLN DI FAMIGLIE POVERE
(ANSA) - ROMA, 31 MAG - Le famiglie piu’ povere? In oltre 5
casi su 10 (53,4%) sono quelle dei pensionati. La poverta’,
studiata per la prima volta dall’Istat per tipologie familiari,
conferma che nel ‘98 quella relativa (misurata sui consumi medi
per due persone sulla soglia di un milione 476mila lire mensili)
riguarda in Italia l’11,8% dei nuclei (nel ‘97 era il 12%),
circa 2.558.000 famiglie per complessive 7.423.000 persone.
Le famiglie dove e’ piu’ frequente la poverta’ sono quelle nelle
quali l’unica fonte di reddito e’ la pensione (39,7%) o nella
coppia con piu’ di 64 anni e con basso titolo di studio; oppure
la coppia di genitori in pensione con figli adulti a carico.
Segue la famiglia dei ‘pensionati piu’ anziani’ (13,7%) composta
da anziani soli.
Quando è difficile far quadrare i conti
L’affitto, le bollette, la spesa e, li dove ci sono i figli, spese per i vestiti e per la scuola, le attività sportive ecc. ecc.
Quante famiglie, in Italia, fanno i salti mortali per far quadrare i conti a fine mese!
Secondo un’indagine dell’Istat, L’11,8% delle famiglie italiane vive con un milione e mezzo al mese
Secondo un’Indagine dell’Istat nel ‘98 circa 2.558.000 famiglie (l’11, 8 % dei nuclei) hanno vissuto con un reddito non superiore ad un milione e mezzo.
Il 14,5% che hanno due figli ed un unico reddito da lavoro (14,5%) Altre famiglie povere sono i cosiddetti
‘working poor’ (14,5%), ossia chi ha un unico reddito da lavoro
e due figli; il capofamiglia ha la scuola dell’obbligo, e’
operaio o impiegato. Seguono le famiglie numerose del Sud
(10,5%) con 3 o piu’ figli ed un genitore occupato; le coppie
monoreddito con un figlio minore (8,7%); gli ‘appena poveri’
(9,7) dove c’e’ un figlio e lavora un genitore (sono di solito
coppie giovani). Infine, gli adulti disoccupati del Sud (3,3%);
1/4 di queste famiglie non percepisce alcun reddito ma oltre il
40% ha l’auto. Disoccupazione, nascita di figli, insorgere di
gravi malattie, decesso di un familiare sono gli eventi che
condizionano fortemente - rileva l’Istat - la poverta’.(ANSA).
RED
31/05/2000 00:26
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VIETARE I COMBATTIMENTI TRA ANIMALI
Tuesday, 29/12/1998
VIETARE I COMBATTIMENTI TRA ANIMALI:
QUESTA LA PROPOSTA DI LEGGE DEI RAGAZZI DEPUTATI PER UN GIORNO
Un coro di sì per vietare i combattimenti tra animali. E’ stata questa la proposta di legge piu’ votata dagli oltre 500 ragazzi delle scuole superiori italiane che hanno partecipato alla quarta edizione dell’iniziativa della Camera ‘Ragazzi in aula’.
La proposta - presentata dall’Istituto professionale
‘Nicolo’ Gallo’ di Agrigento - ha raccolto 448 si’ e seguirà ora il
normale iter parlamentare di una vera ‘’proposta di legge'’.
Ma quali erano le altre proposte?
Istituire un fondo nazionale per l’assistenza alle
madri minorenni, che ha raccolto 332 consensi.
Dare ai graffitari degli spazi sui quali esprimere liberamente la propria arte (314 sì).
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Giochiamo al dottore?
Tuesday, 29/12/1998
Giochiamo al dottore?
Quando i bambini scoprono il sesso
di Claudia Giannini
Il primo momento di disagio, nei genitori, può manifestarsi molto presto: quando un bel giorno ci si accorge che il proprio piccino, la propria piccina, approfittano del cambio del pannolino per giocare con i propri genitali. E lo fanno, i manigoldi, divertendocisi un sacco, come dimostrano con tutto un gioioso repertorio di gorgoglii, risate, gridolini.
A quel punto può accadere che la disorientata mammina, con qualche precipitazione, incarti di nuovo il pupo nel provvidenziale pannolino evitando di pensarci oltre. Ma ahimè: i pupi crescono ed è fatale – oltre che fortemente auspicabile – che scoprano, mano a mano, le indicibili piacevolezze legate non solo al succhiare il seno della mamma, non solo al sentirsi il pancino bello pieno, non solo all’avere il culetto pulito, ma anche all’esplorazione del proprio corpo. E poiché l’autoerotismo è una fase inevitabile e indispensabile della crescita di qualunque essere umano e una tappa essenziale per lo sviluppo di una sessualità adulta serena e felice, sarà necessario che i genitori imparino a gestire anche questo naturalissimo aspetto della crescita dei propri figli con naturalezza e senza tabù.
Il bambino si tocca? Benone. Il bambino non si tocca? Meno bene: chiediamoci, in questo caso, se non gli abbiamo comunicato, in qualche modo, che quelle cose lì non ci piacciono, oppure ci mettono a disagio, e in quel caso correggiamo la rotta. “La vera anomalia della masturbazione – avvertono gli psicologi – consiste nella sua soppressione”.
I giochi sessuali, oltretutto, aiutano i bambini a dominare gli stati d’ansia che si accompagnano alle varie fasi della crescita psicologica. E addirittura il temuto, demonizzato giocare “al dottore” o “a mamma e papà”, ha una precisa ed utile funzione esplorativa e non va represso. A patto, si capisce, che il gioco si svolga rigorosamente fra coetanei.
Vigilate, dunque, ma con estrema discrezione e con il più grande rispetto per una curiosità, quella verso il sesso, che non è né meno nobile, né meno lecita di qualunque altra curiosità di qualunque bambino intelligente e sano.
Ed è con il medesimo atteggiamento e con altrettanta serenità che dovranno essere affrontate le domande “difficili” dei più piccoli: come nascono i bambini, come sono nato io, perché i maschi e le femmine sono diversi. Domande che esigono risposte chiare, serene, ma senza eccessi di zelo: spiegate ai vostri bambini soltanto quello che vi hanno chiesto, evitando risposte tropo scientifiche, troppo lunghe, o che vadano al di là di ciò che vi ha chiesto.
Davanti alle manifestazioni di autoerotismo o alle domande difficili dei propri bambini, dunque, occorrerà in primo luogo non imbarazzarsi, o non dimostrarlo; essere espliciti, mai prolissi e non aver paura di usare i termini più appropriati; non delegare ad altri – scuola o estranei – il compito di affrontare gli argomenti più difficili; evitare le punizioni, ma controllare sempre con discrezione; aspettare che l’argomento venga affrontato dal bambino.
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Piccoli, piccolissimi, anzi poliglotti
Tuesday, 29/12/1998
Piccoli, piccolissimi, anzi poliglotti
Marcello Bernardi, pediatra e autore di manuali (salvavita per genitori alle prime armi) afferma che i bambini, sin da piccolissimi, possono imparare una, due, tre lingue. E farlo come scarabocchiano sulle pareti della casa. Franca D’Amico, terapista logopedista all’Ospedale Bambin Gesù, è quasi d’accordo. Quasi però, perché ritiene che ogni bimbo sia un caso a sé e che, quindi, bisogna regolarsi di conseguenza.
- “A che età è preferibile insegnare a un bimbo una lingua straniera?”
Non ci sono regole. Anche subito, se il bambino non presenta ritardi di linguaggio.
Di solito i bambini, verso i 6-10 mesi, cominciano a praticare la lallazione che manda in estasi genitori e nonni, a un anno circa imparano a dire le prime paroline e a diciotto mesi a fare qualche combinazione di parole. Se, dunque, lo sviluppo linguistico del vostro bambino è normale, potete tranquillamente inserire l’inglese, il francese, il tedesco, lo spagnolo. Altrimenti, occorrono prudenza e cautela onde evitare confusioni e problemi. Comunque (e la sento che ridacchia, n.d.r.) è meglio cominciare con la lingua straniera prima dei tre anni. Almeno per chi, non essendo bilingue, è costretto ad assumere una baby sitter straniera.
Il perchè è molto poco scientifico, da mamma più che altro: i bambini più grandicelli tendono a non dare retta alle signorine e loro, le ragazze, fanno presto ad imparare l’italiano…
- “Nel caso di matrimoni misti, ad esempio mamma italiana e papà tedesco, come consiglierebbe di comportarsi?
“Noi consigliamo a ciascun genitore di parlare la sua lingua madre. O comunque una lingua che venga loro naturale e spontanea. Il bambino capisce bene la differenza tra una lingua appresa e una che è dentro di noi.
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“Arimamo” i bambini contro i pedofili
Tuesday, 29/12/1998
“Armiamo” i bambini contro i pedofilidi Claudia Giannini
L’infanzia violata non è necessariamente altrove. La pedofilia è un orrore che non abita soltanto su Internet o in ambienti degradati. E’ un mostro davanti al quale, a meno di non voler fare il suo gioco, non è consentito chiudere gli occhi. Le brutte storie che si leggono sui giornali non sono sempre e soltanto le storie degli altri. Potrebbe accadere anche in casa nostra. Anche a noi. Anche al nostro bambino. E’ dunque compito nostro - di genitori, insegnanti, educatori - proteggere i nostri bambini, renderli forti, invulnerabili e metterli in grado di essere loro, semmai, a spaventare l’uomo nero.
Questo insegna a fare “Per il loro sorriso, le nostre parole per difendere i bambini dalla pedofilia”, un opuscolo realizzato dal Telefono rosa, che lo distribuisce gratuitamente presso la sua sede, in viale Mazzini, 73, tel. 06/37518261- 62- 82, fax 06/37518289.
Un opuscolo prezioso, che aiuta a capire meglio tante cose: dove si annida il pericolo, quali sono i campanelli d’allarme, quali sono i piccoli più a rischio, quali sono i comportamenti da tenere perché non accada, quali sono quelli da adottare se, per disgrazia, fosse accaduto.
Occorre capire, ad esempio, che non basta proteggere i nostri bambini dagli estranei, perché non necessariamente il pedofilo è il maniaco che si nasconde dietro i cespugli del parco o il tipo losco che offre caramelle ai bambini che escono da scuola.
La maggior parte delle volte il mostro ha invece le fattezze gentili del vicino di casa, quelle simpatiche dell’amico di famiglia, quelle familiari dello zio, quelle insospettabili del padre del compagnetto, quelle protettive del bidello della scuola, quelle inconcepibili della baby-sitter. Addirittura quelle, impossibili, del papà o del fratello maggiore.
Bisognerà dunque, sì, insegnare ai nostri bambini a guardarsi dagli sconosciuti, ma bisognerà, soprattutto, instaurare con loro un dialogo aperto e sereno, dare loro la certezza che saranno ascoltati, e capiti, qualunque cosa vorranno dirci. Anche le cose più indicibili, le più difficili da ascoltare, le più difficili da credere e da affrontare. Abituiamoli a parlare di tutto, a chiamare le cose con il loro nome, ad esprimere, sugli adulti, giudizi franchi, con la certezza che non saranno censurati o zittiti con un: “Come ti permetti?”.
Ma, ancora una volta, tutto parte in primo luogo all’amore. Perché il pedofilo a volte minaccia, ma altre volte blandisce, seduce, fa l’amico, si insinua in un vuoto, in un bisogno affettivo, in una piccola solitudine. “Ma un bambino che sa di essere amato - spiegano le curatrici, dell’opuscolo, Gabriella Carnieri Moscatelli e Giuliana Dal Pozzo - non sarà attratto da chi vuol fargli fare qualcosa di inquietante in nome dell’amore”.
CHI E’ IL BAMBINO A RISCHIO
Non necessariamente è il meno sorvegliato. Non necessariamente è quello che trascorre le giornate abbandonato a se stesso, in mezzo alla strada o in ambienti degradati. Un bambino a rischio è anche un bambino al quale manca la certezza di essere amato, un bambino considerato bugiardo, o troppo timido per dire di no, o impreparato a difendersi. E’ a rischio un bambino maltrattato in famiglia o soggetto ad essere umiliato, ma lo è anche il bambino passivo davanti agli adulti o affascinato dai segreti.
COSA FARE PER PROTEGGERLO
Trasmettergli, in primo luogo, un messaggio fondamentale: “Io ti voglio bene. Io ti ascolterò”. In secondo luogo, non umiliarlo - meno che mai davanti a terzi - e, al contrario, alimentare la sua autostima, disapprovando quando è il caso i suoi comportamenti, ma mai la sua personalità: un conto, per dire, è rimproverarlo perché non ha riordinato la sua camera o non ha fatto i compiti, un conto è dargli del fannullone, dell’incapace, del somaro, o del bambino cattivo. Occorre inoltre ascoltare (e, anzi, incoraggiarlo ad esprimere) i suoi giudizi sugli adulti, senza scandalizzarsi se saranno negativi: è proprio in questo caso che, al contrario, bisognerà incoraggiarlo a dire di più. Inutile d’altra parte (e, anzi, pernicioso) pretendere di dargli a bere che gli adulti sono tutti belli e buoni: ci sono i ladri, ci sono i mascalzoni, e ci sono quelli che danno fastidio ai bambini. Diciamoglielo: se ne conoscerà uno, ce lo racconterà. Analogamente, proprio perché gli adulti non sono tutti uguali e tutti buoni, il bambino deve sapere di non dovere loro, sempre e comunque, cieca obbedienza.
Inoltre, no ai segreti. No ai : “Facciamo questa cosa ma non lo diciamo al papà, ti compro il gelato ma non lo dire alla mamma…”. Per irretire il bambino, il pedofilo fa talvolta leva proprio sull’infantile attrazione per giochi proibiliti e segreti. Bene dunque le sorpese, fatte apposta per essere svelate, ma guai ai segreti inviolabili e alle bugie.
E poi parlare, di tutto e sempre. Così come insegniamo ai nostri figli ad aver paura delle macchine, insegniamo loro anche a guardarsi dai possibili comportamenti “strani” degli adulti, avvertendoli esplicitamente, ad esempio, che nessuno è autorizzato a mettere le mani nelle loro mutandine o a sbaciucchiarli in modo fastidioso.
QUALI SONO I CAMPANELLI D’ALLARME
Insonnia, incubi notturni, disappetenza, dimagrimento e pallore, svogliatezza a scuola, peggioramento del rendimento scolastico, mutismo su ciò che lo riguarda, aggressività, convinzione che il proprio corpo è sporco, insolito interesse o repulsione per le cose di natura sessuale, atteggiamenti seduttivi e diffidenti, disegni e giochi che denunciano turbamento, depressione, rifiuto di ogni affettuosità anche con i genitori, allontanamento dagli amici.
Un bambino molestato, o avvicinato da un pedofilo manifesta, in genere, qualcuno di questi comportamenti, in presenza dei quali, tuttavia, bisognerà essere vigili, ma non drammatizzare. Non necessariamente, infatti, tali sintomi, soprattutto se isolati, denotano un malessere del bambino legato ad un violenza subita o temuta.
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