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Tutto sui prodotti transgenici
30/7/2006
Tutto quello che c’è da sapere sui prodotti transgenici
di Patrizia MencaraniChe cosa è una pianta transgenica ?
E’ una pianta da cui è stato estratto un gene, manipolando così il suo patrimonio genetico tale da conferirle nuove proprietà come la tolleranza agli erbicidi, la capacità di produrre una tossina che uccide gli insetti nocivi per la pianta, la caratteristica di ritardare il processo di maturazione per migliorare la possibilità di conservazione.
C’è pure, però, chi chiede cautela nel lanciare sul mercato internazionale prodotti modificati geneticamente ancora troppo poco conosciuti.
Secondo Hiltrud Breyer, membro del gruppo Verde al Parlamento europeo, che ha scritto “I geni del male” dati e riflessioni sull’ingegneria genetica “se gli alimenti di cui ci cibiamo provengono da un laboratorio genetico è ovvio che hanno perduto del tutto la loro genuinità, poiché una farina di mais ibridizzato o un pomodoro transgenico hanno delle caratteristiche non naturali , ma semplicemente programmate in laboratorio e prodotte con modificazioni genetiche . Inoltre, con queste nuove tecniche le sostanze alimentari di cui l’organismo umano necessita non vengono più assunte nella loro combinazione naturale, bensì isolate l’una dall’altra, manipolate , consumate come tessere di un’improbabile mosaico. I pericoli che queste tecniche comportano per il nostro fisico sono ancora tutte da dimostrare, ma in ogni caso i diversi problemi ancora aperti non lasciano presagire nulla di buono. Già oggi, infatti, si riscontrano effetti collaterali legati soprattutto alla tossicità , all’insorgenza di allergie, all’azione cancerogena di talune sostanze, all’alterazione dei valori nutrizionali e a diversi disturbi della digestione”.
Quali le piante transgeniche in Italia?
L’Italia è la seconda, dopo la Francia, per la sperimentazione delle piante geneticamente modificate. Da soli i due paesi coprono circa il 50% delle sperimentazioni europee. In particolare, la Francia ha richiesto 392 autorizzazioni (il 31%), mentre l’Italia 206 (16,3%). Nella classifica europea di apertura ai vegetali transgenici, resa nota dalla Monsanto, una delle aziende leader del settore, al terzo posto c’è la Gran Bretagna con 167 domande (13,2%), Austria e Irlanda sono, invece, le nazioni che hanno fatto domanda per meno autorizzazioni, rispettivamente 3 e 4.
In Italia, sono 16 le piante che dal 1992 sono state autorizzate alla sperimentazione in campo. Soprattutto si tratta di mais, resistente agli insetti, a virus e diserbanti, pomodoro, resistente a virus, insetti e funghi, a ritardata marcescenza e tollerante della siccità e super bietola. Decisamente inferiori le sperimentazioni per la super-soia, sotto accusa per arrivare sotto forma di lecitina in dolci e merendine. Sperimentazioni sono state avviate anche per molti ingredienti della nostra cucina, come cicoria, melanzane, fragole, ecc.
Sono oltre 200 , attualmente, le aziende che in Italia si sono specializzate nello sfruttamento delle biotecnologie con un giro d’affari di 1.300 miliardi di lire.
Secondo alcuni scienziati, però, i campi di culture geneticamente modificate rappresentano un pericolo per la dispersione a largo raggio del polline di piante trattate che potrebbe ‘contaminare’ i semi tradizionali. Numerosi paesi europei hanno intrapreso azioni ufficiali in questo senso. In Inghilterra e in Danimarca vi è una sospensione della sperimentazione. In Francia, gran parte dell’ultimo raccolto di mais è stato ‘segregato’ , ovvero, separato per evitare rischi di contatto con quello non geneticamente manipolato.
E’ l’Emilia Romagna la regione italiana a più alta concentrazione di sperimentazione con i transgenici in agricoltura.
I controlli sul rispetto delle regole sono affidati al ministero della Sanità. In particolare i campi biotecnologici dovrebbero essere separati di 200 metri dalle normali colture. Ma secondo un’indagine condotta dal mensile il Salvagente, questo non avviene quasi mai.
La direttiva europea
Dopo una maratona negoziale durata due giorni, lo scorso 25 giugno i ministri dell’Ambiente dei 15 paesi della Ue hanno adottato un nuovo progetto di direttiva sui prodotti transgenici, i cosittetti Ogm. Undici paesi Ue si sono pronunciati inoltre in due documenti per una ‘pausa’ nell’introduzione sul mercato di nuovi organismi geneticamente modificati.
Solo Regno Unito, Irlanda, Spagna e Portogallo non hanno firmato i due documenti. Il progetto di nuova direttiva Ue - che ora passa all’esame dell’Europarlamento - prevede, in particolare, l’obbligo di indicare la presenza degli Ogm sulle etichette dei prodotti, una valutazione più severa dei possibili rischi per la salute o l’ambiente prima dell’autorizzazione di commercializzazione e la ricostruzione del percorso dell’Ogm fino al piatto dei consumatori.
Più severa e vincolante rispetto a quella del 1992, è stata approvata con l’astensione dell’Italia, della Grecia e della Francia che avrebbero voluto, invece, una moratoria, ovvero una sospensione completa del commercio dei transgenici, fino alla entrata in vigore della stessa normativa, prevista nel 2001.
No del governo ai ‘poppanti transgenici’’
Per lattanti e bambini fino ai tre anni di età niente pappe geneticamente modificate. Lo ha deciso un Dpr (128/1999) che ha riscritto la disciplina degli alimenti per l’infanzia , latte escluso.
Sulle confezioni deve essere indicata l’età a partire dalla quale il prodotto può essere modificato, ma in nessun caso sotto i quattro mesi.
Deve essere indicata anche la presenza o assenza di glutine, se il prodotto è consigliato, a partire da un’età inferiore ai sei mesi, oltre a una dettagliata etichettatura nutrizionale.
Prescrizioni ancora più dettagliate riguardano la composizione per gli alimenti dell’infanzia, che sono stati suddivisi in quelli a base di cereali e negli altri, principalmente a base di cibi proteici.
Nei succhi di frutta o di verdura, per esempio, devono esserci almeno 25 milligrammi di vitamina C per ogni 100 grammi di prodotto e almeno 100 microgrammi di vitamina A per ogni 100 calorie.
Il commercio dei prodotti non conformi alle nuove norme è consentito fino al 27 agosto, oppure fino a 31 dicembre, secondo il grado di non conformità.
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Il disordine nella sua stanza
30/7/2006
Il disordine nella sua stanzaSpettacolare. Capillare. Creativo. Mozzafiato. Il disordine che riesce a creare un bambino nella sua stanza può avere anche del geniale. Per i genitori più “avanzati”, s’intende. Per la maggior parte di mamme e papà più “normali”, semplici, umanamente stanchi dopo una giornata di fatiche dentro e fuori casa, invece, quell’ammasso informe di peluche, mattoncini, mostri, bambole e bambolotti – comunemente chiamato disordine - è l’anticamera dell’infarto.
Hai voglia a creare contenitori, ceste, scatole singole per ogni “categoria” (i mostri con i mostri, le costruzioni con le costruzioni ecc.). Il pupo o la pupa se ne infischiano. E pur di trovare la scarpetta rossa della principessina o la minuscola pistola laser del Ranger non esitano a rovesciare sul pavimento tutto, ma proprio tutto l’armamentario psico-ludico-didattico accumulato nel corso dei loro compleanni, primi dentini, sorrisetti e poesiole senza rima concesse qua e là a parenti, vicini, conoscenti e anche al barista.
Ma “i bambini hanno bisogno del loro disordine” afferma Christoph Fasel in un articolo pubblicato su Selezione ” per poter giocare, crescere e scoprire il mondo. Del resto –aggiunge – per gli antichi greci il mondo era nato dal Caos.
E giù esempi storici e letterari per “inquadrare” il disordine nella categoria “genialità”.
Non pago, lo scrittore snocciola consigli, frutto della sua esperienza empirica.
Contro il disordine – scrive – bisogna che ogni giocattolo abbia il suo posto; che questo posto sia accessibile al bambino; che ci sia un contenitore per ogni giocattolo; che il bambino o la bambina siano incoraggiati ad aver cura delle proprie cose; che i genitori, comunque, lascino liberi i figli di agire come vogliono. E proprio nell’applicazione di questo ultimo consiglio, Fasel assicura il successo.
Mia figlia – assicura – dopo aver organizzato un accogliente angolino nella sua stanza, ha sistemato con cura tutti i vestiti delle bambole, e quando io, distrattamente, ho appoggiato i suoi jeans sulla sedia ha esclamato: “No! Vanno messi nell’armadio. Non creare disordine nella mia stanza!”
Rispettare il disordine
Maria Rita Parsi
Psicoterapeuta
Presidente del Movimento bambino
Il disordine dei bambini fa parte del processo di ricerca di se stessi, della propria identità. Il bambino deve avere assoluta libertà di buttare a terra i suoi giocattoli. Per esplorare e cercare, così, il proprio ordine interiore.
Il disordine può anche esprimere una contestazione e diventare un mezzo per individuarsi rispetto al resto della famiglia, se, per esempio, mettere ordine diventa un gioco di potere con i genitori.
I bambini che amano seminare i loro giocattoli in tutta la casa, poi, stanno soltanto tracciando il loro territorio. E segnano un percorso (come Pollicino) scrivendo sui muri.
E’ importante, quindi, che gli adulti rispettino il disordine dei bambini. Obbligarli a rimettere a posto i giocattoli significherebbe solo sopraffazione. Meglio educarli pian, piano con l’esempio, con la collaborazione (mettiamo insieme in ordine?), con la disponibilità ed il rispetto.
Mai sottrarre al bambino un oggetto al quale è particolarmente legato, sarebbe come togliergli un importante punto di riferimento. E attenzione se il bambino è troppo ordinato. Spesso, il disordine interiore si manifesta proprio così, tenendo sotto controllo - in modo ossessivo - le proprie cose.
Organizzare il disordine
Renato Proietti
Architetto
L’architetto è per il disordine. La camera dei bambini – dice – deve lasciare il più possibile spazio alla fantasia e deve rispettare la libertà e la creatività dei piccoli. Quindi: no ai box a tema, si ad una grande cassa - capiente, con gli angoli smussati, in plastica e soprattutto molto colorata - destinata ad essere rovesciata dal bambino ogni volta che cerca un giocattolo, ma comoda per riordinare in fretta la stanza. Utile anche una cesta per tutti quei giocattoli e giocattolini, gadget e quant’altro, che riempiono inutilmente la stanza dei bambini.
Per disegnare in piena libertà, l’esperto suggerisce un pannello in metacrilato, magari a parete, e tanti colori naturalmente non tossici. Inoltre, un grande tavolo in legno (ad altezza regolabile) sul quale pasticciare con il pongo o studiare.
Per l’illuminazione – sottolinea l’architetto – è necessaria quanta più luce naturale possibile e, per le ore serali, una luce centrale abbastanza forte (100 watt), una piccola abat-jour vicino al letto (possibilmente con il regolatore di luminosità) ed una buona lampada a molla non di metallo (si riscalda e potrebbe essere pericolosa) sul tavolo.
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L’adozione terapeutica
30/7/2006
L’adozione terapeutica
La propone “Infanzia e Futuro” una organizzazione non lucrativa di utilità sociale (Onlus).
Consiste nell’aiutare un bambino o un adolescente che ne abbia bisogno, con una famiglia alle spalle in condizioni economiche disagiate, a ritrovare equilibrio e condizioni ottimali di crescita , finanziando per lui un intervento psicoterapeutico.
La campagna di sottoscrizione dell’iniziativa di tre psicoterapeute dell’età evolutiva è indirizzata soprattutto a enti, fondazioni bancarie, istituti assicurativi o imprese che vogliano destinare risorse a sostegno dell’infanzia .
La Onlus stipulerà convenzioni con terapeuti di qualsiasi scuola formativa con credenziali verificate che metteranno a disposizione la propria esperienza e professionalità a costi contenuti.
Le situazioni a rischio verranno segnalate a Infanzia e Futuro , una commissione di esperti valuterà la situazione di disagio , sia psicologico che economico , dopo di che verranno stanziati i fondi per avviare la terapia e il minore sarà “affidato” al terapeuta.
Naturalmente chi adotta non sarà messo a parte dell’identità del bambino o dell’adolescente.
Per informazioni:
Infanzia e Futuro
Via Po 22
00198 – Roma
Tel. 0328-6119674
cc bancario: 3801 presso Banca Popolare di Milano Ag. 259 via Garigliano 92
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adozioni internazionali: stop al fai da te
30/7/2006
adozioni internazionali: stop al fai da teLe procedure saranno curate solo da un’apposita Commissione

di Patrizia Mencarani
Da agosto, la nuova legge sull’adozione internazionale ( la 476 di ratifica della convenzione dell’Aja, approvata a dicembre scorso) non è più lettera morta : il Consiglio dei Ministri ha approvato il regolamento per ” la costituzione, l’organizzazione e il funzionamento della Commissione per le adozioni internazionale” (art. 38) che, di fatto, la rende applicabile. Sarà, infatti, proprio questa Commissione ad autorizzare l’attività degli enti a cui – secondo la 476 - dovranno obbligatoriamente rivolgersi gli aspiranti genitori.
La normativa stabilisce infatti che chi abbia “ottenuto il decreto d’idoneità, deve conferire incarico a curare la procedura di adozione ad uno degli enti autorizzati”.

Proprio gli enti autorizzati ( in vigore entro l’anno) sono la vera novità della riforma e dovranno mettere fine alle cosiddette “adozioni fai da te”, quelle cioè tramite i privati , garantendo maggiori sicurezze sia ai genitori sia ai bambini. Un potente argine contro il fenomeno dilagante e sempre più preoccupante del traffico dei bambini e delle adozioni clandestine.
La normativa prevede inoltre : tempi certi e più stretti per ottenere l’idoneità (si dovrebbe passare dagli attuali due anni di attesa a nove mesi ) e, per chi adotta, un regime di sgravi fiscali e un nuovo sistema di congedi e permessi di lavoro, oltre a percorsi di formazione e informazione attivati dagli enti locali.
La Commissione per le adozioni internazionali avrà come presidente un magistrato con esperienza nel settore minorile, nominato dal Presidente del Consiglio dei ministri, oppure un dirigente dello Stato con analoga specifica esperienza: regolerà ruolo e funzionamento degli enti, collaborerà alla predisposizione degli strumenti di informazione sulle procedure giudiziarie e delle attività dei servizi socio-assistenziali e sanitari delle regioni, vigilerà, quindi, su tutto il sistema, intrattenendo i rapporti con gli stati di provenienza dei minori.
Ma se l’adozione internazionale, con la ratifica della convenzione dell’Aja, ha compiuto passi da gigante, restano ancora irrisolti altri aspetti delicati sui quali c’è, ormai da tempo, grande battaglia e forti polemiche. Tra questi, il limite d’età - attualmente ci devono essere almeno 40 anni di differenza tra genitore e bambino -, l’adozione per le coppie di fatto e per i single.
Di tutto questo se ne discuterà prossimamente in Senato. Il testo di riforma dell’adozione è, infatti, nei cassetti della Commissione speciale per l’Infanzia. Prevede: l’innalzamento di cinque anni del limite d’età per i genitori adottivi (la differenza con i figli passerebbe così da 40 a 45 anni), l’adozione per i single e la possibilità per chi è stato adottato - una volta maggiorenni e previo consenso del Tribunale dei minori - di risalire alla propria famiglia d’origine.
Per le richieste di adozione il testo, per il momento, non modifica la legge attuale: l’adozione resta riservata alle coppie sposate da almeno tre anni e dice no all’adozione per le coppie di fatto e a quelle omosessuali.
Ma su come andrà a finire non si possono fare previsioni, le sorprese potrebbero essere tante. Basta pensare che sono stati presentati più di mille emendamenti.
Un’enormità di richieste di modifica che, in questi giorni, un comitato ristretto della commissione sta cercando di analizzare per arrivare ad unificarne almeno alcune, per poter poi passare più velocemente all’esame della legge.
Le cifre
Quali sono le cifre dell’adozione internazionale? Secondo il tribunale per la giustizia minorile, sono stati 2.095 i bambini stranieri adottati in Italia nel ’97 e, nello stesso anno, le domande di adozione internazionale hanno raggiunto quota 6.217 (contro le 88.530 nazionali), che vanno ad aggiungersi alle 8.712 giacenti.
Le coppie si dirigono preferibilmente verso le nazioni che avendo legislazioni più permissive rendono possibili le adozioni in tempi brevi.
I principali paesi di provenienza dei minori stranieri sono: la Russia (561 minori nel 1997), la Romania (242), il Brasile (239), la Bulgaria (223), la Colombia (173) e l’India (142).
Secondo l’Associazione amici dei bambini (Aibi), in Italia ci sono 50 mila famiglie in attesa di adottare un bambino e, ogni anno, i 27 tribunali dei minorenni concedono dalle 4.000 alle 5.000 idoneità, mentre le adozioni sono dalle 2.500 alle 3.000.
Che cos’è la Convenzione dell’Aja?
Il 29 maggio 1993, a l’Aja, è stata sottoscritta, dai delegati di 37 Stati membri e di 30 Stati ospiti della diciassettesima sessione della Conferenza dell’Aja sul Diritto internazionale privato, una convenzione che detta dei principi comuni per l’adozione internazionale riducendo i conflitti tra le varie legislazioni.
La Convenzione stabilisce delle vie di comunicazione tra le autorità dei paesi d’origine e di quelli di destinazione dei minori adottati, elabora degli strumenti giuridici in materia di protezione di bambini adottati all’estero e si pone alcuni obiettivi prioritari.
Tra questi: definire misure di tutela che possano garantire nell’adozione internazionale la realizzazione del miglior interesse del bambino e il rispetto dei suoi diritti fondamentali, pure riconosciuti dal diritto internazionale; instaurare un sistema di cooperazione tra gli stati contraenti che possa assicurare il rispetto delle suddette misure di tutela e, quindi, prevenire la sottrazione, la vendita, e il traffico dei bambini; garantire in tutti gli stati contraenti il riconoscimento delle adozioni che siano state realizzate conformemente alle disposizioni della stessa Convenzione.
Il caso: ai figli adottivi negata l’identità dei genitori naturali
I figli adottivi non possono conoscere l’identità dei genitori naturali. E’ la risposta del garante per la protezione dei dati personali, Stefano Rodotà alla richiesta di una donna, figlia adottiva, che aveva richiesto - nell’ospedale dove era nata - copia del certificato di assistenza del parto per identificare i genitori naturali.
La legge sulla privacy, la 675 del 1996, non ha infatti modificato la normativa sull’adozione e le recenti sentenze del Tar che stabiliscono la conservazione dell’anonimato della madre.
L’anonimato della genitrice naturale sarebbe giustificato secondo Rodotà “non solo da esigenze di tutela della riservatezza della persona, ma anche da superiori ragioni, attinenti alla salvaguardia degli interessi, giuridici e sociali sia della famiglia legittima e dei suoi componenti, sia degli stessi figli non riconosciuti”.
Il garante della privacy ricorda che la legge 675 “non ha modificato le norme in materia di stato civile, anagrafe ed adozione” in base alle quali l’ufficiale di atto civile e di anagrafe devono rifiutarsi di fornire notizie , informazioni, certificazioni estratti o copie dai quali possa risultare il rapporto di adozione, salvo autorizzazione espressa dall’autorità giudiziaria.
Per quanto riguarda poi il certificato di assistenza al parto, la più recente disciplina ha stabilito che la dichiarazione di nascita è resa indistintamente da uno dei genitori, da un procuratore speciale, oppure dal medico, dall’ostetrica o da altra persona che ha assistito al parto, rispettando l’eventuale volontà della madre di non essere nominata”.
Tutto questo, naturalmente, cambierebbe se dovesse passare l’articolo previsto dalla proposta di modifica della legge sull’adozione - in discussione al Senato - che prevede il diritto al riconoscimento dei genitori naturali da parte dell’adottato.
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Casa sicura
30/7/2006
Casa sicura
Di Patrizia Mencarani“Casa mia, casa mia, per piccina che tu sia, tu mi sembri una badia”. Ricordate questo vecchio detto? Rassicurante, vero? Ma, attenzione, i tempi sono cambiati e cambiate sono anche le case dove abitiamo.
Qualche cifra per capire: ogni anno, a Roma, 10 bambini muoiono a causa di incidenti domestici, senza contare i tanti, tantissimi, che finiscono all’ospedale con contusioni, fratture o guai ancora più seri. Se poi si guarda alla media nazionale c’è da rabbrividire: 10 mila persone perdono la vita a casa propria per disattenzione, pressappochismo o comunque per colpa di un maledetto incidente.
Che cosa si può fare per prevenire i grandi drammi casalinghi, come incendi, fughe di gas, allagamenti? Innanzitutto, occorre essere informati. Tutti, compresi i più piccini, dovrebbero sapere dove sono istallati i contatori dell’acqua e del gas e l’interruttore generale dell’impianto elettrico. Inoltre, i numeri dell’emergenza devono essere in bella mostra: Vigili del fuoco (115), polizia di Stato (113), Pronto soccorso (118), centro antiveleno di zona. Per finire, sarebbe cosa buone e giusta avere in casa un estintore.
Ma i nostri appartamenti nascondono molte altre piccole insidie, più subdole perché considerate normali, perché fanno meno paura della puzza di gas o del corto circuito. Eppure mettono in pericolo seriamente l’incolumità dei nostri bambini. Per difendersi, occorrono buon senso, attenzione e i consigli di un esperto. Giacomino, stanza per stanza, percorrerà insieme con voi la vostra casa, spiegandovi, grazie alla collaborazione dell’Ordine degli ingegneri di Roma, come difendervi.
IN CUCINA
Sui fornelli, applicate l’apposita ringhiera che impedisce ai piccoli di mettere le mani dove non dovrebbero. E non lasciateli mai accesi così come mai dovreste lasciare in funzione lavatrice e lavastoviglie se uscite. Altri divieti: mai lasciare i piccoli elettrodomestici attaccati alla presa dopo l’uso: metteteli in un armadio e chiudeteceli dentro. Attenzione, soprattutto, al ferro da stiro. In attesa che si raffreddi dopo l’uso, mettetelo in alto e non dimenticatevi del filo: la tentazione di attaccarsi è irresistibile. Riponete i detersivi e la spazzatura in spazi chiusi e applicate una chiusura di sicurezza al frigorifero. Su specchi, porte a vetri, tavoli di cristallo applicate sempre una pellicola adesiva: in caso di rottura manterrà unite le schegge. Attenti anche alle tovaglie: meglio, molto meglio usare le tovagliette americane. Chiudete nella cassettiera fiammiferi, accendigas e oggetti da taglio o da punta.
IN BAGNO
Acqua ed elettricità sono un mix micidiale. Mai lasciare solo il bambino, anche se arriva quella telefonata che attendevate da un pezzo! E ora, cominciamo dalla vasca: usate sempre tappetini antiscivolo e controllate la temperatura dell’acqua. Se avete un box doccia di vetro, applicate la pellicola di plastica trasparente anti-schegge. Mobili e armadietti (contengono medicinali, detersivi, trucchi, dopobarba) devono essere sempre chiusi ermeticamente. Non usare mai l’asciugacapelli in bagno e non farlo mai con i piedi nudi. Chiudete sempre l’oblò della lavatrice perché il bimbo ne è attratto come gli orsi al miele. Ricordatevi di mettere sotto chiave pinzette, forbicine, smalti, solventi.
IN SALOTTO
Vasi, coppette, e in genere tutti le suppellettili di cristallo o di ceramica vanno sempre messe in posizione off limits per i piccoli e, raccomandazione delle raccomandazioni, tenete sotto chiave le bottiglie d’alcool! Attenzione anche alla televisione: mai sistemarla accanto a tendine o comunque a materiale infiammabile. Per Tv ed apparecchi hi-fi occhio ai cavi che devono essere fissati al battiscopa, mentre i fili lunghi vanno posti dietro i mobili onde evitare che il bambino vi inciampi. Le prese vuote devono essere protette con i copripresa (questo vale, va da sé, per tutte le stanze!) e così pure gli spigoli, che vanno coperti con i paraspigoli, e per le finestre che dovrebbero essere dotate di chiusura di sicurezza e soprattutto non devono avere vicino sedie, sgabelli o mobili bassi.. Pericolosi sono anche i buchi nei tappeti o anche quei bordi alzati dal tempo e dall’usura: entrambi sembrano fatti apposta per far inciampare i bambini.
IN CAMERA DA LETTO
Vietato fumare a letto. Non utilizzare termocoperte con voltaggio superiore a 24 volt. Non coprite gli abat-jour con fazzoletti o pezzi di carta per attenuare la luce: usate lampadine più soft. Per la cameretta del vostro bambino, poi, scegliete il lettino giusto. Se è ancora un bebè, le sponde laterali devono essere alte almeno 50cm e le sbarre distanti tra loro almeno 5cm. E’ opportuno disporre cuscini intorno alle sponde contro eventuali urti. Il guanciale deve essere antisoffocamento. Evitate di usare letti a castello al di sotto dei sei anni.
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Piccoli, piccolissimi, anzi poliglotti
30/7/2006
Piccoli, piccolissimi, anzi poliglotti
Marcello Bernardi, pediatra e autore di manuali (salvavita per genitori alle prime armi) afferma che i bambini, sin da piccolissimi, possono imparare una, due, tre lingue. E farlo come scarabocchiano sulle pareti della casa. Franca D’Amico, terapista logopedista all’Ospedale Bambin Gesù, è quasi d’accordo. Quasi però, perché ritiene che ogni bimbo sia un caso a sé e che, quindi, bisogna regolarsi di conseguenza.
- “A che età è preferibile insegnare a un bimbo una lingua straniera?”
Non ci sono regole. Anche subito, se il bambino non presenta ritardi di linguaggio.
Di solito i bambini, verso i 6-10 mesi, cominciano a praticare la lallazione che manda in estasi genitori e nonni, a un anno circa imparano a dire le prime paroline e a diciotto mesi a fare qualche combinazione di parole. Se, dunque, lo sviluppo linguistico del vostro bambino è normale, potete tranquillamente inserire l’inglese, il francese, il tedesco, lo spagnolo. Altrimenti, occorrono prudenza e cautela onde evitare confusioni e problemi. Comunque (e la sento che ridacchia, n.d.r.) è meglio cominciare con la lingua straniera prima dei tre anni. Almeno per chi, non essendo bilingue, è costretto ad assumere una baby sitter straniera.
Il perchè è molto poco scientifico, da mamma più che altro: i bambini più grandicelli tendono a non dare retta alle signorine e loro, le ragazze, fanno presto ad imparare l’italiano…
- “Nel caso di matrimoni misti, ad esempio mamma italiana e papà tedesco, come consiglierebbe di comportarsi?
“Noi consigliamo a ciascun genitore di parlare la sua lingua madre. O comunque una lingua che venga loro naturale e spontanea. Il bambino capisce bene la differenza tra una lingua appresa e una che è dentro di noi.
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Giochiamo al dottore?
30/7/2006
Giochiamo al dottore?
Quando i bambini scoprono il sesso
di Claudia Giannini
Il primo momento di disagio, nei genitori, può manifestarsi molto presto: quando un bel giorno ci si accorge che il proprio piccino, la propria piccina, approfittano del cambio del pannolino per giocare con i propri genitali. E lo fanno, i manigoldi, divertendocisi un sacco, come dimostrano con tutto un gioioso repertorio di gorgoglii, risate, gridolini.
A quel punto può accadere che la disorientata mammina, con qualche precipitazione, incarti di nuovo il pupo nel provvidenziale pannolino evitando di pensarci oltre. Ma ahimè: i pupi crescono ed è fatale – oltre che fortemente auspicabile – che scoprano, mano a mano, le indicibili piacevolezze legate non solo al succhiare il seno della mamma, non solo al sentirsi il pancino bello pieno, non solo all’avere il culetto pulito, ma anche all’esplorazione del proprio corpo. E poiché l’autoerotismo è una fase inevitabile e indispensabile della crescita di qualunque essere umano e una tappa essenziale per lo sviluppo di una sessualità adulta serena e felice, sarà necessario che i genitori imparino a gestire anche questo naturalissimo aspetto della crescita dei propri figli con naturalezza e senza tabù.
Il bambino si tocca? Benone. Il bambino non si tocca? Meno bene: chiediamoci, in questo caso, se non gli abbiamo comunicato, in qualche modo, che quelle cose lì non ci piacciono, oppure ci mettono a disagio, e in quel caso correggiamo la rotta. “La vera anomalia della masturbazione – avvertono gli psicologi – consiste nella sua soppressione”.
I giochi sessuali, oltretutto, aiutano i bambini a dominare gli stati d’ansia che si accompagnano alle varie fasi della crescita psicologica. E addirittura il temuto, demonizzato giocare “al dottore” o “a mamma e papà”, ha una precisa ed utile funzione esplorativa e non va represso. A patto, si capisce, che il gioco si svolga rigorosamente fra coetanei.
Vigilate, dunque, ma con estrema discrezione e con il più grande rispetto per una curiosità, quella verso il sesso, che non è né meno nobile, né meno lecita di qualunque altra curiosità di qualunque bambino intelligente e sano.
Ed è con il medesimo atteggiamento e con altrettanta serenità che dovranno essere affrontate le domande “difficili” dei più piccoli: come nascono i bambini, come sono nato io, perché i maschi e le femmine sono diversi. Domande che esigono risposte chiare, serene, ma senza eccessi di zelo: spiegate ai vostri bambini soltanto quello che vi hanno chiesto, evitando risposte tropo scientifiche, troppo lunghe, o che vadano al di là di ciò che vi ha chiesto.
Davanti alle manifestazioni di autoerotismo o alle domande difficili dei propri bambini, dunque, occorrerà in primo luogo non imbarazzarsi, o non dimostrarlo; essere espliciti, mai prolissi e non aver paura di usare i termini più appropriati; non delegare ad altri – scuola o estranei – il compito di affrontare gli argomenti più difficili; evitare le punizioni, ma controllare sempre con discrezione; aspettare che l’argomento venga affrontato dal bambino.
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Internet e bimbi: istruzioni per l’uso
30/7/2006
Internet e bimbi: istruzioni per l’uso
di Giorgio Sanfelice
E’ divertente, è stimolante, può essere pericoloso. Se vostro figlio si appassiona ad Internet, e non rimane prigioniero per ore della rete delle reti, non preoccupatevi e non ostacolate il suo hobby: potreste privarlo di uno strumento prezioso, probabilmente indispensabile per il suo futuro. Ma il cyberspazio è ormai il terreno di caccia preferito dai pedofili, criminali pronti ad abusare della fiducia e dell’immagine dei vostri bambini.
Per navigare in tranquillità, il piccolo “surfer” deve seguire i consigli degli adulti. Ne riportiamo dieci, tratti dal sito Disney francese. 1) Non dare mai a nessuno la tua password o quella dei tuoi genitori: nessuno te la dovrebbe mai chiedere 2) Non rivelare mai i tuoi dati personali - nome cognome, indirizzo, numero di telefono - in una chatline o in una newsroom3) Esprimiti, se possibile, attraverso simboli, magari creati da te: ad esempio, *!* per dire “sono arrabbiato” 4) Se hai ricevuto un messaggio che ti ha infastidito, non rispondere e raccontalo subito ai tuoi genitori 5) Non accettare l’invito di incontrare personalmente gli amici con i quali comunichi in rete, per quanto simpatici ti possano sembrare 6) Cancella, senza aprirla, la posta elettronica che ricevi da destinatari sconosciuti: potrebbe contenere un virus 7) On line comportati con gli altri come vorresti che gli altri si comportassero con te e adopera sempre le “buone maniere” del web: mai digitare in maiuscolo, per esempio, perché equivale a gridare Non inviare tue foto o descrizioni dettagliate dei luoghi che frequenti 9)Stai attento a quello che scrivi nella rete: nulla è assolutamente al riparo da sguardi indiscreti 10) Naviga in rete con i tuoi genitori, mostra loro i tuoi siti preferiti e, se hai qualche dubbio, chiedi a loro.
L’Italia partecipa attivamente alla lotta contro la pedofilia su Internet. Nel 1998 è stata approvata una legge (la n.263) che punisce severamente gli abusi su minori anche se compiuti per via telematica. Da qualche mese, inoltre, è attivo il “Gruppo d’azione italiano” di “Innocence in danger” (Innocenza in pericolo), movimento popolare mondiale, promosso dall’Unesco per combattere la pedofilia su Internet. “Oggi - spiega la presidente Homayra Sellier - gli adescatori di bambini non hanno più bisogno di nascondersi negli angoli oscuri del pianeta. Sulla rete essi possono agire alla luce del giorno ed Internet permette loro di incontrare ragazzini e ragazzine in più di 40 mila chatrooms giornaliere. Esistono circa 23 mila siti dove i bambini possono vedere semplici storie di relazioni sessuali di uomini adulti con giovani ragazzi, vedere foto di bambini con i loro “amici” adulti ed essere portati a credere che le relazioni sessuali tra adulti e bambini siano una cosa normale”.
Chi preferisce la strada della censura, sempre difficilissima su Internet, può affidarsi al software “filtrante” offerto da società come “Netnanny” o “Cyberpatrol” (rispettivamente www.netnanny.com e www.cyberpatrol.com). Alcuni motori di ricerca, per esempio “Altavista”, consentono di impostare un “filtro” per escludere dalla ricerca materiale non adatto ai bambini, ma i siti pedofili hanno spesso nomi innocenti, magari studiati apposta per tentare di eludere i filtri. La migliore soluzione è dunque navigare su Internet in compagnia dei genitori, divertendosi tutti insieme.
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“Armiamo” i bambini contro i pedofili
30/7/2006
“Armiamo” i bambini contro i pedofilidi Claudia Giannini
L’infanzia violata non è necessariamente altrove. La pedofilia è un orrore che non abita soltanto su Internet o in ambienti degradati. E’ un mostro davanti al quale, a meno di non voler fare il suo gioco, non è consentito chiudere gli occhi. Le brutte storie che si leggono sui giornali non sono sempre e soltanto le storie degli altri. Potrebbe accadere anche in casa nostra. Anche a noi. Anche al nostro bambino. E’ dunque compito nostro - di genitori, insegnanti, educatori - proteggere i nostri bambini, renderli forti, invulnerabili e metterli in grado di essere loro, semmai, a spaventare l’uomo nero.
Questo insegna a fare “Per il loro sorriso, le nostre parole per difendere i bambini dalla pedofilia”, un opuscolo realizzato dal Telefono rosa, che lo distribuisce gratuitamente presso la sua sede, in viale Mazzini, 73, tel. 06/37518261- 62- 82, fax 06/37518289.
Un opuscolo prezioso, che aiuta a capire meglio tante cose: dove si annida il pericolo, quali sono i campanelli d’allarme, quali sono i piccoli più a rischio, quali sono i comportamenti da tenere perché non accada, quali sono quelli da adottare se, per disgrazia, fosse accaduto.
Occorre capire, ad esempio, che non basta proteggere i nostri bambini dagli estranei, perché non necessariamente il pedofilo è il maniaco che si nasconde dietro i cespugli del parco o il tipo losco che offre caramelle ai bambini che escono da scuola.
La maggior parte delle volte il mostro ha invece le fattezze gentili del vicino di casa, quelle simpatiche dell’amico di famiglia, quelle familiari dello zio, quelle insospettabili del padre del compagnetto, quelle protettive del bidello della scuola, quelle inconcepibili della baby-sitter. Addirittura quelle, impossibili, del papà o del fratello maggiore.
Bisognerà dunque, sì, insegnare ai nostri bambini a guardarsi dagli sconosciuti, ma bisognerà, soprattutto, instaurare con loro un dialogo aperto e sereno, dare loro la certezza che saranno ascoltati, e capiti, qualunque cosa vorranno dirci. Anche le cose più indicibili, le più difficili da ascoltare, le più difficili da credere e da affrontare. Abituiamoli a parlare di tutto, a chiamare le cose con il loro nome, ad esprimere, sugli adulti, giudizi franchi, con la certezza che non saranno censurati o zittiti con un: “Come ti permetti?”.
Ma, ancora una volta, tutto parte in primo luogo all’amore. Perché il pedofilo a volte minaccia, ma altre volte blandisce, seduce, fa l’amico, si insinua in un vuoto, in un bisogno affettivo, in una piccola solitudine. “Ma un bambino che sa di essere amato - spiegano le curatrici, dell’opuscolo, Gabriella Carnieri Moscatelli e Giuliana Dal Pozzo - non sarà attratto da chi vuol fargli fare qualcosa di inquietante in nome dell’amore”.
CHI E’ IL BAMBINO A RISCHIO
Non necessariamente è il meno sorvegliato. Non necessariamente è quello che trascorre le giornate abbandonato a se stesso, in mezzo alla strada o in ambienti degradati. Un bambino a rischio è anche un bambino al quale manca la certezza di essere amato, un bambino considerato bugiardo, o troppo timido per dire di no, o impreparato a difendersi. E’ a rischio un bambino maltrattato in famiglia o soggetto ad essere umiliato, ma lo è anche il bambino passivo davanti agli adulti o affascinato dai segreti.
COSA FARE PER PROTEGGERLO
Trasmettergli, in primo luogo, un messaggio fondamentale: “Io ti voglio bene. Io ti ascolterò”. In secondo luogo, non umiliarlo - meno che mai davanti a terzi - e, al contrario, alimentare la sua autostima, disapprovando quando è il caso i suoi comportamenti, ma mai la sua personalità: un conto, per dire, è rimproverarlo perché non ha riordinato la sua camera o non ha fatto i compiti, un conto è dargli del fannullone, dell’incapace, del somaro, o del bambino cattivo. Occorre inoltre ascoltare (e, anzi, incoraggiarlo ad esprimere) i suoi giudizi sugli adulti, senza scandalizzarsi se saranno negativi: è proprio in questo caso che, al contrario, bisognerà incoraggiarlo a dire di più. Inutile d’altra parte (e, anzi, pernicioso) pretendere di dargli a bere che gli adulti sono tutti belli e buoni: ci sono i ladri, ci sono i mascalzoni, e ci sono quelli che danno fastidio ai bambini. Diciamoglielo: se ne conoscerà uno, ce lo racconterà. Analogamente, proprio perché gli adulti non sono tutti uguali e tutti buoni, il bambino deve sapere di non dovere loro, sempre e comunque, cieca obbedienza.
Inoltre, no ai segreti. No ai : “Facciamo questa cosa ma non lo diciamo al papà, ti compro il gelato ma non lo dire alla mamma…”. Per irretire il bambino, il pedofilo fa talvolta leva proprio sull’infantile attrazione per giochi proibiliti e segreti. Bene dunque le sorpese, fatte apposta per essere svelate, ma guai ai segreti inviolabili e alle bugie.
E poi parlare, di tutto e sempre. Così come insegniamo ai nostri figli ad aver paura delle macchine, insegniamo loro anche a guardarsi dai possibili comportamenti “strani” degli adulti, avvertendoli esplicitamente, ad esempio, che nessuno è autorizzato a mettere le mani nelle loro mutandine o a sbaciucchiarli in modo fastidioso.
QUALI SONO I CAMPANELLI D’ALLARME
Insonnia, incubi notturni, disappetenza, dimagrimento e pallore, svogliatezza a scuola, peggioramento del rendimento scolastico, mutismo su ciò che lo riguarda, aggressività, convinzione che il proprio corpo è sporco, insolito interesse o repulsione per le cose di natura sessuale, atteggiamenti seduttivi e diffidenti, disegni e giochi che denunciano turbamento, depressione, rifiuto di ogni affettuosità anche con i genitori, allontanamento dagli amici.
Un bambino molestato, o avvicinato da un pedofilo manifesta, in genere, qualcuno di questi comportamenti, in presenza dei quali, tuttavia, bisognerà essere vigili, ma non drammatizzare. Non necessariamente, infatti, tali sintomi, soprattutto se isolati, denotano un malessere del bambino legato ad un violenza subita o temuta.
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VIETARE I COMBATTIMENTI TRA ANIMALI
30/7/2006
VIETARE I COMBATTIMENTI TRA ANIMALI:
QUESTA LA PROPOSTA DI LEGGE DEI RAGAZZI DEPUTATI PER UN GIORNO
Un coro di sì per vietare i combattimenti tra animali. E’ stata questa la proposta di legge piu’ votata dagli oltre 500 ragazzi delle scuole superiori italiane che hanno partecipato alla quarta edizione dell’iniziativa della Camera ‘Ragazzi in aula’.
La proposta - presentata dall’Istituto professionale
‘Nicolo’ Gallo’ di Agrigento - ha raccolto 448 si’ e seguirà ora il
normale iter parlamentare di una vera ‘’proposta di legge'’.
Ma quali erano le altre proposte?
Istituire un fondo nazionale per l’assistenza alle
madri minorenni, che ha raccolto 332 consensi.
Dare ai graffitari degli spazi sui quali esprimere liberamente la propria arte (314 sì).
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