Barbarossa
Sacrificare qualcosina di storico per la finzione cinematografica passi pure, ma così è troppo! Nel film Barbarossa la storia, quella vera, è un optional, le scenografie sono da fumetto, i costumi da pret a porter. Le visioni di Eleonora sono in linea con le più attuali tendenze seriali della televisione, le scene sanguinolente (taglio della mano e dell’orecchio, sgozzament ecc ecc) dopo un primo ribrezzo lasciano il posto alla riflessione sui progressi della chirurgia mentre la paura per le epidemie (nel film si parla della peste) segna una sorta di “continuità storica” con l’attuale paura per le pandemie. Insomma, pur cercando con cura fra le pieghe della pellicola di Martinelli non si ravvisa nulla del capolavoro intravisto dai committenti. Peccato! Per il regista, per l’occasione mancata, per lo spreco di danaro . Bravi, però, gli attori. E i doppiatori ( il film è stato girato in inglese). Così il grido di Alberto da Giussano “Libertàààààààà!” (che vorrebbe siglare l’epopea leghista ) si conficca in modo indelebile non nelle orecchie bensì negli occhi dello spettatore costretto per qualche secondo a fissare la bocca di Raz stranamente spalancata al grido di Freeeeeedom!
Comunque, il film Barbarossa - che parla di Alberto da Giussano che combatte contro i tedeschi che massacrano la sua gente tradita da un milanese - non è adatto ad un pubblico di bambini.