Aria inquinata in classe

Nelle aule delle scuole italiane i ragazzi respirano male. Il tasso di inquinamento è più alto tra i banchi scolastici che nelle trafficate strade cittadine. E’ quanto emerge dai dati rilevati dallo studio “Qualità dell’aria nelle scuole, un dovere di tutti, un diritto dei bambini”, promosso dal ministero dell’Ambiente in collaborazione con l’Ispra e Federasma.

Le analisi e i sopralluoghi nelle scuole, effettuati dagli organizzatori, in sinergia con alcune Agenzie ambientali (Lombardia, Lazio, Piemonte, Sardegna, Sicilia ed Emilia Romagna) hanno dimostrato le interazioni esistenti tra inquinamento esterno e indoor: traffico, fermate di autobus e altre fonti fanno salire i valori delle polveri sottili ( PM10) che, entrando nelle aule, raggiungono concentrazioni anche superiori agli 80 µg/m³ (per l’outdoor, la soglia è di 40 µg/m³). Un ulteriore contributo interno alle polveri arriva anche dall’uso del gesso per la lavagna che continua ad essere usato in tutte le scuole. 

L’aria “viziata” dalle ore di lezione, le polveri sottili e la formaldeide (un gas emesso dagli arredi interni) inquinano l’ambiente interno rendendolo più pericoloso dell’esterno in particolare per asma e allergie. Inoltre, umidità,  cattiva ventilazione e caldo fanno aumentare anche altri allergeni come acari, muffe e pollini, oltre a provocare l’aumento della concentrazione di alcuni inquinanti chimici volatili. 

In Italia,  degli oltre  1000 bambini intervistati in 55 classi di 13 scuole in 6 diverse Regioni, quasi il 30% soffre di rinite allergica e il 20 % tossisce frequentemente, spesso anche la notte ( 14%).  

Non è quindi solo la qualità dell’aria per le strade un problema da capire e gestire, ma anche quella dentro le nostre case e le nostre scuole, luoghi dove i bambini trascorrono la maggior parte del loro tempo. 

Il lavoro condotto dagli esperti italiani non si è fermato solo al monitoraggio degli inquinanti, ma è andato oltre, fornendo suggerimenti utili ad una prevenzione efficace. 

Tanti gli accorgimenti a costo zero per evitare l’aria viziata,  l’accumulo di polveri e  di sostanze chimiche. Dalla scelta degli arredi all’uso di vernici ecoattive, che trasformano le sostanze inquinanti in residui innocui (sali minerali, calcio, etc), fungendo da agenti anti-inquinanti e antibatterici. 

Dall’aprire spesso le finestre, organizzare le pulizie la sera e appendere i cappotti fuori fino alla sistemazione nelle scuole ma anche a casa di piante “mangia-veleni” in grado di metabolizzare le sostanze dannose. La Felce di Boston, ad esempio, capace di rimuovere  la formaldeide dall’ambiente al tasso di 20 microgrammi/ora o l’Areca che riduce, al tasso di 19 microgrammi/ora, xilene e toluene presenti all’interno ma ci sono anche gerbere, crisantemi, filodendri e pothos che riescono a svolgere al meglio il loro ruolo. 

Lo studio nazionale si inquadra nell’ambito del progetto internazionale SEARCH (School Environment And Respiratory Health of Children) promosso e finanziato dal Ministero dell’Ambiente, in collaborazione con il REC (Regional Environmental Center for Central ad Eastern Europe), per valutare l´esposizione ai principali inquinanti all´interno degli edifici scolastici e promuovere aria pulita nelle scuole. Un lavoro che, a livello europeo, ha visto la misurazione con protocolli comuni standardizzati degli inquinanti indoor in 243 scuole di 6 Paesi diversi ed ha analizzato la funzionalità  respiratoria (spirometrie) di oltre 5.000 bambini tra gli 11 e i 12 anni. 

Fonte: ISPRA 

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