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Archivio di 12/1998
Casa sicura
Tuesday, 29/12/1998
Casa sicura
Di Patrizia Mencarani“Casa mia, casa mia, per piccina che tu sia, tu mi sembri una badia”. Ricordate questo vecchio detto? Rassicurante, vero? Ma, attenzione, i tempi sono cambiati e cambiate sono anche le case dove abitiamo.
Qualche cifra per capire: ogni anno, a Roma, 10 bambini muoiono a causa di incidenti domestici, senza contare i tanti, tantissimi, che finiscono all’ospedale con contusioni, fratture o guai ancora più seri. Se poi si guarda alla media nazionale c’è da rabbrividire: 10 mila persone perdono la vita a casa propria per disattenzione, pressappochismo o comunque per colpa di un maledetto incidente.
Che cosa si può fare per prevenire i grandi drammi casalinghi, come incendi, fughe di gas, allagamenti? Innanzitutto, occorre essere informati. Tutti, compresi i più piccini, dovrebbero sapere dove sono istallati i contatori dell’acqua e del gas e l’interruttore generale dell’impianto elettrico. Inoltre, i numeri dell’emergenza devono essere in bella mostra: Vigili del fuoco (115), polizia di Stato (113), Pronto soccorso (118), centro antiveleno di zona. Per finire, sarebbe cosa buone e giusta avere in casa un estintore.
Ma i nostri appartamenti nascondono molte altre piccole insidie, più subdole perché considerate normali, perché fanno meno paura della puzza di gas o del corto circuito. Eppure mettono in pericolo seriamente l’incolumità dei nostri bambini. Per difendersi, occorrono buon senso, attenzione e i consigli di un esperto. Giacomino, stanza per stanza, percorrerà insieme con voi la vostra casa, spiegandovi, grazie alla collaborazione dell’Ordine degli ingegneri di Roma, come difendervi.
IN CUCINA
Sui fornelli, applicate l’apposita ringhiera che impedisce ai piccoli di mettere le mani dove non dovrebbero. E non lasciateli mai accesi così come mai dovreste lasciare in funzione lavatrice e lavastoviglie se uscite. Altri divieti: mai lasciare i piccoli elettrodomestici attaccati alla presa dopo l’uso: metteteli in un armadio e chiudeteceli dentro. Attenzione, soprattutto, al ferro da stiro. In attesa che si raffreddi dopo l’uso, mettetelo in alto e non dimenticatevi del filo: la tentazione di attaccarsi è irresistibile. Riponete i detersivi e la spazzatura in spazi chiusi e applicate una chiusura di sicurezza al frigorifero. Su specchi, porte a vetri, tavoli di cristallo applicate sempre una pellicola adesiva: in caso di rottura manterrà unite le schegge. Attenti anche alle tovaglie: meglio, molto meglio usare le tovagliette americane. Chiudete nella cassettiera fiammiferi, accendigas e oggetti da taglio o da punta.
IN BAGNO
Acqua ed elettricità sono un mix micidiale. Mai lasciare solo il bambino, anche se arriva quella telefonata che attendevate da un pezzo! E ora, cominciamo dalla vasca: usate sempre tappetini antiscivolo e controllate la temperatura dell’acqua. Se avete un box doccia di vetro, applicate la pellicola di plastica trasparente anti-schegge. Mobili e armadietti (contengono medicinali, detersivi, trucchi, dopobarba) devono essere sempre chiusi ermeticamente. Non usare mai l’asciugacapelli in bagno e non farlo mai con i piedi nudi. Chiudete sempre l’oblò della lavatrice perché il bimbo ne è attratto come gli orsi al miele. Ricordatevi di mettere sotto chiave pinzette, forbicine, smalti, solventi.
IN SALOTTO
Vasi, coppette, e in genere tutti le suppellettili di cristallo o di ceramica vanno sempre messe in posizione off limits per i piccoli e, raccomandazione delle raccomandazioni, tenete sotto chiave le bottiglie d’alcool! Attenzione anche alla televisione: mai sistemarla accanto a tendine o comunque a materiale infiammabile. Per Tv ed apparecchi hi-fi occhio ai cavi che devono essere fissati al battiscopa, mentre i fili lunghi vanno posti dietro i mobili onde evitare che il bambino vi inciampi. Le prese vuote devono essere protette con i copripresa (questo vale, va da sé, per tutte le stanze!) e così pure gli spigoli, che vanno coperti con i paraspigoli, e per le finestre che dovrebbero essere dotate di chiusura di sicurezza e soprattutto non devono avere vicino sedie, sgabelli o mobili bassi.. Pericolosi sono anche i buchi nei tappeti o anche quei bordi alzati dal tempo e dall’usura: entrambi sembrano fatti apposta per far inciampare i bambini.
IN CAMERA DA LETTO
Vietato fumare a letto. Non utilizzare termocoperte con voltaggio superiore a 24 volt. Non coprite gli abat-jour con fazzoletti o pezzi di carta per attenuare la luce: usate lampadine più soft. Per la cameretta del vostro bambino, poi, scegliete il lettino giusto. Se è ancora un bebè, le sponde laterali devono essere alte almeno 50cm e le sbarre distanti tra loro almeno 5cm. E’ opportuno disporre cuscini intorno alle sponde contro eventuali urti. Il guanciale deve essere antisoffocamento. Evitate di usare letti a castello al di sotto dei sei anni.
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Adozioni internazionali: stop al fai da te
Tuesday, 29/12/1998
Adozioni internazionali: stop al fai da teLe procedure saranno curate solo da un’apposita Commissione
di Patrizia Mencarani
Da agosto, la nuova legge sull’adozione internazionale ( la 476 di ratifica della convenzione dell’Aja, approvata a dicembre scorso) non è più lettera morta : il Consiglio dei Ministri ha approvato il regolamento per ” la costituzione, l’organizzazione e il funzionamento della Commissione per le adozioni internazionale” (art. 38) che, di fatto, la rende applicabile. Sarà, infatti, proprio questa Commissione ad autorizzare l’attività degli enti a cui – secondo la 476 - dovranno obbligatoriamente rivolgersi gli aspiranti genitori.
La normativa stabilisce infatti che chi abbia “ottenuto il decreto d’idoneità, deve conferire incarico a curare la procedura di adozione ad uno degli enti autorizzati”.
Proprio gli enti autorizzati ( in vigore entro l’anno) sono la vera novità della riforma e dovranno mettere fine alle cosiddette “adozioni fai da te”, quelle cioè tramite i privati , garantendo maggiori sicurezze sia ai genitori sia ai bambini. Un potente argine contro il fenomeno dilagante e sempre più preoccupante del traffico dei bambini e delle adozioni clandestine.
La normativa prevede inoltre : tempi certi e più stretti per ottenere l’idoneità (si dovrebbe passare dagli attuali due anni di attesa a nove mesi ) e, per chi adotta, un regime di sgravi fiscali e un nuovo sistema di congedi e permessi di lavoro, oltre a percorsi di formazione e informazione attivati dagli enti locali.
La Commissione per le adozioni internazionali avrà come presidente un magistrato con esperienza nel settore minorile, nominato dal Presidente del Consiglio dei ministri, oppure un dirigente dello Stato con analoga specifica esperienza: regolerà ruolo e funzionamento degli enti, collaborerà alla predisposizione degli strumenti di informazione sulle procedure giudiziarie e delle attività dei servizi socio-assistenziali e sanitari delle regioni, vigilerà, quindi, su tutto il sistema, intrattenendo i rapporti con gli stati di provenienza dei minori.
Ma se l’adozione internazionale, con la ratifica della convenzione dell’Aja, ha compiuto passi da gigante, restano ancora irrisolti altri aspetti delicati sui quali c’è, ormai da tempo, grande battaglia e forti polemiche. Tra questi, il limite d’età - attualmente ci devono essere almeno 40 anni di differenza tra genitore e bambino -, l’adozione per le coppie di fatto e per i single.
Di tutto questo se ne discuterà prossimamente in Senato. Il testo di riforma dell’adozione è, infatti, nei cassetti della Commissione speciale per l’Infanzia. Prevede: l’innalzamento di cinque anni del limite d’età per i genitori adottivi (la differenza con i figli passerebbe così da 40 a 45 anni), l’adozione per i single e la possibilità per chi è stato adottato - una volta maggiorenni e previo consenso del Tribunale dei minori - di risalire alla propria famiglia d’origine.
Per le richieste di adozione il testo, per il momento, non modifica la legge attuale: l’adozione resta riservata alle coppie sposate da almeno tre anni e dice no all’adozione per le coppie di fatto e a quelle omosessuali.
Ma su come andrà a finire non si possono fare previsioni, le sorprese potrebbero essere tante. Basta pensare che sono stati presentati più di mille emendamenti.
Un’enormità di richieste di modifica che, in questi giorni, un comitato ristretto della commissione sta cercando di analizzare per arrivare ad unificarne almeno alcune, per poter poi passare più velocemente all’esame della legge.
Le cifre
Quali sono le cifre dell’adozione internazionale? Secondo il tribunale per la giustizia minorile, sono stati 2.095 i bambini stranieri adottati in Italia nel ’97 e, nello stesso anno, le domande di adozione internazionale hanno raggiunto quota 6.217 (contro le 88.530 nazionali), che vanno ad aggiungersi alle 8.712 giacenti.
Le coppie si dirigono preferibilmente verso le nazioni che avendo legislazioni più permissive rendono possibili le adozioni in tempi brevi.
I principali paesi di provenienza dei minori stranieri sono: la Russia (561 minori nel 1997), la Romania (242), il Brasile (239), la Bulgaria (223), la Colombia (173) e l’India (142).
Secondo l’Associazione amici dei bambini (Aibi), in Italia ci sono 50 mila famiglie in attesa di adottare un bambino e, ogni anno, i 27 tribunali dei minorenni concedono dalle 4.000 alle 5.000 idoneità, mentre le adozioni sono dalle 2.500 alle 3.000.
Che cos’è la Convenzione dell’Aja?
Il 29 maggio 1993, a l’Aja, è stata sottoscritta, dai delegati di 37 Stati membri e di 30 Stati ospiti della diciassettesima sessione della Conferenza dell’Aja sul Diritto internazionale privato, una convenzione che detta dei principi comuni per l’adozione internazionale riducendo i conflitti tra le varie legislazioni.
La Convenzione stabilisce delle vie di comunicazione tra le autorità dei paesi d’origine e di quelli di destinazione dei minori adottati, elabora degli strumenti giuridici in materia di protezione di bambini adottati all’estero e si pone alcuni obiettivi prioritari.
Tra questi: definire misure di tutela che possano garantire nell’adozione internazionale la realizzazione del miglior interesse del bambino e il rispetto dei suoi diritti fondamentali, pure riconosciuti dal diritto internazionale; instaurare un sistema di cooperazione tra gli stati contraenti che possa assicurare il rispetto delle suddette misure di tutela e, quindi, prevenire la sottrazione, la vendita, e il traffico dei bambini; garantire in tutti gli stati contraenti il riconoscimento delle adozioni che siano state realizzate conformemente alle disposizioni della stessa Convenzione.
Il caso: ai figli adottivi negata l’identità dei genitori naturali
I figli adottivi non possono conoscere l’identità dei genitori naturali. E’ la risposta del garante per la protezione dei dati personali, Stefano Rodotà alla richiesta di una donna, figlia adottiva, che aveva richiesto - nell’ospedale dove era nata - copia del certificato di assistenza del parto per identificare i genitori naturali.
La legge sulla privacy, la 675 del 1996, non ha infatti modificato la normativa sull’adozione e le recenti sentenze del Tar che stabiliscono la conservazione dell’anonimato della madre.
L’anonimato della genitrice naturale sarebbe giustificato secondo Rodotà “non solo da esigenze di tutela della riservatezza della persona, ma anche da superiori ragioni, attinenti alla salvaguardia degli interessi, giuridici e sociali sia della famiglia legittima e dei suoi componenti, sia degli stessi figli non riconosciuti”.
Il garante della privacy ricorda che la legge 675 “non ha modificato le norme in materia di stato civile, anagrafe ed adozione” in base alle quali l’ufficiale di atto civile e di anagrafe devono rifiutarsi di fornire notizie , informazioni, certificazioni estratti o copie dai quali possa risultare il rapporto di adozione, salvo autorizzazione espressa dall’autorità giudiziaria.
Per quanto riguarda poi il certificato di assistenza al parto, la più recente disciplina ha stabilito che la dichiarazione di nascita è resa indistintamente da uno dei genitori, da un procuratore speciale, oppure dal medico, dall’ostetrica o da altra persona che ha assistito al parto, rispettando l’eventuale volontà della madre di non essere nominata”.
Tutto questo, naturalmente, cambierebbe se dovesse passare l’articolo previsto dalla proposta di modifica della legge sull’adozione - in discussione al Senato - che prevede il diritto al riconoscimento dei genitori naturali da parte dell’adottato.
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L’adozione terapeutica
Tuesday, 29/12/1998
L’adozione terapeutica
La propone “Infanzia e Futuro” una organizzazione non lucrativa di utilità sociale (Onlus).
Consiste nell’aiutare un bambino o un adolescente che ne abbia bisogno, con una famiglia alle spalle in condizioni economiche disagiate, a ritrovare equilibrio e condizioni ottimali di crescita , finanziando per lui un intervento psicoterapeutico.
La campagna di sottoscrizione dell’iniziativa di tre psicoterapeute dell’età evolutiva è indirizzata soprattutto a enti, fondazioni bancarie, istituti assicurativi o imprese che vogliano destinare risorse a sostegno dell’infanzia .
La Onlus stipulerà convenzioni con terapeuti di qualsiasi scuola formativa con credenziali verificate che metteranno a disposizione la propria esperienza e professionalità a costi contenuti.
Le situazioni a rischio verranno segnalate a Infanzia e Futuro , una commissione di esperti valuterà la situazione di disagio , sia psicologico che economico , dopo di che verranno stanziati i fondi per avviare la terapia e il minore sarà “affidato” al terapeuta.
Naturalmente chi adotta non sarà messo a parte dell’identità del bambino o dell’adolescente.
Per informazioni:
Infanzia e Futuro
Via Po 22
00198 – Roma
Tel. 0328-6119674
cc bancario: 3801 presso Banca Popolare di Milano Ag. 259 via Garigliano 92
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Organizzare il disordine
Tuesday, 29/12/1998
Il disordine nella sua stanzaSpettacolare. Capillare. Creativo. Mozzafiato. Il disordine che riesce a creare un bambino nella sua stanza può avere anche del geniale. Per i genitori più “avanzati”, s’intende. Per la maggior parte di mamme e papà più “normali”, semplici, umanamente stanchi dopo una giornata di fatiche dentro e fuori casa, invece, quell’ammasso informe di peluche, mattoncini, mostri, bambole e bambolotti – comunemente chiamato disordine - è l’anticamera dell’infarto.
Hai voglia a creare contenitori, ceste, scatole singole per ogni “categoria” (i mostri con i mostri, le costruzioni con le costruzioni ecc.). Il pupo o la pupa se ne infischiano. E pur di trovare la scarpetta rossa della principessina o la minuscola pistola laser del Ranger non esitano a rovesciare sul pavimento tutto, ma proprio tutto l’armamentario psico-ludico-didattico accumulato nel corso dei loro compleanni, primi dentini, sorrisetti e poesiole senza rima concesse qua e là a parenti, vicini, conoscenti e anche al barista.
Ma “i bambini hanno bisogno del loro disordine” afferma Christoph Fasel in un articolo pubblicato su Selezione ” per poter giocare, crescere e scoprire il mondo. Del resto –aggiunge – per gli antichi greci il mondo era nato dal Caos.
E giù esempi storici e letterari per “inquadrare” il disordine nella categoria “genialità”.
Non pago, lo scrittore snocciola consigli, frutto della sua esperienza empirica.
Contro il disordine – scrive – bisogna che ogni giocattolo abbia il suo posto; che questo posto sia accessibile al bambino; che ci sia un contenitore per ogni giocattolo; che il bambino o la bambina siano incoraggiati ad aver cura delle proprie cose; che i genitori, comunque, lascino liberi i figli di agire come vogliono. E proprio nell’applicazione di questo ultimo consiglio, Fasel assicura il successo.
Mia figlia – assicura – dopo aver organizzato un accogliente angolino nella sua stanza, ha sistemato con cura tutti i vestiti delle bambole, e quando io, distrattamente, ho appoggiato i suoi jeans sulla sedia ha esclamato: “No! Vanno messi nell’armadio. Non creare disordine nella mia stanza!”
Rispettare il disordine
Maria Rita Parsi
Psicoterapeuta
Presidente del Movimento bambino
Il disordine dei bambini fa parte del processo di ricerca di se stessi, della propria identità. Il bambino deve avere assoluta libertà di buttare a terra i suoi giocattoli. Per esplorare e cercare, così, il proprio ordine interiore.
Il disordine può anche esprimere una contestazione e diventare un mezzo per individuarsi rispetto al resto della famiglia, se, per esempio, mettere ordine diventa un gioco di potere con i genitori.
I bambini che amano seminare i loro giocattoli in tutta la casa, poi, stanno soltanto tracciando il loro territorio. E segnano un percorso (come Pollicino) scrivendo sui muri.
E’ importante, quindi, che gli adulti rispettino il disordine dei bambini. Obbligarli a rimettere a posto i giocattoli significherebbe solo sopraffazione. Meglio educarli pian, piano con l’esempio, con la collaborazione (mettiamo insieme in ordine?), con la disponibilità ed il rispetto.
Mai sottrarre al bambino un oggetto al quale è particolarmente legato, sarebbe come togliergli un importante punto di riferimento. E attenzione se il bambino è troppo ordinato. Spesso, il disordine interiore si manifesta proprio così, tenendo sotto controllo - in modo ossessivo - le proprie cose.
Organizzare il disordine
Renato Proietti
Architetto
L’architetto è per il disordine. La camera dei bambini – dice – deve lasciare il più possibile spazio alla fantasia e deve rispettare la libertà e la creatività dei piccoli. Quindi: no ai box a tema, si ad una grande cassa - capiente, con gli angoli smussati, in plastica e soprattutto molto colorata - destinata ad essere rovesciata dal bambino ogni volta che cerca un giocattolo, ma comoda per riordinare in fretta la stanza. Utile anche una cesta per tutti quei giocattoli e giocattolini, gadget e quant’altro, che riempiono inutilmente la stanza dei bambini.
Per disegnare in piena libertà, l’esperto suggerisce un pannello in metacrilato, magari a parete, e tanti colori naturalmente non tossici. Inoltre, un grande tavolo in legno (ad altezza regolabile) sul quale pasticciare con il pongo o studiare.
Per l’illuminazione – sottolinea l’architetto – è necessaria quanta più luce naturale possibile e, per le ore serali, una luce centrale abbastanza forte (100 watt), una piccola abat-jour vicino al letto (possibilmente con il regolatore di luminosità) ed una buona lampada a molla non di metallo (si riscalda e potrebbe essere pericolosa) sul tavolo.
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Atlantis, l’impero perduto
Tuesday, 29/12/1998
ATLANTIS, L’IMPERO PERDUTO Bello come un film. Affascinante come una bella pubblicità. “ATLANTIS, L’IMPERO PERDUTO” l’ultimo titolo della Play Station, prende i bambini … e anche mamme, papà, zii e nonni che hanno ancora voglia di giocare.
E’ una affascinante e misteriosa avventura in 3D che riproduce esattamente gli stessi personaggi e gli stessi scenari dell’ultimo cortometraggio della Walt Disney.
Si entra nel gioco con un’accurata e ben fatta presentazione dove vengono spiegati tutti i meccanismi e le azioni. Con garbo e senza creare tensione, il gioco si fa più intrigante e sollecita lo spirito di osservazione, deduzione e riflessione. Si interagisce non solo con il computer ma anche con gli altri giocatori o semplici osservatori perchè la riproduzione delle immagini - molte delle quali tratte dalla pellicola del film - e lo svolgimento del gioco catturano anche gli altri spettatori.
I bambini vengono sollecitati - ma non irritati - dalle difficoltà del gioco.
Il gioco: Un gruppo di esploratori scopre un antico diario che li conduce alla ricerca della mitica città perduta di Atlantide. Nel gioco si ripercorre tutta la storia del film e sono minuziosamente riprodotti sia i protagonisti sia le incredibili scenografie. La grande novità consiste nel poter impersonare - a seconda delle varie situazioni - uno dei 5 personaggi a disposizione. Milo Thatch il giovane esploratore; Vinny, un esperto in esplosivi; una giovane principessa; un esperto di scavi e un meccanico sono i protagonisti di questa avventura. Potranno utilizzare boomerang, lanciafiamme, granate e oggetti di ogni tipo. I giocatori dovranno risolvere enigmi e quesiti e lanciarsi alla guida di incredibili mezzi terrestri e subacquei fino ad arrivare alla citrtà perduta di Atlantide.
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cruciverba
Tuesday, 29/12/1998
Giacomino deve risolvere un indovinello. Aiutalo tu! Rispondi alle
definizioni inserendo le parole al numero corrispondente
dall’alto verso il basso. Nella fila evidenziata leggerai
la soluzione dell’indovinello!!!
Stampa questa pagina, risolvi il cruciverba, colora Giacomino!
1. E’ famoso quello del… qua qua!2. E’ buona con
il cioccolato.
3. In cima al monte.
4. Fuochi d’artificio.
5. E’ buono quello
di gallina. |
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L’esperto
Tuesday, 29/12/1998
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Latte? No grazie
Tuesday, 29/12/1998
Latte? No grazie
Una mamma, lettrice di Giacomino, ci scrive la sua odissea (e quella della sua bambina) alla ricerca della causa che scatenano l’allergia della piccola Martina.Da questa lettera, Giacomino ha preso spunto per far luce sui centri che, a Roma, si occupano di allergie.
Un rapido esame alle guancine arrossate di Martina e il pediatra diagnostica una dermatite atopica da allergia alle proteine del latte vaccino. Martina aveva allora poco più di un mese e prendeva da me 6-7 poppate al giorno. In quella occasione scoprii di essere una bevitrice di latte superiore alla norma e non riuscendo ad accettare né il tè né la camomilla ( di prima mattina, orrore!) passai al latte di capra, alle fette biscottate solo Mulino Bianco, ai savoiardi solo GS e ai pavesini. Al posto delle paste alla crema e alla panna solo ciambelline al vino e ventagli. Niente formaggi né carne di vitella. Quanto a Martina, via i prodotti a marchio Fissan e Saugella. Nel giro di poche settimane le sue guancinetornarono bianche e lisce così pure il retro delle orecchie e gli incavi dei gomiti e delle ginocchia. Il problema sembrava risolto fino a quando non abbiamo iniziato lo svezzamento. Nonostante il latte HA (ipoallergenico) e la mia estrema cautela nell’introduzione di nuovi cibi ogni quattro settimane circa, tutto il corpo di Martinatranne il tronco si riempie di macchie rosse, ruvide e rialzate per fortuna non pruriginose. Variare la sua alimentazione è per me diventato un incubo anche perché la sua allergia è “ritardata” ovvero le macchie compaiono solo a distanza di giorni dall’introduzione dell’alimento responsabile, inoltre, mi spiega il pediatra, Martina potrebbe essere vittima di allergie incrociate! Ho cambiato due volte marca di omogeneizzati (attenzione ai Gerber) e tre volte pastina (le pastine dei vecchi lotti della Plasmon possono contenere proteine del latte non dichiarate perché allora la legge lo consentiva). Per fortuna Martina cresce bene e sembra non risentire della sua allergia. Andiamo avanti con antistaminici, olii e creme perché non intendo ancora sottoporla alle prove allergiche, e se per il momento le guancine di Martina sono rosse e ruvide, non importa perché compensa con due meravigliosi occhioni azzurri.
Ludivica, mamma di Martina
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LO PSICOLOGO DI FAMIGLIA
Tuesday, 29/12/1998
LO PSICOLOGO DI FAMIGLIA
A cura del dott. Silvio Rossi, Psicoterapeuta in Roma Paolo ed Alessandro sono due fratelli, uno di dodici e uno di dieci anni. Per quanto siano della stessa età, abbiano ricevuto dai genitori la stessa educazione, e abbiano frequentato le stesse scuole, loro due sono completamente diversi. Paolo è introverso e riflessivo, Alessandro è aperto e impulsivo. Uno ama la scuola, l’altro vive solo per lo sport. Sono diversi proprio in tutto. Ma com’è possibile – si domandano i genitori - se hanno in sostanza condiviso tutto, hanno avuto le stesse esperienze, le stesse amicizie, gli stessi stimoli?
Premesso che – in tutto il mondo – gli studi su questo argomento sono ancora aperti e in continua evoluzione, facciamo il punto sulle conclusioni alle quali, oggi, sono giunti gli esperti.
In passato si pensava che un bambino alla nascita fosse come una “tabula rasa”, una tavoletta di cera vergine dove non c’era nulla e dove solo le esperienze successive, l’educazione e le influenze sociali avrebbero scritto una storia. Sul versante opposto alla teoria della “tabula rasa” c’era chi sosteneva che le persone nascessero già con un loro bagaglio genetico, determinato e immutabile, e che l’ambiente influisse poco o niente sulla vita dell’individuo. Questi signori si chiamavano “innatisti”, perché affermavano che il patrimonio personale era innato e non appreso.
Nessuna delle due teorie, però, era pienamente soddisfacente. Oggi, infatti, sappiamo che una persona nasce con un suo temperamento, cioè con un insieme di tendenze caratteriali/biologiche che formano il suo corredo innato. Questo corredo è unico ed è come un’impronta che caratterizza il modo d’affrontare il mondo. Accanto a questo, però, l’educazione ricevuta, il legame con i genitori, le esperienze di vita, le amicizie, ecc. si mescolano con il temperamento di base e con la libertà di scelta che ogni persona possiede, facendo sì che il bambino possa diventare un individuo assolutamente originale e distinto da tutti gli altri.
Così – mentre le ricerche su questo argomento continuano - ai genitori di pargoli diversissimi diciamo: i vostri figli – in quanto esseri umani – nascono liberi, autonomi e unici. Non cerchiamo, allora l’omologazione, ma educhiamoli e dirigiamo il loro temperamento verso scopi positivi, cercando di valorizzare al massimo le loro tendenze più originali e più belle. In questo modo ognuno di loro riuscirà a dare il meglio che possiede, realizzando pienamente la propria personalità.
Per contattare il dott. Silvio Rossi potete mandare una e-mail all’indirizzo sirossi@tin.it oppure scrivere alla Redazione di Giacomino smusa@tin.it tel 06.85355576.
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ATTENZIONE, ARRIVA UN CORPO ESTRANEO
Tuesday, 29/12/1998
ATTENZIONE, ARRIVA UN CORPO ESTRANEO!
di Manuela Scopone
Sempre più spesso si sente parlare di allergie e quando, sfortuna o predisposizione familiare vuole, ci si imbatte nel vasto capitolo delle malattie allergiche, si scopre un universo sconfinato nel quale si entra e non si sa quando se ne uscirà.
Le cose da dire e da sapere sarebbero molte, ma cerchiamo di fare chiarezza su alcuni punti attraverso le parole di chi combatte quotidianamente le sostanze allergiche sul campo.
“I sintomi più evidenti che fanno ipotizzare una allergia sono quelli cutanei e respiratori” puntualizza Valeria Tromba, pediatra al Pronto Soccorso del Policlinico di Roma, “Le reazioni eritematose tendono a scomparire spontaneamente e a ricomparire. Per quanto riguarda i sintomi respiratori, il discorso è più complesso, in quanto richiedono una terapia più immediata e mirata: difficoltà respiratoria, tosse stizzosa, fischi e sibili respiratori.”
Quanto influisce la predisposizione familiare nell’insorgere dell’allergia?
“La predisposizione genetica certamente influisce. Non si parla di predisposizione all’asma, ma ad avere malattie allergiche. La predisposizione alle patologie allergiche è sicuramente più alta se in famiglia ci sono già altri casi, specialmente entrambi i genitori sono allergici e se c’è anche un fratello allergico.”
Si può fare prevenzione per le allergie?
Si. Ci sono accorgimenti abbastanza semplici, ad esempio non fumare. Se l’allergia è accertata, bisogna poi prendere provvedimenti verso gli acari della polvere: non utilizzare materassi di lana o servirsi dei prodotti antiallergici. E’ buona norma evitare cibi con conservanti o coloranti, bevande gassate, caramelle, a meno che non ci sia anche un’allergia specifica al latte o all’uovo. In quel caso bisogna seguire una dieta ad eliminazione. I bambini possono manifestare crisi allergiche anche in seguito a malattie virali.
COSA SONO GLI ALLERGENI
A Patrizia Lucenti, una delle più strette collaboratrici della Prof. Luisa Businco (scomparsa prematuramente lo scorso dicembre), responsabile del servizio speciale di Allergologia e Immunologia della clinica pediatrica del Policlinico Umberto I di Roma, chiediamo:
Cosa si intende per allergia?
L’allergia è una reazione abnorme verso sostanze che non danno normalmente in soggetti “normali”, che vengono a contatto con l’organismo, sia sotto forma di alimenti, sia di inalanti. Si può avere un organo bersaglio che accusa l’allergia in corso, problemi respiratori, gastrointestinali, oppure cutanei.
Quali sostanze diventano più facilmente “allergeni”?
Gli allergeni per eccellenza sono alimentari e inalanti. I bambini iniziano generalmente con un’allergia alimentare. Il primo allergene verso cui si reagisce sono le proteine del latte vaccino, poi l’uovo e il pesce. Si può essere allergici comunque, a qualsiasi sostanza. Per le allergie inalanti, il responsabile per eccellenza è l’acaro, anche perché è presente in tutte le case.
Come avviene l’identificazione dell’allergene e quali sono i test più utilizzati?
I test principali sono due: quelli cutanei (prick test) e il RAST. Un aspetto che mi preme ribadire è che la diagnosi di allergia è clinica, in quanto anche i test a volte non rispondono bene. Bisogna pertanto unire tutti gli elementi e solo alla fine si fa una diagnosi.
Quale consiglio può indicare ai genitori che valga sempre, con o senza predisposizione allergica?
La prevenzione dell’allergia è fondamentale. Noi abbiamo istituito un programma di prevenzione da far iniziare alle mamme sin dal primo giorno di vita del bambino. Ovviamente parliamo di bambini predisposti a malattie allergiche. Le due situazioni però non si possono accomunare: il bambino predisposto è bene che segua il programma, per gli altri non è possibile consigliare le stesse cose, se non l’importanza di un ambiente idoneo e l’abolizione del fumo di sigaretta, in quanto inalato passivamente riduce le capacità di difesa delle vie respiratorie.
NUMERI UTILI
1.- Servizio Speciale di Allergologia e Immunologia della clinica pediatrica del Policlinico Umberto I Universita La Sapienza di Roma- v.le Policlinico, 155 Tel.06492181- 4997087
2.Reparto Immuno-Allergologia dell’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù- P.zza S.Onofrio, 4 Tel.0668592236
3.Ambulatorio di Allergologia - Istituto Dermopatico dell’Immacolata – via Monti di Creta, 104 Tel.0666464651
4.- Allergologia respiratoria – Ospedale Forlanini – via Portuense, 332 Tel. 0655180527
5.- Ambulatorio di Allergologia – Ospedale S.Gallicano- via S.Gallicano, 25/A Tel.0658543629-23
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