La Tv dei ragazzi non piace ai ragazzi

I bambini italiani tra gli 8 e gli 11 anni ai programmi TV per ragazzi preferiscono i programmi per adulti, specialmente “Striscia la notizia” e “Camera cafè’.
    Lo rivela una indagine condotta su un campione multiregionale di 1212 scolari e scolare di Sicilia, Toscana, Abruzzo, Veneto e Friuli Venezia Giulia dal prof.Francesco Pira, docente di comunicazione sociale e Pubblica all’Universita’ di Udine. I bambini copiano gli adulti anche in materia di preferenza multimediale. Come gli adulti, infatti, essi leggono poco, sono molto occupati da videogiochi e cellulari, non amano i telegiornali a loro destinati.
    Il 34% degli intervistati - secondo la Ricerca che diventera’ un libro con la prefazione del ministro Livia Turco - legge da 1 a 5 libri l’anno; il 16% usa la mail;l’80% possiede videogiochi ed il 61% il cellulare che il 31% tiene acceso anche di notte; il 58% invia da uno a 3 sms al giorno.
    I dati emersi sono stati confrontati con quelli di indagini precedenti e svolte anche da istituti di ricerca, associazioni di volontariato e di genitori e istituzioni.
    Nella top ten dei programmi più seguiti, Mediaset fa manbassa. Il 68,73% vede Camera Cafe’, il 61,06% Striscia la notizia, il 59,24 i Simpson, il 57,34% Zelig, il 43,15% Le Iene, il 26,90% il Grande Fratello, il 24,67% Amici, il 20,71% la Melevisione della Rai, e sempre della tv pubblica soltanto il 18,89% il GT Ragazzi.
    In coda alla classifica anche Uomini e Donne 9,5% e Centrovetrine 8,75%. Mtv con Playground ottiene il 13,04%.
    “Si conferma il basso gradimento - spiega il coordinatore della Ricerca prof. Francesco Pira - dei programmi per ragazzi. I reality trovano spazio nella tv vista dai bambini a partire dal Grande Fratello. Ci troviamo di fronte a bambini “adultizzati” che guardano la tv degli adulti. In essa trovano modelli di riferimento nei quali riconoscersi e con i quali confrontarsi. E’ chiaro che se facciamo riferimento alle critiche che piovono da piu’ parti sulla televisione italiana, sull’invadenza di reality, le risposte che i bambini hanno fornito dovrebbero generare più di una reazione. Una piccola speranza puo’ arrivare dai palinsesti della tv satellitare”.
    968 bambini su 1210 alla domanda possiedi videogiochi hanno risposto sì: il 90% maschi ed il 72% femmine. L’80% degli intervistati possiede videogiochi.
    Analizzando la tipologia il genere avventura risulta il più gettonato con il 63,53% seguito da sport 58,65, combattimento 38,43%.
    “Anche i gusti in fatto di videogiochi - sostiene Pira - sono sempre più vicini tra bambine e bambini. Sentendo maschi e femmine troviamo ai primi posti avventura e sport.
    Nel caso degli scolari il primato va allo sport con il 68% seguito da quelli di avventura al 63%. Mentre le scolare prediligono l’avventura nel 63% dei casi contro lo sport al 48%”.
    I bambini hanno raddoppiato il tempo che dedicano ai videogiochi rispetto ad una precedente indagine del 2001 ed e’ cresciuta anche la percentuale di bambini  che gioca queste ore tutte di seguito. Dal 28% del 2001 al 32,5% del 2006.
    L’89% del campione ha risposto di avere un computer. Il 60% ha dichiarato di non averlo in camera ed 40% si. Alla domanda, in che momento della giornata utilizzi il computer, i bambini hanno selezionato più opzioni con una predilezione nella maggioranza dei casi per il pomeriggio 78%, seguito dalla sera 40,6%. Il 72% dei bambini che possiedono un Pc dichiarano di stare al computer per un’ora ed un quarto, tutte di seguito il 57,4%.
    “Poco più della metà dei bambini - sottolinea il Coordinatore della Ricerca - che possiedono un computer dichiarano di utilizzare internet. Alcuni scrivono espressamente di non utilizzarlo mai, di non avere una connessione o di usarlo di rado. Per coloro che hanno accesso a internet l’utilizzo prevalente e’ la navigazione nei siti, spesso per scopo di ricerca e supporto allo studio. Risponde infatti così il 69% del campione, chatta il 10%, utilizza email il 16% e partecipa a blog il 5%”.
    Il 61% dichiara di possedere un telefono cellulare ed il 39% dice di non averlo.
    Gli aspetti più rilevanti si evidenziano nel rapporto per macro aree. Al nord, unica eccezione, abbiamo un rapporto rovesciato, il 55% dichiara di non possedere il telefono cellulare a fronte di un 45% che dichiara di averlo. Al centro il 76% lo possiede con il 24%. Il massimo lo raggiungiamo al sud con addirittura il 90% di bambini che hanno il telefono e solo il 10% che non lo ha. I maschietti superano le femminucce: il il 70% di loro ha il cellulare. Le bimbe rispondono con un buon 65%.
    “Questo dato - stigmatizza Francesco Pira - non ci sorprende vista la diffusione della telefonia mobile nel nostro paese, infatti quando abbiamo chiesto chi in famiglia possedesse il cellulare abbiamo rilevato delle percentuali che rasentano il 100%. Le mamme si assicurano il primato con il 93%, i papà con il 92%, fratelli e sorelle 47% e altri componenti il 16%. E il trend non cambia lungo lo stivale”.
    I motivi per i quali il cellulare viene utilizzato vedono al primo posto l’invio di sms, al secondo per cercare un amico, quindi per scaricare musica e infine per inviare mms”.
    Per quanto riguarda il numero delle ricariche mensile il campione dichiara di farne una (49%),due (26%) e tre (25%) con una spesa media di 12 euro.
    I bambini che dichiarano di fare in media tra 1 e 3 telefonate sono il 63%, alcuni spiegando che lo usano poco o nulla o soltano per le emergenze. Il 21% dichiara di farne un uso piu’ intenso con piu’ di 5 telefonate. Il 16% che fa da 3 a 5 telefonate al giorno.
    Il 58% invia da 1 a 3 sms al giorno, il 21% da tre a cinque, il 13% da 6 a 10, l’8%.
    “Al termine di questa ricerca - conclude il prof. Francesco Pira - rileviamo come dai dati emerge chiaramente che la famiglia deve recuperare un suo ruolo fondamentale. Genitori e nonni, devono aiutare i bambini nel processo evolutivo senza presentare le nuove tecnologie come delle diavolerie incontrollabili. E poi la formazione. In Italia dobbiamo scoprire la magia e l’importanza della formazione permanente.
    Le Istituzioni devono, come si sta già facendo in alcune regioni, programmare dei corsi di formazione per genitori sulle nuove tecnologie e dei corsi di aggiornamento per gli insegnanti. Educare gli adulti a comprendere i media perchè siano in grado di interpretarli e utilizzarli con figli e nipoti. Le tecnologie devono diventare patrimonio di tutta la famiglia e non soltanto dei piu’ piccoli per farli stare buoni”.

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