Chi inquina paga? Non in Italia
Thursday, 6/3/2008La Commissione europea, accogliendo una denuncia del WWF Italia, ha inviato una “lettera di messa in mora“ all’Italia per “essere venuta meno agli obblighi“ di applicazione dell’importantissima Direttiva Europea  sulla responsabilità ambientale in materia di prevenzione e riparazione del danno ambientale� (Direttiva 21 aprile 2004, n. 2004/35), avendola recepita in maniera distorta con il Decreto legislativo 152/2006 (Riordino della normativa ambientale).
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La Direttiva n. 2004/35 è la più importante legge europea per l’applicazione del principio “chi inquina paga� : un obbligo per tutti gli stati membri dell’Unione Europea di garantire che, nel caso di gravi danni ambientali  (inquinamenti industriali e danni alla salute che da questi derivano, distruzioni di aree naturali,  inquinamenti dell’aria, delle acque, dei terreni, etc. ) , questi vengano “riparati� a spese non della collettività  che li subisce , ma di chi ha provocato il danno all’ambiente.
E’ un principio di civiltà e di responsabilizziamone di chi provoca distruzioni ambientali e mette in serio pericolo la nostra salute.
“L’Italia, invece di adeguarsi ed imporre regole rigide che tutelino salute ed ambiente, nonché le tante imprese ed industrie italiane che hanno le carte in regola , ha emanato una nuova disciplina sul risarcimento del danno ambientale approvata con il famigerato “ecomostro giuridico� di riordino delle leggi  ambientali italiane. Tale decreto – dichiara il WWF - oltre ad essere non conforme alla Direttiva europea crea un sistema che regala una illegittima ed ingiustificata   impunità  ai grandi inquinatori,  una sorta di “amnistia � che, con diversi e complessi cavilli , deroghe ed esclusioni,  cancella in molti casi anche le responsabilità civili e penali ed i conseguenti obblighi di risarcimento del danno ambientale� .
Secondo il WWF per il Governo Prodi questa è l’ultima occasione per rimediare ed approvare immediatamente in Consiglio dei Ministri la modifica alle regole sul risarcimento del danno ambientale, così come richiesto più volte dalla Commissione di riforma del Decreto 152 del Ministro dell’ambiente, ed evitare una doppia beffa ed un doppio danno agli italiani: pagare per i danni ambientali subiti e pagare le multe milionarie che potrebbero arrivare dall’Europa se non si blocca la procedura di infrazione.