Arriva l’influenza
Si chiama Wisconsin ma non e’ lo stato degli Stati Uniti bensi’ il soprannome del virus H3N2 che combinato ai ceppi Nuova Caledonia e Malaysia portera’ in giro l’influenza 2007, detta “l’Americana”. I medici invitano a prevenirlo vaccinandosi e in caso di contagio a combattere il virus con farmaci antivirali e non con gli antibiotici. “Quella di quest’anno non e’ diversa da quella degli anni passati: i sintomi sono febbre alta, forte mal di testa, difficolta’ respiratorie e dolore diffuso”, ha detto ai giornalisti in sala il prof. Giampiero Carosi, presidente della Societa’ italiana di malattie infettive e tropicali che ha sottolineato come l’influenza sia un fenomeno virale e quindi non vada trattata con antibiotici. “L’antibiotico non va usato per tre motivi: primo non fa nulla perche’ l’influenza e’ un fenomeno virale, secondo possiamo creare delle resistenze ai batteri gia’ presenti nel corpo e se siamo alle prese con una complicazione dell’influenza, come una polmonite, il medico non riesce a capire l’agente scatenante del fenomeno nel paziente”, ha aggiunto Carosi indicando nei vaccini e negli antivirali l’unica soluzione rapida alla sindrome.
L’influenza colpisce ogni anno circa il 10% della popolazione italiana e questo comporta costi ingenti in termini sia di sanita’ nazionale che di produttivita’. L’economista Carlo Lucioni, direttore di Ricerca dell’Istituto di Economia Sanitaria ha presentato alcuni dati sui costi legati alla sindrome virale questa mattina in un convegno a Milano organizzato dalla Societa’ italiana di Medicina generale e da quella di Malattie infettive e tropicali. “Il costo medio dell’influenza per paziente in Italia si aggira attorno ai 330 euro”. A comporre questo dato sono i costi medi diretti legati alle visite, ai ricoveri e ai farmaci (36 euro per paziente) e i costi indiretti generati dalle assenze da scuola e lavoro che ammontato a circa 329 euro per paziente, secondo la ricerca condotta dallo stesso Lucioni. “Nel caso di pazienti a rischio, come gli anziani, sono i costi diretti a incidere di piu’, mediamente 4 volte rispetto a un paziente non a rischio”, sostiene Lucioni che sottolinea come i veri danni siano quelli provocati alla produttivita’ quando a essere colpito e’ un lavoratore “perche’ per la breve durata dell’assenza le aziende non sono capaci di riorganizzarsi”. In Italia le giornate di assenza dal lavoro per episodi di influenza clinicamente diagnosticata sono in media 5, secondo uno studio condotto dai medici di basi. Un dato in linea con l’Europa (in Finlandia sono 4,9, in Francia 4, in Svizzera 4,3) ma che si discosta da quello dei paesi anglosassoni, secondo quanto rilevato da altre ricerche: nel Regno unico sono 2,8 e negli Usa 3,3. (AGI)