Archivio di 1/1998

palatino: il palazzo di Roma

Monday, 5/1/1998

 PALATINO: IL PALAZZO DI ROMAAlto sul colle omonimo si erge il Palatino, il quartiere dell’antica Roma dove, secoli orsono, c’erano i Palazzi con la P maiuscola, quelli cioè degli imperatori.  Strano ma vero: palazzi e palazzine attuali prendono il  nome proprio dal rione più chic della Roma imperiale, in latino “Palatium”. Duemila anni di storia (forse ancora di più perchè è qui, si racconta, che Romolo e Remo furono allattati dalla lupa…) non hanno sciupato la magia del luogo. Come in un incantesimo, salita la rampa che parte dall’entrata principale su Via di San Gregorio (trafficatissima) eccovi in mezzo alla campagna. Camminando, camminando incontrerete i ruderi dei maestosi palazzi, un vero e proprio stadio per corse di cavalli, la casa di Augusto e lo splendido “giardino d’inverno” (aprirà, dopo il restauro, alla fine di questo mese) cioè la casa di Livia: un tripudio di uccelli, alberi e fiori. C’è poi il palazzo di Domiziano, con la sua parte pubblica (Domus Flavia) e quella privata (Domus augustana): per trecento anni, dall’81 dopo Cristo in poi, vi abitarono tutti gli imperatori romani. E il bello è che, per costruirlo, l’architetto Rabirio dovette appiattire (con tonnellate e tonnellate di terra!) la cima occidentale del Colle, chiamato Germalus. Tutto potevano, allora, gli imperatori romani!
Secoli dopo (siamo nel Millecinquecento) pecore e capre brucano l’erba tra le rovine. Il cardinale Alessandro Farnese, nipote del Papa, acquista la casa di Tiberio, la ricopre di terra e, voilà, ecco sorto il primo orto botanico romano. Ancora adesso gli “Horti Farnesiani” (dominano il Foro romano, con i due padiglioni Farnese a far da sentinella) sono una goduria per gli occhi e per lo spirito. Vi si trovano querce e acacie, papiri e castagni. E uccelli (persino un picchio al lavoro!) che svolazzano qua e là.  Noi di Giacomino, in settembre, abbiamo fatto una scorpacciata di corbezzoli. Erano belli rossi sangue, tondi e spinosetti, come i loro cugini sardi… ma eravamo al Palatino!

Le entrate al Palatino (comprate da bere e da mangiare fuori, perché dentro non troverete nulla!) sono due. La prima è attraverso il Foro, utilizzando l’ingresso che dà sul Colosseo. In questo caso ci si trova proprio sotto i padiglioni Farnese e occorre andare a ritroso. La seconda è sulla Via di San Gregorio, a due passi dal Colosseo. Il biglietto costa 12 mila lire, ma i bimbi non pagano. Per arrivarci, usate la Metro B. Va benissimo anche il 117, il piccolo autobus elettrico. 
 
 
 

canale monterano: una gita sulfurea

Monday, 5/1/1998

parchi

CANALE MONTERANO: “UNA GITA SULFUREA”A nord di Roma, vicino al Lago di Bracciano, c’è un posto magico. E’ Canale Monterano, un luogo di sogno e di pace, dove passare, con i vostri bambini, una domenica tra i boschi e per di più visitando una cittadella abbandonata e una chiesa sconsacrata che, desolata, si erge in mezzo a un prato spazzato dal vento. Una volta giunti al paese di Canale Monterano (se non avete portato il pranzo al sacco, procuratevelo, acqua compresa!) seguite l’indicazione (piegando giù per la vallata) che vi condurrà al parco dove vi attende uno di quei cartelli lignei, con tettuccio, pieni di scritte colorate con tutte le informazioni per l’escursionista. Dopo esservi informati a dovere, seguite la strada in discesa orlata di castagni. Vi troverete, d’improvviso (ma l’odor di uova marcio è inconfondibile!), in una vallata ricca di polle di acqua sulfurea. Non dimenticatevi di visitare - è sulla sinistra - la grotta neolitica: vi abitavano i nostri antenati e ci hanno lasciato persino delle scalette scavate nella pietra. Per raggiungere il vecchio abitato, che fu strategico fortilizio in epoca rinascimentale, Giacomino vi consiglia di prendere la “tagliata etrusca”. Ed eccovi immersi in un’atmosfera surreale e suggestiva. Camminerete per una gola strettissima, tagliata (appunto) nella roccia umida e terrosa. In alto, sollevando lo sguardo, vi farà l’occhietto il cielo ricamato dalla vegetazione rigogliosa. Camminando, camminando, eccovi all’antico borgo, oggi restaurato, dopo anni di abbandono. Si dice che nell’antica cattedrale sconsacrata e in rovina, di notte, si celebrassero fino a pochi anni fa messe nere. Noi di Giacomino qualche anno fa ci trovammo, credeteci oppure no, soltanto una placida mucca.

Partendo da Roma, per andare a Canale Monterano prendete la via Cassia fino a La Storta, poi imboccate la Braccianense e percorretela fino a Manziana. O meglio fino a mezzo chilometro prima perché, per evitare il paese (peraltro davvero carino), dovrete prendere il bivio per Oriolo e Tolfa. Macinato un chilometro, vi troverete a Borghetto Quadroni: girate a sinistra, verso Tolfa. Canale Monterano è a 10 chilometri scarsi.
 

i sogni son desideri

Monday, 5/1/1998

I SOGNI SON DESIDERI
di Francesca RicevutoEra un sogno e si è realizzato. Quarantacinque bambini serbi sono stati accolti con grande entusiasmo Mercoledì 20 Ottobre al Bioparco di Roma.
Sono le 11:30 quando il pullman arriva a Villa Borghese e già da dietro i finestrini tante manine salutano Mihajlovic. Il calciatore (serbo, ma anche idolo dei tifosi della Lazio) è lì ad attenderli, pronto a firmare autografi su magliette e cappellini e a posare per fotografie di gruppo. Assieme a lui, il personale del Bioparco,  i  volontari e il presidente dell’Associazione “Un ponte per…” che dal 1991, dopo i bombardamenti in Iraq, presentandosi come “Un ponte per Baghdad”, opera in molti paesi in via di sviluppo. Nel caso attuale va ricordata invece la collaborazione con la Croce Rossa di Belgrado. 
I bambini, provenienti quasi tutti dai dintorni della capitale serba, dopo essere stati ospiti per una settimana della Provincia di Viterbo, in una colonia a Tarquinia, hanno conosciuto gli alunni della Scuola Elementare “Montessori” di Roma. Qui hanno espresso i loro desideri, ai quali, grazie al direttore che ha contattato l’ex zoo, si è riusciti a dare risposta.
 Un’insegnante ci racconta l’esperienza di questo gemellaggio facendoci capire che la comunicazione tra bimbi, anche di lingue e culture differenti, non è certo difficile. “Hanno giocato e svolto assieme svariate attività, utilizzando materiali quali la sabbia colorata”, ci dice. Nonostante i drammi che portano dentro , drammi che a nessuno di noi viene difficile immaginare, e la consapevolezza di dover tornare presto a “casa”, i piccoli serbi hanno volti sereni e scherzano allegramente. Rimangono anche colpiti da un leone che ruggisce e dalla varietà di specie animali ospitate dal Bioparco, molte delle quali mai viste e quindi oggetto dei loro sogni. Nella nascente struttura, dedicata a conservazione, educazione e ricerca, dove si possono ammirare mammiferi, rettili e uccelli, tanti spazi richiamano l’attenzione dei visitatori e diverse aree didattiche hanno fornito validi supporti alle spiegazioni degli assistenti didattici. Ottimo l’aiuto dei volontari serbi pronti a tradurre per i giovani ospiti. La gita si è conclusa con il pranzo nella “casa delle giraffe” ma ricordiamo che all’interno del parco c’è anche uno spazio per i più piccoli gestito dalla Coop. “Il flauto magico”. 
E’ una giornata un po’ grigia ma la gioia è tanta. Un desiderio, anzi, quarantacinque desideri si sono avverati.
 
 

una scampagnata…a Roma

Monday, 5/1/1998

parchi

Una scampagnata… a Roma
DI Bendetta de VitoC’è un parco immenso, a due-passi-due da San Giovanni, dove si può stare all’aria aperta e magari mangiare un panino tra cavalli e pecore. E’ il parco della Caffarella che comincia lambendo la Via Cilicia (all’altezza della Porta di San Sebastiano) e arriva fino alla tomba di Cecilia Metella (volendo si può fare tutto il tragitto a piedi, ma che fatica!). Passeggiare per il parco della Caffarella è come fare un passo indietro nella storia, nell’agro romano del marchese del Grillo: pensate che, nel vecchio casale della Vaccareccia (cioè nel bel mezzo del parco) si può persino comprare la ricotta! E che cosa dire poi dei girini che, a primavera, compiono la loro metamorfosi nelle magre acque del fiumicello Almone? Spiarli è un’emozione grande. Insomma, una bellezza e per di più raggiungibilissimo. Giacomino vi consiglia di entrare da via Bitinia che si imbocca girando sulla sinistra, una volta attraversate piazza Galeria e il ponte sulla ferrovia. Tutto questo, bisogna precisarlo, se non avete carrozzine o passeggini al seguito. I piccolini, portateli nello zainetto o in marsupio. Per arrivare al fiumicello Almone e ammirare la vegetazione e i pioppi d’argento (che in primavera seminano le felliniane “steline”) nonché i girini, occorre superare la valle dei cani, costeggiare le piccole aziende agricole recintate e scendere fin dove un tronco d’albero funge da ponte sull’acqua. E’ da lì che iniziano i campi, guardati a vista, ohinoi, dalle palazzine degli anni Sessanta. Di solito,  nel campo sulla destra, pascolano i cavalli. Per vedere il gregge della Vaccareccia  (attenti ai maremmani da guardia!) occorre attraversare i campi sulla sinistra e raggiungere il casale. Se la  dea bendata è di buon umore, poi, si può assistere alla nascita di un agnellino! 

Autobus consigliati: 628 e 4. La fermata più vicina a piazza Galeria è su Via Satrico.
Un altro ingresso dà su Via di Vigna Fabbri e si entra all’altezza della Vaccareccia.  In questo caso, si consiglia la Metro A fino al Largo dei Colli Albani 
 
 
 
 
 
 

Spazio ai bambini

Monday, 5/1/1998


 
 
 

Spazio ai bambini

All’interno dei Bioparco è stata allestita una specifica area per i bambini che – durante i week end – possono fare giochi e attività in compagnia di operatori qualificati. Possono, per esempio, farsi truccare il viso da farfalla o da tigre, o ricostruire un puzzle per conoscere la natura, oppure creare e colorare le uova degli uccelli e dei rettili e sistemarle nel nido giusto.

E per i bambini che non riescono a stare a lungo lontano dagli animali, c’è una stimolante formula di abbonamento (per tre mesi o per tutto l’anno) ai servizi del Bioparco, con la quale si può usufruire di un ingresso gratuito anche per il proprio accompagnatore.
 


 

Fiocco rosa e fiocco azzurro: i cuccioli del Bioparco

Quest’anno, al Bioparco, la nursery è stata davvero affollata: un piccolo daino, sette cuccioli di licaone, il baby Yak, l’ippopotamina Liberia. E i bambini sono letteralmente impazziti per loro! Cuccioli tra i cuccioli, si divertono a spiare come prendono il cibo dalla loro mamma, come se la cavano con gli imprevisti, come imparano a ubbidire e come giocano con i visitatori del Bioparco. Uno spettacolo nello spettacolo.

Liberia – così si chiama l’Ippopotamo pigmeo nato il 29 maggio scorso – rappresenta una speranza per questa specie fortemente minacciata di estinzione a causa della deforestazione e dell’insensata caccia all’avorio dei suoi denti. Figlia di Omero e di Pupa - nata il libertà e, quindi, con un grande patrimonio genetico - forse un giorno potrà dare alla luce nuovi cuccioli che andranno a ripopolare quelle foreste e quelle paludi nelle quali, oggi, sono rimasti solo qualche migliaio di individui.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

archivio - anno 1998 Iniziativa del bioparco contro l’abbandono delle testuggini acquatiche

Monday, 5/1/1998

 


Estate 1998 - Iniziativa del Bioparco contro l’abbandono delle testuggini acquaticheAvete anche voi una piccola tartaruga d’acqua? Di quelle che si comprano a dieci mila lire in qualsiasi negozio di animali? Beh, se ne avete una nella vaschetta, ed ora che andate in vacanza non sapete come sistemarla, portatela al Bioparco di Roma. Il Giardino zoologico e l’Ufficio per i Diritti degli Animali del Comune organizzano una iniziativa di sensibilizzazione contro l’abbandono delle testuggini dalle guance rosse (testuggini acquatiche della Florida). Sono animali deliziosi, che crescono senza dare troppi fastidi nella loro vaschetta. Mangiano gamberetti e dopo un paio d’anni che nuotano nel piccolo “lago” a loro disposizione, tentano senza mai arrendersi, la fuga. Questi animali - se vengono rilasciati in ambienti naturali - possono provocare gravi danni alla nostra fauna, oltre a correre il rischio di non sopravvivere.
A partire da giovedì 5 giugno 1998 fino a venerdì 13 luglio 1998 il Bioparco di Roma accoglie le testuggini che vengono consegnate insieme ad un certificato medico che dichiara che sono immuni da enterobatteri patogeni e parassitosi. Alcuni esemplari di testuggini - ospitate nel nuovo laghetto del bioparco - verranno rilasciate simbolicamente nel lago Domenica 8 luglio 1998 alle ore 11.00


 
 
 

     

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squali al computer

Monday, 5/1/1998

 
Squali al computer

Amate gli squali ma non sopportate il loro alito?
Allora
entrate in questo sito dove una web cam è sempre puntata sugli squali dell’Acquario del New Jersey
e potete vedere i terribili “pescioloni” muoversi proprio davanti il vostro schermo

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collari elettrici

Monday, 5/1/1998


COLLARI ELETTRICI:
IL GOVERNO PROMETTE PUGNO DI FERRO 
CONTRO I TORTURATORI DI CANIIl Governo promette il pugno di ferro contro i torturatori di cani. Lo ha assicurato il sottosegretario alle Politiche agricole e forestali Paolo Scarpa Bonazza Buora, rispondendo a Montecitorio a una interpellanza urgente presentata dalla deputata verde Luana Zanella.

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pagina verde

Monday, 5/1/1998

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24 GIUGNO
LA NOTTE DELLE STREGHE
A ROMA
TRA LUMACHE E IPERICOLa notte del 24 giugno, a Roma, si festeggia una Halloween nostrana, fatta di antichi sapori e tradizioni. Con l’arrivo dell’estate, canti e baldoria accompagnavano le serate dei nostri antenati che - con riti e goliardia - scacciavano le streghe che si davano appuntamento proprio il 24 giugno nei prati davanti alla Basilica di San Giovanni .
E come le scacciavano? Con il fuoco. 
Così, tra Santa Croce in Gerusalemme e la Basilica lateranense si accendevano i “fuochi di San Giovanni”, e si faceva un gran baccano, con campanacci e campanelli. Aglio, mazzetti di spigo e garofani nelle tasche tenevano lontane le streghe. Sale e scope sui davanzali  proteggevano le case. E mentre le streghe contavano i granelli di sale e i fili di saggina, la luce dell’alba le avrebbe annientate. Come in ogni festa che si rispetti, poi, i romani non mancavano all’appuntamento con la buona tavola. Nelle osterie di San Giovanni si banchettava con lumache condite con aglio, pomodoro e peperoncino, perché le corna dei piccoli molluschi significavano discordia: mangiandole, si eliminava anche la discordia che finiva nello stomaco insieme ad ogni rancore.
 
 
 

L’Iperico o “Erba di San Giovanni
Ciao bambini, siamo finalmente arrivati a giugno, questo è proprio un bel mese, finiscono le scuole, le giornate sono diventate lunghissime e il 21 giugno, per noi che abitiamo nell’emisfero nord della terra è il giorno del solstizio d’estate, cioè il giorno più lungo dell’anno.
Insomma inizia l’estate, tempo di mare, di montagna, di vacanze e soprattutto di sole!!

In questo mese in cui si festeggia il sole voglio parlarvi di una pianta solare per eccellenza: l’Iperico o “Erba di San Giovanni”. Questa piantina selvatica con piccoli e vivaci fiorellini gialli a 5 petali di forma stellare e tante piccole foglioline punteggiate da minuscole e numerosissime ghiandoline traslucide, visibili ad occhio nudo, contiene un prezioso olio resinoso rosso e giallo, con il quale un tempo si tingeva la lana grezza. Fiorisce da fine giugno ad agosto inoltrato e la possiamo trovare nei campi incolti, lungo i fossati, vicino a vecchi muri o nelle boscaglie dal mare fino alle zone montane in tutta Italia.

A Roma è presente in tutti i Parchi cittadini e in quasi tutti i luoghi “verdi” della città, siano essi aiuole, giardinetti o piccoli prati incolti ed è facile incontrarla anche lungo i bordi delle strade.
Dovete sapere che nell’antichità l’Iperico era sacro a Giove e da sempre questa pianta è il simbolo della “luce che disperde l’oscurità” e scaccia: streghe, diavolacci, spiritelli dispettosi, fantasmi, malinconia, depressione incubi e “compagnia brutta”!

Proprio per questo motivo l’Iperico è conosciuto anche con il nome di “cacciadiavoli” o “cacciaguai” e per poter sfruttare al massimo i suoi numerosi poteri, questa magica pianta doveva essere raccolta la notte di San Giovanni, tra il 23 e il 24 giugno o il giorno della festa alle 12,00 in punto.

Fino a pochi anni fa in quel periodo veniva allestito un mercato di erbe davanti alla Basilica e si potevano comprare oltre all’Iperico anche Aglio, Cipolla, Lavanda, Mentuccia, Biancospino, Corbezzolo, Artemisia, Ruta e Rosmarino.
Con alcune di queste piante si preparava e si prepara ancora nelle campagne intorno a Roma “l’acqua di San Giovanni” esponendo fuori dalla finestra, per tutta la “notte miracolosa”, una bacinella d’acqua con foglie e fiori profumati di lavanda, iperico, mentuccia, ruta e rosmarino. 
La mattina della festa tutte le donne di casa, dalle nonne alle bambine, si lavavano con quest’acqua benedetta dal Santo, assicurandosi così una buona salute e una pelle liscia e profumata. 

Le ragazze che volevano sposarsi entro l’anno dovevano pensare intensamente all’amato mentre si lavavano con l’acqua di “San Giovanni” la mattina del 24 giugno e alle persone che soffrivano di incubi veniva consigliato di mettere un ramoscello di fiori d’Iperico sotto al cuscino. 
Veniva anche appeso sulle porte delle case per tenere lontano guai e streghe e sui tetti per tenere lontano i fulmini.

Pare che sia stato usato con successo anche per cacciare dispettosissimi fantasmi da antichi castelli inglesi e lo si bruciava come incenso nelle stalle per proteggere gli animali. Con l’Iperico possiamo preparare un “potentissimo” olio, utile per lenire scottature, eritemi solari, cicatrizzare ferite e lenire dolori reumatici. Provare per credere!!!
 
 
 

OLIO D’IPERICO:

Cercate questa pianta insieme ad una persona esperta, una nonna va benissimo, e raccogliete le sue sommità fiorite ed anche le piccole foglioline vicine ai fiori solo in prati puliti lontani da strade frequentate da macchine, possibilmente fuori città. Non raccogliete tutti i fiori, ma solo qualcuno qua e là, altrimenti il prossimo anno in quel luogo l’Iperico non crescerà più.
Mettete tutti i fiori e le foglioline in un barattolo di vetro scuro e ricopriteli con olio extra vergine di oliva spremuto a freddo, ponete il barattolo in un luogo assolato, scuotetelo ogni tanto facendo attenzione che l’olio ricopra tutta la pianta. Dopo 2 mesi di macerazione, filtrate questo prezioso olio che nel frattempo sarà diventato di un bel rosso scuro e imbottigliate in piccole bottiglie di vetro marrone, attaccate le etichette con il nome del preparato e la data di preparazione. Sarà ottimo per i prossimi 2 anni

Ciao!

La vostra erborista, Patrizia Stocchi
 

 

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inquinamento elettromagnetico

Monday, 5/1/1998

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Inquinamento elettromagnetico 
         Sapreste fare a meno della televisione, magari proprio quando c’è la partita della vostra
      squadra? E rinunciare al cellulare, al messaggino alla “morosa” e ai giochini che si fanno sulla
                                            tastiera? 
         Beh, bollette e schede ricaricabili a parte, per poter guardare la Tv e parlare al cellulare
        bisogna pagare un prezzo che si chiama inquinamento elettromagnetico. Si tratta di quelle
          onde che si sentono alla radio sotto forma di scariche e che sembra procurino qualche
       problema alla nostra salute. Su questo – sia ben chiaro – gli scienziati di tutto il mondo sono
      ancora divisi: c’è chi parla di gravi rischi per la salute e chi, invece, minimizza e dice che tutto
       sommato quelle scariche non fanno, poi, più male delle onde emesse da un phon, o da una
                                  lavatrice, o da una radiosveglia. 
             L’unica cosa certa sembra essere il fatto che - quando si parla di  inquinamento
        elettromagnetico - sembra più importante “fare rumore” che trovare una soluzione vera e
                              propria. E non si viene a capo di niente. 
         Tutti gridano NO ai ripetitori. Tutti si infuriano se le antenne vengono montate sopra la
            propria testa. E poi… tutti a guardare la televisione e a parlare con il telefonino! 
       Le associazioni ambientalisti ed anche molti cittadini hanno fatto e stanno facendo molto per
                     limitare i presunti danni dell’inquinamento elettromagnetico. 
      Chiedono ai politici di fare una legge che dica una volta per tutte come e dove possono essere
         messe le antenne e i ripetitori. Finora, però, i politici non sono riusciti ancora a mettersi
                        d’accordo e la legge quadro ancora non è stata fatta. 
      C’è un decreto ministeriale, però, il 381 del ‘98, che tenta di metter un po’ di ordine in materia
                   e indica i limiti per le antenne dei telefoni, delle radio e delle Tv. 
        Anche i Comuni -  spinti dalle proteste della gente che non vuole mettere a repentaglio la
       propria salute e quella dei propri figli - stanno prendendo misure per proteggere almeno i più
                         deboli dai rischi dell’inquinamento elettromagnetico. 
       A Roma, il Comune - già da qualche tempo - aveva approvato una delibera che diceva NO
        alle antenne a meno di 50 metri da ospedali, scuole e asili nido, e che imponeva di togliere
                         quelle già installate in queste aree, definite sensibili. 
       Una nuova delibera, varata a dicembre, è ancora più severa e dice che le antenne devo stare
                  distanti  almeno 100 metri dalle scuole, dagli asili nido e dai parchi. 
        In più dice chiaramente che per montare un’antenna sul terrazzo di un condominio ( o in
       qualsiasi spazio comune) è necessario che tutti, ma proprio tutti gli inquilini siano d’accordo. 
                           I giovani preferiscono il cellulare alla sigaretta 

       Da quando i giovani possono permettersi (grazie alla tessera prepagata) di avere un cellulare
      tutto per sè, il vizio del fumo tra i minorenni è in calo. Almeno in America. E questo, in verità,
      più per motivi economici che di ravvedimento. Come la sigaretta, anche il cellulare è in grado
         di dare ai giovani l’illusione di uno stile di vita da adulto. E il vizio del fumo è  passato in
       secondo piano perché le  novità tecnologiche dei telefonini costringono i giovani a spendere
                     tutti i soldi della paghetta per rimanere al passo con i tempi. 
         

 


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