Fermate le atrocità sui minori! Il Rapporto delle Nazioni Unite sulla violenza sui bambini
Nel 2002 sono stati assassinati 53.000 bambini tra 0 e 17 anni. Nel 2000 erano 5,7 milioni i bambini coinvolti in attività lavorative forzate o ridotti in semi schiavitù, 1,8 milioni i bambini che stavano nel giro di prostituzione e pornografia, 1,2 milioni vittime del traffico di esseri umani.
Sono i numeri sconvolgenti emersi dall’ultimo Rapporto delle Nazioni Unite sulla violenza sui bambini presentato, ieri, a Roma, dall’UNICEF Italia e l’OMS Ufficio Regionale per l’Europa, in collaborazione con la SIOI e l’UNICRI. E la conclusione ancor più terribile dello Studio è che il fenomeno della violenza sui bambini rimane nascosto e spesso socialmente accettato.
«Il modo migliore di occuparsi della violenza contro i bambini è fermarla prima che sia commessa», afferma il Professor Paulo Sérgio Pinheiro, l’esperto indipendente che il Segretario Generale delle Nazioni Unite ha incaricato di condurre lo studio.
«Ognuno ha un ruolo da svolgere, ma gli Stati devono assumersi la responsabilità principale. Questo significa proibire tutte le forme di violenza contro i bambini, ovunque si verifichino e a prescindere da chi sia a commetterle, investendo nei programmi di prevenzione per affrontare le cause di fondo del fenomeno.
Le persone devono essere considerate responsabili delle loro azioni, ma una solida cornice legale non può essere costituita da sole sanzioni. Si tratta altresì di inviare un segnale deciso e inequivocabile che la società non accetterà alcuna violenza contro i bambini».
La violenza sui bambini comprende la violenza fisica, quella psicologica, la discriminazione, l’abbandono e il maltrattamento.
Essa varia dall’abuso sessuale tra le mura domestiche alle punizioni corporali e umilianti nella scuola; dal ricorso alla costrizione fisica negli asili alle brutalità subite per mano dei funzionari preposti all’applicazione della legge; dagli abusi e l’abbandono in istituti alle lotte tra bande nelle strade, dove i bambini giocano o lavorano; dall’infanticidio al cosiddetto “omicidio d’onore”.
Lo Studio, che integra i punti di vista dei diritti umani, della salute pubblica e della protezione dell’infanzia, si incentra su 5 contesti nei quali si perpetrano violenze sui bambini: la casa e la famiglia, la scuola e le altre strutture educative, gli istituti (d’accoglienza e penali), il posto di lavoro e la comunità d’appartenenza.
Atti di violenza efferata contro i bambini possono far notizia, ma lo Studio conclude che per molti bambini la violenza è una routine, è parte della loro realtà quotidiana.
In 16 paesi in via di sviluppo, la percentuale di bambini in età scolare che ha raccontato d’esser stata vittima a scuola d’atti verbali o fisici di bullismo variava dal 20% al 65%
Secondo lo Studio, i bambini rinchiusi nei centri di detenzione sono frequentemente sottoposti a violenze compiute dal personale stesso degli istituti, sia come forma di controllo sia come punizione, spesso per infrazioni minime. In 77 paesi, gli istituti penali riconoscono punizioni corporali e altre punizioni violente come misure disciplinari legali.
Sebbene le conseguenze possano variare in base alla natura e alla gravità della violenza inflitta, le ripercussioni a breve e lungo termine sui bambini sono spesso gravi.
I segni fisici, emotivi e psicologici della violenza possono avere conseguenze pesanti sulle potenzialità di sviluppo, la salute e le capacità d’apprendimento del bambino. Le ricerche dimostrano che essere sottoposti a violenze durante l’infanzia è strettamente associato all’insorgere in età adulta di comportamenti rischiosi per la salute, come fumare, abusare di droghe e alcool, l’inattività fisica e l’obesità.
A loro volta, questi comportamenti contribuiscono ad alcune delle cause di malattia e morte, tra cui cancro, depressione, suicidio e problemi cardiovascolari. «Che avvenga in famiglia, a scuola, nella comunità, negli istituti o sul posto di lavoro, gli operatori sanitari sono in prima linea nella risposta alla violenza contro i bambini», ha dichiarato il Direttore generale ad interim dell’OMS Anders Nordström.
«Dobbiamo dare il nostro contributo affinché tale violenza sia innanzitutto prevenuta sul nascere e, dove si verifichi, i bambini ricevano i servizi d’assistenza migliori possibili, per ridurne gli effetti dannosi. Gli Stati devono perseguire politiche e programmi di efficacia comprovata, diretti ai fattori che generano tale violenza, e garantire lo stanziamento di risorse adeguate per affrontare le cause di fondo, monitorando i risultati ottenuti dagli interventi».
«La violenza sui bambini costituisce una violazione dei loro diritti umani, una realtà inquietante delle nostre società», ha affermato Louise Arbour, Alto Commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani. «Tale violenza non può mai essere giustificata, sia essa commessa per ragioni disciplinari o per tradizioni culturali. Non esiste un accettabile ‘livello ragionevole’ di violenza. La violenza legalizzata contro i bambini in un contesto specifico rischia di creare una tolleranza generalizzata verso la violenza sui bambini».
«La violenza esercita effetti durevoli non solo sui bambini e le loro famiglie, ma anche sulle comunità e le nazioni», ha dichiarato il Direttore generale dell’UNICEF Ann Veneman. «Accogliamo con favore questo studio completo sull’impatto della violenza contro i bambini».
Il rapporto del Segretario Generale dell’ONU si auspica l’adozione di una vasta gamma di interventi al fine di prevenire e contrastare la violenza sui bambini in tutti i contesti in cui venga perpetrata. A livello mondiale, il rapporto auspica la nomina di un Rappresentante speciale per la violenza sui bambini, con un mandato iniziale di 4 anni, che agisca quale tutore d’alto profilo per la promozione della prevenzione e dell’eliminazione di ogni violenza e incoraggi la cooperazione e interventi che diano seguito alle iniziative.
Le dodici raccomandazioni in esso contenute abbracciano aree quali i sistemi e le strategie nazionali, la raccolta dati e la certezza della risposta.
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La violenza sui bambini non è inevitabile. Può e deve essere prevenuta.
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Ogni bambino ha il diritto a una vita libera dalla violenza. La violenza sui bambini non può mai essere giustificata.
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I bambini possono fornire un importante contributo per la comprensione della violenza commessa contro di loro e dei danni che arreca. Dobbiamo ascoltarli e imparare, coinvolgendoli nella ricerca delle soluzioni.
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Il modo migliore di occuparsi della violenza sui bambini è fermarla prima che avvenga, investendo nei programmi di prevenzione. Gli Stati devono investire in politiche la cui efficacia è comprovata dai risultati e in programmi diretti ad affrontare le cause che accrescono la violenza sui bambini, assicurando che le risorse siano destinate al contrasto delle cause di fondo.
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Mentre si conferisce priorità alla prevenzione, gli Stati e tutti i settori della società devono anche ottemperare al loro obbligo di proteggere i bambini e considerare responsabili tutti coloro che li mettono a rischio.
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La violenza minaccia la sopravvivenza, il benessere e le prospettive future dei bambini. I segni fisici, emotivi e psicologici della violenza possono avere gravi conseguenze sullo sviluppo del bambino, sulla sua salute e capacità d’apprendimento.
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La violenza sui bambini non conosce confini. Avviene in ogni paese e segue una linea trasversale a tutti i gruppi sociali, culturali, religiosi ed etnici.
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Gran parte della violenza sui bambini rimane nascosta. Spesso l’abuso sui bambini avviene a porte chiuse ed è commessa da persone di cui i bambini dovrebbero poter fidarsi: genitori, familiari, conoscenti. I bambini spesso soffrono in silenzio, timorosi di uscire allo scoperto per paura di punizioni o per vergogna.
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Tutti i bambini sono a rischio di violenza per il fatto stesso che sono bambini. Alcuni bambini, però, risultano più vulnerabili, a causa della loro condizione di genere, razza, origine etnica, disabilità o stato sociale.
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La violenza sui bambini va oltre la pura fisicità. Gli abusi, l’abbandono e lo sfruttamento sono anch’essi forme di violenza. I bambini affermano che la discriminazione e le umiliazioni li feriscono profondamente e lasciano il segno.
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Infliggere una violenza su un bambino, di qualsiasi tipo essa sia, insegna al bambino che la violenza è accettabile, perpetuando in tal modo la spirale di violenza. Prevenendo le violenze oggi, contribuiremo a costruire un futuro in cui la violenza non sarà più tollerata.
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La violenza perpetua povertà, analfabetismo e mortalità precoce. I segni fisici, emotivi e psicologici della violenza derubano i bambini dell’opportunità di sfruttare a pieno le loro potenzialità. Moltiplicata su scala maggiore, la violenza priva l’intera società del suo potenziale di sviluppo, ostacolando i progressi verso gli Obiettivi di sviluppo del millennio.