Si celebra oggi, 15 maggio, la Giornata internazionale della famiglia


Furono le Nazioni Unite, 12 anni fa, a istituire questa giornata per riaffermare il ruolo primario svolto dalla famiglia per la coesione sociale, lo sviluppo economico e la solidarieta’ tra le generazioni.
La giornata è anche l’occasione per ‘’Telefono Rosa'’ di tornare a lanciare l’allarme violenza tra le mura domestica. Sono oltre 12 mila le telefonate che arrivano ogni anno al centralino dell’associazione, soprattutto da donne, bambini e adolescenti.
 
 
La famiglia –spiega Maria Gabriella Carnieri Moscatelli,  presidente di ‘Telefono Rosa’- non e’ piu’ quell’ oasi di pace e tranquillita’ nel quale ogni individuo puo’ trovare rifugio e sostegno nel momento del bisogno. Non costituisce piu’ quel ‘gruppo primario’, secondo la formulazione del sociologo americano H.C. Cooley, di associazione e cooperazione ‘faccia a faccia’, dove si formano gli ideali di un individuo’. Il disagio e’ forte e si traduce in litigi, in scontri che degenerano quasi sempre in maltrattamenti. ‘Del totale delle segnalazioni che riceviamo ai nostri centralini -aggiunge Carnieri Moscatelli - solo duemila si traducono in denunce. E pochissime finiscono nelle aule dei tribunali.

‘Stiamo assistendo- spiega la responsabile di ‘Telefono Rosa’ - ad una escalation del fenomeno e questo emerge perche’ oggi le donne che subiscono maltrattamenti riescono ad avere consapevolezza di quanto accade proprio rivolgendosi a noi’. L’associazione ‘Telefono Rosa’ da anni si occupa e si prende cura delle persone, delle donne che subiscono maltrattamenti all’interno dell’ambiente domestico.’Normalmente - riferisce- chi si rivolge a noi ha un’eta’ compresa tra i 30 e i 40 anni e subisce violenze di tipo psicologico, economico, fisico e anche sessuale’
A livello europeo, non e’ prevista una competenza comunitaria nel settore della politica della famiglia, e spetta ai singoli Stati membri attuare o meno delle politiche nel settore. La famiglia “tradizionaleâ€? oggi non appare piu’ come modello esclusivo in quanto accanto ad essa troviamo una grande varieta’ di modelli familiari come quelle ‘de facto’ e quelle unipersonali. Cosi’ a tutela dei diritti, il Trattato di Nizza firmato il 26 febbraio del 2001, permette al Consiglio d’Europa di sanzionare uno Stato membro per una qualsiasi violazione dei diritti fondamentali, che sia grave e persistente.

Condizione sottolineata anche da Chiara Saraceno, docente di sociologia della famiglia presso l’Universita’ di Torino. ‘Non esiste oggi - spiega - una normativa a livello europeo a tutela della famiglia perche’ il diritto di famiglia e’ a discrezione dei singoli Stati membri. Tuttavia - precisa - in alcuni trattati, come quello di Nizza e dentro la Costituzione europea, esistono principi che attengono alla liberta’ individuale utilizzati per mettere in mora una legislazione nazionale che non li rispettasse’.
Si richiede dunque che l’Unione rispetti i diritti fondamentali garantiti dalla Convenzione europea, ovvero quei diritti che altro non sono, se non il prodotto delle comuni tradizioni degli Stati membri.

La Convenzione europea ha avuto il grande merito di esercitare una funzione di stimolo, ha infatti condizionato l’evoluzione delle legislazioni familiari dei Paesi contraenti e lo ha fatto avvalendosi di una formula piuttosto elastica. In particolare all’articolo 8 della Convenzione che, con le nozioni di ‘vita privata’ e ‘vita familiare’, ha permesso di proteggere delle realta’ affettive fino a poco tempo fa, non suscettibili di alcuna tutela. Ne consegue che uno dei primi obiettivi e’ quello di concepire la difesa della famiglia come societa’ naturale ove l’individuo apprende le prime regole e riceve una insostituibile considerazione della sua importanza come essere umano: e’ per questo che i bambini debbono essere considerati come unici privilegiati.

 

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