A Napoli, da oggi, è vietato fumare anche nei parchi, in presenza di bambini e donne incinte

Napoli all’avanguardia nella tutela dei soggetti più deboli esposti al rischio di fumo passivo. Il dispositivo, emesso dall’assessore alla Sanità Rino Nasti , recepisce le proposte fatte da associazioni impegnate contro i danni derivanti dal tabagismo. E rientra anche nella strategia del ministero della Salute e nel programma “Guadagnare salute”? approvato dal Consiglio dei Ministri lo scorso febbraio che concede ai Comuni di intraprendere iniziative di prevenzione contro comportamenti che possano essere dannosi per la pubblica salute. ‘’Ci auguriamo che si smetta finalmente di fumare nelle case - dice Nasti- nei luoghi chiusi, davanti ai bambini e alle donne incinte: per noi questa è una questione culturale'’.Soddisfazione è stata espressa dai ministri dell’Ambiente e della Salute. Un provvedimento che porta ‘’Napoli all’avanguardia'’, per Alfonso Pecoraro Scanio. L’iniziativa  - commenta Livia Turco - ‘’coglie appieno lo spirito del programma del Governo ‘Guadagnare Salute’ che ha come obiettivo proprio quello della promozione di stili di vita salutari attraverso la collaborazione tra le diverse istituzioni. E certamente - conclude - il fumo sia attivo che passivo è uno dei fattori più nocivi per la nostra salute”.

“Guadagnare salute”, il progetto per rendere più facili le scelte

“Secondo i dati dell’Organizzazione Mondiale della Sanità quasi nove decessi su dieci e oltre il 75% della spesa sanitaria in Europa e in Italia sono causati da alcune patologie che hanno tra loro un mimimo comun denominatore: i cattivi stili di vita.
Disturbi cardiovascolari, tumori, diabete, malattie respiratorie croniche, disturbi mentali e muscoloscheletrici. Eccoli i sei killer più insidiosi per la nostra salute, responsabili del 77% degli anni di vita persi in buona salute ma che, tuttavia, sono ampiamente prevenibili non fumando, mangiando in modo sano ed equilibrato (soprattutto frutta e verdura), non abusando dell’alcol e ricordandosi che il nostro organismo richiede movimento fisico costante e non sedentarietà.
In Italia i sei killer colpiscono maggiormente le classi sociali meno abbienti e ciò trova una spiegazione nel fatto che i comportamenti individuali risentono del contesto socio-economico-ambientale in cui si vive e lavora. E questo vale per la casa, per il posto di lavoro, per la città in cui si risiede ma c’entrano anche fattori legati ai consumi (gli alimenti più sani sono spesso appannaggio delle classi più istruite e con redditi più elevati) e la mancanza di difese selettive contro le offensive di un certo tipo di marketing. Ecco perché i soggetti più esposti al bombardamento mass mediatico, ma anche all’impermeabilità verso messaggi alternativi salutari, sono proprio le famiglie più povere, anche se il fenomeno appare ormai estendersi in modo abbastanza trasversale tra tutta la popolazione italiana.

L’aumento dell’obesità e del sovrappeso, la ripresa dell’abitudine al fumo, gli allarmi su forme di alcolismo giovanile sempre più emergenti, l’alimentazione sbagliata e senza regole, la deriva verso una vita sedentaria, sono infatti tendenze ormai generalizzate che ci portano a interrogarci urgentemente sul che fare per invertire questa apparentemente irresistibile deriva anti salutare.

Paesi come la Gran Bretagna sembrano aver imboccato, almeno a stare ad alcune recenti dichiarazioni, una via che potremmo definire “punitiva”? verso coloro che risultano essere in qualche modo recidivi nell’abbandonare vizi o cattive abitudini pur essendo stati avvertiti per tempo dei rischi ad essi correlati.

E così si è cominciato a parlare di penalizzazioni sulle cure per un disturbo cardiaco o un cancro nei confronti di fumatori incalliti che non abbiano smesso di fumare nonostante reiterati richiami delle autorità sanitarie. Idem per gli alcolisti o per gli obesi che non provino a mettersi a dieta per tempo.

E’ una via drastica, quasi “vendicativa”? o comunque di stampo giustizialistico nei confronti dei cittadini, che sembra non tener conto dei molteplici fattori economici, sociali, mentali, che stanno quasi sempre dietro un comportamento a rischio per la propria salute. Ma, in ogni caso, contraria a quella visione di tutela e diritto inalienabile alle cure che rappresenta uno dei grandi principi costituenti del nostro Paese.

Detto questo penso che chi governa e amministra la sanità ma anche i singoli cittadini, debbano rendersi conto che non provare a invertire queste abitudini dannose per la nostra salute sarebbe assurdo e criminale. Nei confronti delle persone ma anche della collettività e della nostra responsabilità sociale. Oggi, grazie alle evidenze scientifiche ed epidemiologiche frutto di anni di ricerche, ci troviamo davanti a una potenziale rivoluzione nell’approccio alla tutela della salute. Uso questo termine perché la sfida è quella di invertire le stesse priorità storiche della medicina, facendo della prevenzione primaria – e cioè quella legata alla riduzione dei fattori di rischio per la propria salute derivanti da stili di vita e abitudini sbagliate – l’arma più importante per stare in buona salute, rispetto alla tradizionale prevalenza della “cura”? contro le malattie, considerate evenienze inevitabili. Oggi sappiamo che molte malattie, mortali o comunque croniche e invalidanti, si possono invece evitare, anche solo cambiando le nostre abitudini. Da qui nasce il nostro programma “Guadagnare salute”? un vero e proprio libro bianco per la promozione di scelte di vita salutari che è frutto del lavoro di ben nove ministeri approvato oggi dal Consiglio dei Ministri.

Con questo progetto ci siamo posti un obiettivo: quello di rendere facili le scelte salutari, con un approccio di fatto opposto a quello britannico. La nostra scelta è quella del convincimento e dell’alleanza tra i diversi attori delle varie filiere coinvolte. Dalle aziende alimentari, al mondo della scuola e del lavoro. Ma anche dei tabaccai e dei produttori di bevande alcoliche e delle grandi catene di ristorazione.

Un’altra caratteristica del progetto è la sua intersettorialità. Si è infatti compreso che interventi monotematici – contro il fumo, contro l’alcol, contro l’obesità, ecc. – sono poco efficaci sia perché spesso i fattori di rischio per la salute sono tra loro promiscui ma anche perché è ormai acclarato quanto sia preponderante nelle scelte salutari il contesto complessivo delle condizioni di vita di ciascuno di noi.

E ciò vale per tutte le politiche di promozione di corretti stili di vita: da quelle per favorire la mobilità e l’attività fisica a quelle per sostenere il consumo di frutta e verdura o per ridurre la concentrazione di sale, zuccheri e grassi negli alimenti e per avere diete più equilibrate nelle grandi ristorazioni collettive o per scoraggiare il fumo e il consumo di alcol, e così via.

Siamo di fronte a un vero programma quadro di iniziative, azioni, alleanze e di comunicazione diretta ai cittadini, in grado di affrontare in modo globale i quattro grandi fattori di rischio per consentire al Paese di guadagnare salute, aiutando contestualmente la sostenibilità del Ssn, sia in termini economici che di efficacia dei propri interventi?. 

Livia Turco
Ministro della Salute

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