La “Carta di Roma” contro gli abusi sull’infanzia
A 20 anni dalla ratifica della Convenzione sui diritti del Fanciullo, giovedì 3 novembre, nella sede del Senato, per il forum internazionale The World’s Children and the Abuse of Their Rights, è nata la “Carta di Roma”, un documento operativo e condiviso per la tutela dei bambini che sarà adottato a livello internazionale da Governi e Comunità Religiose, contro gli abusi dell’infanzia e per mettere a segno una nuova strategia contro le violenze subite dai bambini.
Il ministro della Giustizia Nitto Francesco Palma si è soffermato sulla direttiva contro lo sfruttamento sessuale approvata dal Parlamento Europeo, uno strumento fondamentale contro la pedofilia online, ribadendo che l’Italia è dotata da tempo di strumenti normativi importanti contro le violenze sui minori, contro la pornografia minorile, la prostituzione e lo sfruttamento di minori.
Secondo alcune stime dell’Icmec (International Centre for Missing and Exploited Children) ogni anno scompaiono 8 milioni di bambini, mentre circa 1,8 milioni restano vittime di sfruttamento sessuale. Almeno 1 ragazza su 5 e 1 ragazzo su 10 sono vittime di molestie sessuali prima dell’età adulta.
Dal 2009, anno in cui è stato attivata la linea 19696 di Telefono Azzurro, sono state gestite dalla Onlus 570 situazioni di abuso sessuale (giunte alla linea 19696 di Telefono Azzurro e al 114 Emergenza Infanzia), ovvero, in media, 191 casi all’anno.
Nello stesso periodo di riferimento, il servizio di Telefono Azzurro, ha accolto 5.768 segnalazioni: il 26% si riferiva a materiale pedopornografico. Per quanto riguarda invece il fenomeno dei minori scomparsi, Telefono Azzurro dall’attivazione, in Italia, nel 2009 del Servizio 116000 (numero unico europeo per i bambini scomparsi) ad oggi ha gestito 235 segnalazioni relative a casi di scomparsa, 153 di avvistamento e 50 di ritrovamento. Dai dati dell’Associazione emerge, inoltre, che il 52% dei bambini scomparsi è di sesso femminile, mentre il 66% ha un’età compresa tra zero e dieci anni
Fonte: Ministero della Giustizia