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Televisione
Vietata la pubblicità nei cartoni della Rai
Friday, 8/6/2007
I cartoni animati e i programmi per i bambini della durata inferiore ai trenta minuti trasmessi sulle reti Rai non potranno essere interrotti da messaggi pubblicitari.
Inoltre sarà vietato far comparire, negli spot diffusi nelle fasce protette, i personaggi dei cartoni per evitare l’effetto richiamo che la loro apparizione produrrebbe sul giovanissimo pubblico.
E viene previsto l’obbligo di un segnale permanente di riconoscimento dei programmi non adatti ai più piccoli.
Sono alcuni dei “paletti” a tutela dei minori contenuti nel nuovo contratto di Servizio della concessionaria televisiva pubblica. Il documento è pubblicato in allegato al Dm Comunicazioni del 6 aprile 2007 («Approvazione del Contratto nazionale di servizio stipulato tra il ministero delle Comunicazioni e la Rai - Radiotelevisione italiana Spa per il triennio 2007-2009») sulla «Gazzetta» n. 123 dello scorso 29 maggio.
Il contratto di servizio vincola la Rai a un maggior impegno a favore delle persone con disabilità. Ogni rete dovrà trasmettere un telegiornale nella lingua dei segni. In più, entro il 2009, il volume delle sottotitolazioni dovrà raggiungere una quota pari ad almeno il 60% della programmazione complessiva.
Sulfronte della multimedialità, il contratto disciplina gli impegni assegnati alla Rai nell’ambito dello sviluppo di una strategia di valorizzazione della produzione editoriale e dei diritti audiovisivi sulle diverse piattaforme distributive (dal digitale terrestre all’lnternet)
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41ª GIORNATA MONDIALE DELLE COMUNICAZIONI SOCIALI
Thursday, 17/5/2007
Pontificio Consiglio delle Comunicazioni Sociali
41ª GIORNATA MONDIALE DELLE COMUNICAZIONI SOCIALI
Tema: “I bambini e i mezzi di comunicazione: una sfida per l’educazione.”
20 maggio 2007
Messaggio del Santo Padre
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Cari Fratelli e Sorelle,
1. Il tema della 41ª Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali, “I bambini e i mezzi di comunicazione: una sfida per l’educazione”, ci invita a riflettere su due aspetti che sono di particolare rilevanza. Uno è la formazione dei bambini. L’altro, forse meno ovvio ma non meno importante, è la formazione dei media.
Le complesse sfide che l’educazione contemporanea deve affrontare sono spesso collegate alla diffusa influenza dei media nel nostro mondo. Come aspetto del fenomeno della globalizzazione e facilitati dal rapido sviluppo della tecnologia, i media delineano fortemente l’ambiente culturale (cf. Giovanni Paolo II, Lett. ap. Il Rapido Sviluppo, 3). In verità, vi è chi afferma che l’influenza formativa dei media è in competizione con quella della scuola, della Chiesa e, forse, addirittura con quella della famiglia. “Per molte persone, la realtà corrisponde a ciò che i media definiscono come tale” (Pontificio Consiglio delle Comunicazioni Sociali, Aetatis Novae, 4).
2. Il rapporto tra bambini, media ed educazione può essere considerato da due prospettive: la formazione dei bambini da parte dei media e la formazione dei bambini per rispondere in modo appropriato ai media. Emerge una specie di reciprocità che punta alle responsabilità dei media come industria e al bisogno di una partecipazione attiva e critica da parte dei lettori, degli spettatori e degli ascoltatori. Dentro questo contesto, l’adeguata formazione ad un uso corretto dei media è essenziale per lo sviluppo culturale, morale e spirituale dei bambini.
In che modo questo bene comune deve essere protetto e promosso? Educare i bambini ad essere selettivi nell’uso dei media è responsabilità dei genitori, della Chiesa e della scuola. Il ruolo dei genitori è di primaria importanza. Essi hanno il diritto e il dovere di garantire un uso prudente dei media, formando la coscienza dei loro bambini affinché siano in grado di esprimere giudizi validi e obiettivi che li guideranno nello scegliere o rifiutare i programmi proposti (cfr Giovanni Paolo II, Esort. ap. Familiaris consortio, 76). Nel fare questo, i genitori dovrebbero essere incoraggiati e sostenuti dalla scuola e dalla parrocchia, nella certezza che questo difficile, sebbene gratificante, aspetto dell’essere genitori è sostenuto dall’intera comunità.
L’educazione ai media dovrebbe essere positiva. Ponendo i bambini di fronte a quello che è esteticamente e moralmente eccellente, essi vengono aiutati a sviluppare la propria opinione, la prudenza e la capacità di discernimento. È qui importante riconoscere il valore fondamentale dell’esempio dei genitori e i vantaggi nell’introdurre i giovani ai classici della letteratura infantile, alle belle arti e alla musica nobile. Mentre la letteratura popolare avrà sempre il proprio posto nella cultura, la tentazione di far sensazione non dovrebbe essere passivamente accettata nei luoghi di insegnamento. La bellezza, quasi specchio del divino, ispira e vivifica i cuori e le menti giovanili, mentre la bruttezza e la volgarità hanno un impatto deprimente sugli atteggiamenti ed i comportamenti.
Come l’educazione in generale, quella ai media richiede formazione nell’esercizio della libertà. Si tratta di una responsabilità impegnativa. Troppo spesso la libertà è presentata come un’instancabile ricerca del piacere o di nuove esperienze. Questa è una condanna, non una liberazione! La vera libertà non condannerebbe mai un individuo - soprattutto un bambino - all’insaziabile ricerca della novità. Alla luce della verità, l’autentica libertà viene sperimentata come una risposta definitiva al “sì” di Dio all’umanità, chiamandoci a scegliere, non indiscriminatamente ma deliberatamente, tutto quello che è buono, vero e bello. I genitori sono i guardiani di questa libertà e, dando gradualmente una maggiore libertà ai loro bambini, li introducono alla profonda gioia della vita (cf. Discorso al V Incontro Mondiale delle Famiglie, Valencia, 8 Luglio 2006).
3. Questo desiderio profondamente sentito di genitori ed insegnanti di educare i bambini nella via della bellezza, della verità e della bontà può essere sostenuto dall’industria dei media solo nella misura in cui promuove la dignità fondamentale dell’essere umano, il vero valore del matrimonio e della vita familiare, le conquiste positive ed i traguardi dell’umanità. Da qui, la necessità che i media siano impegnati nell’effettiva formazione e nel rispetto dell’etica viene visto con particolare interesse ed urgenza non solo dai genitori, ma anche da coloro che hanno un senso di responsabilità civica.
Mentre si afferma che molti operatori dei media vogliono fare quello che è giusto (cf. Pontificio Consiglio delle Comunicazioni Sociali, Etica nelle comunicazioni sociali, 4), occorre riconoscere che quanti lavorano in questo settore si confrontano con “pressioni psicologiche e dilemmi etici speciali” (Aetatis novae, 19) che a volte vedono la competitività commerciale costringere i comunicatori ad abbassare gli standard. Ogni tendenza a produrre programmi - compresi film d’animazione e video games - che in nome del divertimento esaltano la violenza, riflettono comportamenti anti-sociali o volgarizzano la sessualità umana, è perversione, ancor di più quando questi programmi sono rivolti a bambini e adolescenti. Come spiegare questo “divertimento” agli innumerevoli giovani innocenti che sono nella realtà vittime della violenza, dello sfruttamento e dell’abuso? A tale proposito, tutti dovrebbero riflettere sul contrasto tra Cristo che “prendendoli fra le braccia (i bambini) e imponendo loro le mani li benediceva” (Mc 10,16) e quello che chi scandalizza uno di questi piccoli per lui “è meglio per lui che gli sia messa al collo una pietra da mulino” (Lc 17,2). Faccio nuovamente appello ai responsabili dell’industria dei media, affinché formino ed incoraggino i produttori a salvaguardare il bene comune, a sostenere la verità, a proteggere la dignità umana individuale e a promuovere il rispetto per le necessità della famiglia.
4. La Chiesa stessa, alla luce del messaggio della salvezza che le è stato affidato, è anche maestra di umanità e vede con favore l’opportunità di offrire assistenza ai genitori, agli educatori, ai comunicatori ed ai giovani. Le parrocchie ed i programmi delle scuole oggi dovrebbero essere all’avanguardia per quanto riguarda l’educazione ai media. Soprattutto, la Chiesa vuole condividere una visione in cui la dignità umana sia il centro di ogni valida comunicazione. “Io vedo con gli occhi di Cristo e posso dare all’altro ben più che le cose esternamente necessarie: posso donargli lo sguardo di amore di cui egli ha bisogno” (Deus Caritas Est, 18).
BENEDICTUS XVI
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La Tv dei ragazzi non piace ai ragazzi
Thursday, 25/1/2007
I bambini italiani tra gli 8 e gli 11 anni ai programmi TV per ragazzi preferiscono i programmi per adulti, specialmente “Striscia la notizia” e “Camera cafè’.
Lo rivela una indagine condotta su un campione multiregionale di 1212 scolari e scolare di Sicilia, Toscana, Abruzzo, Veneto e Friuli Venezia Giulia dal prof.Francesco Pira, docente di comunicazione sociale e Pubblica all’Universita’ di Udine. I bambini copiano gli adulti anche in materia di preferenza multimediale. Come gli adulti, infatti, essi leggono poco, sono molto occupati da videogiochi e cellulari, non amano i telegiornali a loro destinati.
Il 34% degli intervistati - secondo la Ricerca che diventera’ un libro con la prefazione del ministro Livia Turco - legge da 1 a 5 libri l’anno; il 16% usa la mail;l’80% possiede videogiochi ed il 61% il cellulare che il 31% tiene acceso anche di notte; il 58% invia da uno a 3 sms al giorno.
I dati emersi sono stati confrontati con quelli di indagini precedenti e svolte anche da istituti di ricerca, associazioni di volontariato e di genitori e istituzioni.
Nella top ten dei programmi più seguiti, Mediaset fa manbassa. Il 68,73% vede Camera Cafe’, il 61,06% Striscia la notizia, il 59,24 i Simpson, il 57,34% Zelig, il 43,15% Le Iene, il 26,90% il Grande Fratello, il 24,67% Amici, il 20,71% la Melevisione della Rai, e sempre della tv pubblica soltanto il 18,89% il GT Ragazzi.
In coda alla classifica anche Uomini e Donne 9,5% e Centrovetrine 8,75%. Mtv con Playground ottiene il 13,04%.
“Si conferma il basso gradimento - spiega il coordinatore della Ricerca prof. Francesco Pira - dei programmi per ragazzi. I reality trovano spazio nella tv vista dai bambini a partire dal Grande Fratello. Ci troviamo di fronte a bambini “adultizzati” che guardano la tv degli adulti. In essa trovano modelli di riferimento nei quali riconoscersi e con i quali confrontarsi. E’ chiaro che se facciamo riferimento alle critiche che piovono da piu’ parti sulla televisione italiana, sull’invadenza di reality, le risposte che i bambini hanno fornito dovrebbero generare più di una reazione. Una piccola speranza puo’ arrivare dai palinsesti della tv satellitare”.
968 bambini su 1210 alla domanda possiedi videogiochi hanno risposto sì: il 90% maschi ed il 72% femmine. L’80% degli intervistati possiede videogiochi.
Analizzando la tipologia il genere avventura risulta il più gettonato con il 63,53% seguito da sport 58,65, combattimento 38,43%.
“Anche i gusti in fatto di videogiochi - sostiene Pira - sono sempre più vicini tra bambine e bambini. Sentendo maschi e femmine troviamo ai primi posti avventura e sport.
Nel caso degli scolari il primato va allo sport con il 68% seguito da quelli di avventura al 63%. Mentre le scolare prediligono l’avventura nel 63% dei casi contro lo sport al 48%”.
I bambini hanno raddoppiato il tempo che dedicano ai videogiochi rispetto ad una precedente indagine del 2001 ed e’ cresciuta anche la percentuale di bambini che gioca queste ore tutte di seguito. Dal 28% del 2001 al 32,5% del 2006.
L’89% del campione ha risposto di avere un computer. Il 60% ha dichiarato di non averlo in camera ed 40% si. Alla domanda, in che momento della giornata utilizzi il computer, i bambini hanno selezionato più opzioni con una predilezione nella maggioranza dei casi per il pomeriggio 78%, seguito dalla sera 40,6%. Il 72% dei bambini che possiedono un Pc dichiarano di stare al computer per un’ora ed un quarto, tutte di seguito il 57,4%.
“Poco più della metà dei bambini - sottolinea il Coordinatore della Ricerca - che possiedono un computer dichiarano di utilizzare internet. Alcuni scrivono espressamente di non utilizzarlo mai, di non avere una connessione o di usarlo di rado. Per coloro che hanno accesso a internet l’utilizzo prevalente e’ la navigazione nei siti, spesso per scopo di ricerca e supporto allo studio. Risponde infatti così il 69% del campione, chatta il 10%, utilizza email il 16% e partecipa a blog il 5%”.
Il 61% dichiara di possedere un telefono cellulare ed il 39% dice di non averlo.
Gli aspetti più rilevanti si evidenziano nel rapporto per macro aree. Al nord, unica eccezione, abbiamo un rapporto rovesciato, il 55% dichiara di non possedere il telefono cellulare a fronte di un 45% che dichiara di averlo. Al centro il 76% lo possiede con il 24%. Il massimo lo raggiungiamo al sud con addirittura il 90% di bambini che hanno il telefono e solo il 10% che non lo ha. I maschietti superano le femminucce: il il 70% di loro ha il cellulare. Le bimbe rispondono con un buon 65%.
“Questo dato - stigmatizza Francesco Pira - non ci sorprende vista la diffusione della telefonia mobile nel nostro paese, infatti quando abbiamo chiesto chi in famiglia possedesse il cellulare abbiamo rilevato delle percentuali che rasentano il 100%. Le mamme si assicurano il primato con il 93%, i papà con il 92%, fratelli e sorelle 47% e altri componenti il 16%. E il trend non cambia lungo lo stivale”.
I motivi per i quali il cellulare viene utilizzato vedono al primo posto l’invio di sms, al secondo per cercare un amico, quindi per scaricare musica e infine per inviare mms”.
Per quanto riguarda il numero delle ricariche mensile il campione dichiara di farne una (49%),due (26%) e tre (25%) con una spesa media di 12 euro.
I bambini che dichiarano di fare in media tra 1 e 3 telefonate sono il 63%, alcuni spiegando che lo usano poco o nulla o soltano per le emergenze. Il 21% dichiara di farne un uso piu’ intenso con piu’ di 5 telefonate. Il 16% che fa da 3 a 5 telefonate al giorno.
Il 58% invia da 1 a 3 sms al giorno, il 21% da tre a cinque, il 13% da 6 a 10, l’8%.
“Al termine di questa ricerca - conclude il prof. Francesco Pira - rileviamo come dai dati emerge chiaramente che la famiglia deve recuperare un suo ruolo fondamentale. Genitori e nonni, devono aiutare i bambini nel processo evolutivo senza presentare le nuove tecnologie come delle diavolerie incontrollabili. E poi la formazione. In Italia dobbiamo scoprire la magia e l’importanza della formazione permanente.
Le Istituzioni devono, come si sta già facendo in alcune regioni, programmare dei corsi di formazione per genitori sulle nuove tecnologie e dei corsi di aggiornamento per gli insegnanti. Educare gli adulti a comprendere i media perchè siano in grado di interpretarli e utilizzarli con figli e nipoti. Le tecnologie devono diventare patrimonio di tutta la famiglia e non soltanto dei piu’ piccoli per farli stare buoni”.
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Gentiloni: più tutela per i minori nei programmi TV
Tuesday, 23/1/2007
Offerta televisiva: i minori devono essere maggiormente tutelati . Lo ha chiesto il ministro delle Comunicazioni Paolo Gentiloni intervenendo alla presentazione della relazione annuale del Comitato per la tutela dei minori. «L’attività di contrasto e di controllo - sottolinea Gentiloni - deve riguardare sempre di più tutta l’offerta televisiva, che non è più quella generalista quotidiana sulla Tv analogica, ma ormai riguarda anche i canali satellitari e sempre di più riguarderà la Tv digitale e la Tv su internet. Il controllo e la difesa dei minori dovrà sempre più riguardare anche queste nuove piattaforme tecnologiche». Il ministro, però, ha anche precisato che la tutela dei minori in tv non può passare solo attraverso un’opera di repressione, sanzioni alle emittenti, a colpi di decreto o con filtri su Internet. «La Rai e le altre emittenti devono promuovere un approccio positivo alle nuove tecnologie - dice Gentiloni - che tenga conto della tutela dei minori. Sicuramente la Rai dovrà lavorare sulla sua programmazione in favore dei minori, e soprattutto per quanto riguarda la fascia degli adolescenti per i quali effettivamente manca una offerta di programmi ad hoc. Prendo atto comunque con soddisfazione, della decisione di inserire nei programmi della Tv digitale un canale riservato ai bambini».
Il presidente del Comitato di tutela per i minori Emilio Rossi, ha sottolineato come in quattro anni di attività siano stati esaminati 1.542 casi, con l’apertura di 453 procedimenti nei confronti delle diverse emittenti. I problemi? Segnalazioni per programmazioni a luci rosse, sulle quali le televisioni hanno dovuto fare marcia indietro. In una cinquantina di casi, inoltre, tramite l’Autorità per le comunicazioni sono state irrogate sanzioni pecuniarie, di cui la più alta è stata quella che ha riguardato il programma Rai «Domenica in», che ha visto una multa di 200mila euro. Per il resto le altre sanzioni hanno riguardato soprattutto film e più in generale la fiction, seguiti dai talk show e i reality show. Settantasette risoluzioni del Comitato hanno riguardato programmi Mediaset, 45 programmi Rai, 14 programmi di La7.
Parlando del nuovo disegno di legge da lui presentato in Parlamento, ha sottolineato gli elementi di difesa di minori sui quali punta. «Meno pubblicità durante la fascia protetta del pomeriggio - dice Gentiloni - un obbligo di programmazione per i minori, il divieto di trailer di programmi vietati ai minori durante la fascia protetta, e l’obbligo di trasmettere il bollino rosso durante tutti i programmi non adatti ai minori».
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In TV pochi programmi per i bambini
Monday, 30/10/2006
Reti televisive che ‘’snobbano'’ i piu’ piccoli, canali come Rai 1, Canale 5 e Rete 4 che non trasmettono neanche 5 minuti di cartoni animati al giorno, per non parlare di trasmissioni educative e pensate apposta per i piu’ piccoli. Al massimo la Tv generalista si limita a trasmettere, sostengono quasi 8 esperti su 10, ‘’programmi tranquillante'’, ma a dominare i palinsesti rimangono trasmissioni assolutamente disadatte ai piu’ piccoli. E’ quanto emerge da uno studio promosso da Meta Comunicazione, realizzato attraverso 80 interviste a psicologi, psicopedagogisti e l’analisi dei palinsesti delle principali reti generaliste (Rai, Mediaset e La 7), in base a tipologie di programmi, contenuti e tipo di target cui si rivolgono, comparati con quelli delle Tv tematiche satellitari.
Per psicologi e psicopedagogisti il piccolo schermo e’ diseducativo (57%), poco comprensibile (48%) e addirittura potenzialmente traumatico (43%) e la responsabilita’ e’ in parte dei genitori (31%), poco attenti e informati su quello che i loro figli possono vedere, ma soprattutto della caccia agli ascolti (48%), che fa trascurare ogni ‘’dovere sociale'’ a quello che e’ il piu’ diffuso dei mass media. Unica difesa, emerge dallo studio, e’ la fuga sul satellite, dove si moltiplicano canali e programmi pensati ad hoc per i piu’ piccoli: secondo il 62% degli esperti, infatti, la Tv educativa e’ solo quella che passa attraverso la parabola.
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La Tv è un efficace analgesico per i bambini
Friday, 18/8/2006
La televisione come analgesico contro il dolore nei bambini funziona. Lo ha accertato un esperimento condotto su 69 bambini dai sette ai dodici anni, divisi per gruppi, dal dottor Carlo Belleni del dipartimento di neonatologia del policlinico universitario delle Scotte di Siena. Il dolore di un esame, ad esempio un prelievo di sangue, viene superato grazie all’interesse che cartoni animati, in particolare quelli giapponesi, trasmessi da una televisione hanno suscitato nei bambini sottoposti all’esperimento i cui risultati sono stati pubblicati sul British Medical Journal.
“Abbiamo studiato gli effetti della distrazione riguardo il dolore - dichiara all’Agi il dottor Belleni- accertandone la differenza dei livelli quando non c’e’ alcuna distrazione, quando e’ presente la mamma, e quando c’e’ la televisione accesa”. In quest’ultimo caso il livello del dolore e’ risultato piu’ basso perche’ la televisione capta in maniera piu’ efficace l’attenzione dei bambini e genera anche piacere.
Uno stato d’animo che permette di rilasciare degli ormoni, le endorfine che hanno un’azione analgesica naturale per l’organismo umano. Sottolinea inoltre il dottor Belleni che “il nostro cervello ha dei meccanismi per i quali non riesce a mantenere piu’ stimoli contemporaneamente”. Evidentemente gli stimoli piacevoli dei cartoni animati in tv sono superiori a quelli del dolore di una puntura. Puo’ funzionare una tecnica simile anche negli adulti?. Belleni, che da anni si occupa del dolore nei neonati e nei bambini in questo caso non ha certezze: “Bisognerebbe vedere come catturare l’attenzione delle persone adulte”.
Agi
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Alla scoperta dei Papà da Favola. Che fine hanno fatto le mamme della Disney?
Tuesday, 30/5/2006
La recente uscita del Dvd Bambi2 – Il principe della Foresta - è stata accompagnata da un interessante studio dell’Università Cattolica del Sacro Cuore sul rapporto padre/figli nella filmografia disneyana “Padri da favola nel Mondo Disney�?. La ricerca, commissionata dalla Buena Vista Home Entertainment, è stata illustrata da Maria Rosaria Mancinelli, docente di Psicologia all’Università Cattolica di Milano, al Bioparco di Roma che, per l’occasione, ha organizzato un fine settimana “alla scoperta dei segreti di Bambi e dei suoi amici�?. Non a caso. Il DVD (insieme allo studio e al week end al Bioparco alla scoperta del cerbiatto e dei suoi amici) non è solo la seconda puntata di Bambi. Il contenuto (la storia di Bambi e del suo papà che si trova – impreparato – a gestire il ruolo di educatore in prima persona perchè non può delegare ad altri il compito di crescere suo figlio) e il mezzo (il supporto digitale) vogliono ribadire l’importanza del “fare insieme�?. Guardare un film insieme per commentarlo insieme, per ridere insieme, per condividere le emozioni e riscoprirle nelle espressioni stupite, negli abbracci impauriti, nelle risate fragorose dei bambini. Lo studio – la sintesi è all’interno del DVD Bambi2 - ha evidenziato le relazioni tra genitori e figli e le varie “specie�? di papà presenti nelle ultime pellicole disneyane. Dal padre inesperto di Chiken Little, a quello “presente ma non troppo�? de Gli incredibili; dal padre protettivo di Nemo, al papà “modello�? del film Il Re Leone a quello accogliente di Mulan che non confonde mai i ruoli ma rispetta le scelte inusuali della figlia. E quello di Bambi2 che papà è? E’ un padre autorevole ma non autoritario, chiamato a rispondere ad esigenze affettive (Bambi vuole restare insieme a lui) e normative (deve insegnare al cucciolo come diventare un principe).
E’ grandiosa la trovata della Buena Vista di raggruppare in uno studio le varie figure paterne nelle quali i papà possono riconoscersi . E stimolante, perché a questo punto ci aspettiamo non solo uno studio analogo per la figura materna nei film Disney, ma anche una nuova produzione dove la mamma – dopo infauste matrigne o dolorose scomparse - possa finalmente ritrovare la sua collocazione.
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“Piccoli ciclisti crescono”
Friday, 5/5/2006
“Piccoli ciclisti crescono” è un programma di giochi e cultura ambientale, in onda il sabato (dal 6 al 27 maggio) dalle 9 alle 9,30 sulla terza rete Rai. Conduce Marco Di Buono. Lo scopo di questo programma è quello di avvicinare i bambini allo sport e all’ambiente con prove di abilita’ sul territorio, dirette da un maestro d’eccezione che si chiama Francesco Moser.
Il programma, infatti, è strettamente legato al Giro d’Italia: dal riciclo di 800 lattine si costruisce una bicicletta completa di accessori. E proprio partendo dalla bicicletta, ecco l’iniziativa del CiAl, il Consorzio Imballagi Alluminio, che - con il Giro d’Italia della quale è sponsor - lancia questo gioco per i piu’ piccoli in collaborazione con Raitre Il programma e’ scritto e curato da Silvia Chiodin, Lino Zani, Ornella Lameri, prodotto da Video&Cartoons ed ha l’obiettivo di “sensibilizzare le nuove generazioni ai valori dello sport e della salvaguardia ambientale avvicinandoli, attraverso il gioco, alla filosofia che sta alla base del ciclismo e dell’attivita’ del Consorzio , cioe’ rispetto e salvaguardia dell’ambiente che ci circonda, fatto di persone e oggetti”. La bicicletta diventa cosi’ un simbolo. Rappresenta la mobilita’ sostenibile, l’amore per lo sport e il valore del riciclo. Infatti, la maggior parte delle biciclette esistenti e’ prodotta con alluminio, materiale riciclabile al 100% leggero, resistente agli urti e alla corrosione, durevole e a-magnetico
Quattro puntate, dunque, in onda in corrispondenza di alcune tappe di arrivo o partenza del Giro d’Italia, nelle quali due squadre per localita’, appartenenti a diverse societa’ ciclistiche, si sfidano sotto la regia dell’abile conduttore che segue i ragazzi, spiegando al pubblico, passo per passo, lo svolgimento della gara e presentando contributi filmati sui campioni della storia del ciclismo italiano e notizie di attualita’ sul Giro d’Italia. Inoltre, tra una gara e una caccia al tesoro, il Professor ALU (il personaggio-fumetto legato alla pratica del recupero dell’alluminio) intratterra’ gli sfidanti e il pubblico da casa con divertenti ed esaustive lezioni sui materiali riciclabili, in particolare sull’alluminio il cui ciclo di vita non finisce perche’ l’alluminio e’ un materiale che si usa, si riusa e si riusa.
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La Tv che fa ingrassare
Saturday, 15/4/2006
Che la televisione favorisse i chili di troppo, soprattutto nei bambini, si sapeva gia’. Ora, pero’, uno studio ha calcolato a quanto grasso corrisponde il tempo passato davanti al piccolo schermo: sono 167 calorie per ogni ora di televisione. Lo rivela una ricerca pubblicata sugli Archives of pediatrics and adolescent medicine, condotta su oltre 500 bambini di Boston. Non solo la tv distoglie da giochi e sport, ma spinge a mangiare cibi grassi, dolci e salati, mostrati dalla pubblicita’. Un problema che negli Stati Uniti riguarda anche l’alcol. (Agr)
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Su RaiSat Ragazzi i bambini creano con la plastilina
Friday, 14/4/2006
Appuntamento da non perdere con l’animazione e la televisione attiva fatta dai bambini. Da martedì 18 aprile andranno in onda su RaiSat Ragazzi, all’interno degli speciali dedicati a Cartoons on the Bay, i 5 minifilm realizzati nel corso di Claymation, il workshop con la plastilina organizzato da Chiquita sul tema “La frutta tropicale nel suo ambiente naturale�?.
Nello spazio pomeridiano di Giga Gigante sarà possibile apprezzare il frutto delle quasi 50 ore di lavoro che hanno animato le giornate del Festival conclusosi il 9 aprile scorso. Protagonisti di questa straordinaria avventura creativa, venti allievi dell’istituto comprensivo di Positano, guidati da una maestra d’eccezione: l’artista giapponese Fusako Yusaki, che per RaiSat Ragazzi ha ideato e prodotto le sigle di “Glu Glu�? (in onda nella fascia prescolare del mattino) e del nuovo programma “La scatola delle emozioni�? (realizzato in collaborazione con la Federazione Italiana Scuole Materne). Una banana ballerina, un mango surfista, un kiwi cinguettante, un cocktail d’ananas con dolce incontro e alcune papaie musiciste hanno preso vita sotto le mani, genuine e fantasiose, dei bambini.
Suddivisi in cinque gruppi, coordinati da altrettanti studenti del Dipartimento Animazione del Centro di Cinematografia Sperimentale di Torino, i giovani artisti al lavoro hanno scoperto l’affascinante mondo dell’animazione con i suoi segreti e le sue infinite potenzialità. Dalla ideazione di una storia alla creazione del bozzetto fino alla realizzazione degli spot con la tecnica in stop-motion: un lavoro apparentemente semplice ma estremamente attento, lungo e paziente, fatto di piccole manipolazioni sulla materia che, via via, si anima sotto i nostri occhi. Prendendo spunto dagli argomenti trattati durante il laboratorio con la plastilina, un altro poliedrico artista, Emanuele Luzzati, “inventerà�? una filastrocca sulla natura, gli animali e l’ambiente tropicale.
Allo Studio di Fusako Yusaki il compito di realizzare, partendo da questa filastrocca, cinque intersigle televisive. RaiSat Ragazzi, la cui filosofia si basa proprio sulla partecipazione diretta dei ragazzi nella realizzazione dei programmi, darà spazio all’iniziativa Claymation trasmettendo -a ottobre 2006- le cinque intersigle.
Age
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