Archivio di 10/1998

IL PARCO LETTERARIO DEL TESTACCIO

Wednesday, 21/10/1998


di Luigi De PascalisCOSA E’ UN PARCO LETTERARIO ? 
Un Parco Letterario è un percorso culturale attraverso i luoghi celebrati dalla letteratura italiana di tutti i tempi. E’ dunque una occasione per riscoprire angoli meno conosciuti d’Italia attraverso  le parole di quegli autori che da essi trassero ispirazione. E’ anche un modo muovo ed efficace per fare accostare anche fisicamente i giovani ad alcune fra le pagine più  suggestive della nostra letteratura. La  creazione dei Parchi Letterari è la meritoria iniziativa della Fondazione Ippolito Nievo di cui è presidente Stanislao Nievo, romanziere, socio fondatore del WWF e viaggiatore instancabile. Fra il 1990 e il 1998 Nievo ha dedicato ai Parchi Letterari tre bei volumi, i primi due editi da Abete, il terzo da Marsilio.

Il Parco Letterario di Testaccio, primo Parco urbano in Italia, comprende Monte dei Cocci e la zona circostante ed è stato scelto perché unisce alla vocazione letteraria la tradizione che lo vuole luogo privilegiato d’incontro. Sul monte dei Cocci - così detto perché  fatto con frammenti di milioni di anfore - si festeggiavano il carnevale e le ottobrate, si facevano scampagnate e processioni. Una antica leggenda vuole che i vasi di terracotta fossero i contenitori dei tributi provenienti dalle province dell’impero. E’ dimostrato invece che si tratta di avanzi di anfore olearie provenienti dalla Spagna e dall’Africa. Vuoti a perdere, dunque, su cui periodicamente veniva fatta colare della calce viva per assorbire l’olio ed evitarne la decomposizione. 
Le anfore arrivavano ad Ostia su grandi navi olearie e lì trasferite su imbarcazioni fluviali trainate da buoi e venivano scaricate al porto Tiberino dell’Emporium. Il volume delle merci  e il monte dei Cocci  crebbero fino alla metà del III sec. , quando il porto Tiberino cadde in disuso e la piana assunsee un aspetto desolato. 
Nei secoli seguenti Testaccio divenne luogo di sepoltura, si arricchì di grotte per la conservazione del vino, si fece teatro di Via Crucis, processioni, Palii e feste carnascialesche. Fu perfino poligono di tiro per i bombardieri di castel S. Angelo. Divenne quartiere abitato solo alla fine dell’Ottocento.
Ora monte Testaccio è una piccola oasi recintata in mezzo al traffico. Vi crescono l’olmo campestre, l’alloro, il fico, la ginestra, il verbasco, la malva, la parietaria e il verbasco. Ma anche il loglio, la linaria, l’orzo selvatico, l’aglio rosa, l’erba mazzolina e il finocchio selvatico. Non è raro sentire cantare tra la vegetazione l’usignolo o vedere volare alto e maestoso il gheppio. Sul fiume vivono invece cormorani e gabbiani, passano le gallinelle d’acqua e il Martin pescatore. Da esso spira una brezza lieve che una volta tanto allontana l’odore acuto del traffico urbano. Cosa c’è di meglio per invogliare una salita al monte, calpestando gli antichi cocci che suonano sotto i tacchi? 
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Di Testaccio parlano Giovanni Rucellai ( Zibaldone quaresimale), Cervantes (Novelas Ejemplares), Goethe ( Viaggio in Italia), Belli ( I sonetti: La bballerina de Tordinone, Una lingua nova), Domenico Orano ( Il Testaccio: il monte e il quatiere dalle origini al 1910), Fogazzaro ( Il santo),  Pasolini ( Le ceneri di Gramsci).

La Fattoria dei bambini al Bioparco

Wednesday, 21/10/1998

 Grande successo per la Fattoria dei bambini del Bioparco, il più grande e completo spazio - all’interno di un Giardino zoologico italiano - dedicato agli animali domestici e al loro rapporto con i bambini. 

I piccoli visitatori fanno subito amicizia con caprette e maialini, galline e pecorelle, conigli e mucche. 
L’impianto didattico della struttura - molto gradevole e articolata - è costituito da una serie di pannelli che illustrano quali sono gli animali domestici, spiegano le tappe della loro evoluzione in parallelo con quella dell’uomo e quali sono i prodotti che si possono ricavare (latte, uova, lana). 
Particolare attenzione è stata posta ad un argomento poco conosciuto: quali sono gli animali domestici a rischio di estinzione e perché.

Il presidente della Bioparco Spa, Giovanni Arnone afferma: “E’ una magia: la campagna, i suoi odori, i suoi suoni, i suoi colori e specialmente i suoi animali sono arrivati a via Veneto. È una magia: pecore, conigli, asini, galline, capre sono arrivati nel centro della metropoli per renderla più bella, più dolce, più amica dei bambini. La natura, la cultura e la tenerezza hanno segnato un punto a loro favore” 

“La Fattoria costituisce un nuovo tassello nel processo di trasformazione in atto al Bioparco, spiega l’amministratore delegato della Bioparco Spa, Giovanni Battista Costa. Nei prossimi mesi inaugureremo nuove aree che rientrano nel piano globale il cui principale obiettivo è garantire il massimo benessere psico-fisico degli animali nostri ospiti”. 

Fulco Pratesi, presidente del WWF Italia, pone l’accento sul fatto che “la maggior parte dei bambini italiani non ha mai visto da vicino una capra, una gallina, una mucca. Ed è lodevole che il Bioparco cerchi di favorire la conoscenza, oltre che degli animali selvatici – per i quali dovrà fare di tutto per assicurare un sempre maggiore benessere in condizioni non naturali – e di quelli che da sempre vivono in contatto con l’uomo e che fanno parte da sempre della nostra cultura”.

All’inaugurazione della nuova Fattoria dei Bambini è collegata una manifestazione su più giorni: “Che avventura l’agricoltura” (19 aprile - 2 maggio) dedicata alla riscoperta dell’agricoltura, dei suoi prodotti tipici e dei suoi mestieri, così profondamente legati agli animali domestici ed al loro ciclo di vita. 
La manifestazione si svolge in collaborazione con l’Azienda romana Mercati e l’Assessorato all’Ambiente del Comune di Roma.

La Valle degli orsi al Bioparco di Roma

Wednesday, 21/10/1998

Dal 16 settembre vita nuova al Bioparco per i 5 orsi bruni. Niente più gabbie, bensì 3.500 mq di superficie (10 volte lo spazio attuale)  per ospitare la colonia di mammiferi che potrà godere di una delle più belle e grandiose aree del mondo realizzate per gli orsi. Così, i bambini potranno vedere gli orsi nel loro ambiente naturale, in città, come nel Parco Nazionale d’Abruzzo .

Lo spazio è stato concepito cercando di naturalizzare l’area il più possibile, unendo le esigenze di benessere degli animali alla necessità di fornire al visitatore uno strumento di approccio al mondo naturale emozionante ed educativo.
Un torrente artificiale sfocia in una grande vasca in cui gli orsi potranno farsi osservare, se ne avranno voglia. 
Ed è proprio questa l’altra novità. Gli animali hanno la possibilità di muoversi in un grande ambiente potendo scegliere di non farsi vedere… proprio come avviene durante una passeggiata in montagna. 
I punti di osservazione del pubblico sono molti ed offrono visioni differenti.

Un percorso di approfondimento conduce il visitatore nel mondo degli orsi, facendolo avvicinare ai principali aspetti della biologia, dell’ecologia, del comportamento e della conservazione attraverso un impianto educativo diversificato e coinvolgente costituito dalla giusta dose di pannelli, video, ambientazione sonora e modelli tridimensionali.
Come vive, e quali sono le abitudini dell’orso bruno?

L’orso bruno è un animale pigro, solitario e tranquillo, è attivo nelle ore meno calde della giornata e di notte. Onnivoro, si adatta a ciò che offrono l’ambiente e le diverse stagioni: frutta, bacche, erba, insetti, piante, radici e miele. La femmina dà alla luce uno o due piccoli nel periodo gennaio-febbraio, che vivono con la madre per circa due anni. La vita media di questa specie va dai 25 ai 35 anni. 
Una volta era diffuso nelle foreste di quasi tutta Italia, attualmente l’orso bruno sopravvive in pochissime aree molto circoscritte ed è seriamente minacciato di estinzione. Il Parco nazionale d’Abruzzo e le aree montane circostanti ospitano un centinaio di esemplari appartenenti ad una sottospecie unica, l’orso bruno marsicano. Sulle Alpi invece, dove la specie era ampiamente distribuita, l’orso bruno è scomparso.
Oggi ne rimangono appena due o tre esemplari su una superficie di 600 km quadrati nel comprensorio del Parco naturale dell’Adamello Brenta, in Trentino, dove recentemente sono state anche tentate alcune reintroduzioni con individui provenienti dalla Slovenia. 

Inquinamento elettromagnetico

Wednesday, 21/10/1998

Sapreste fare a meno della televisione, magari proprio quando c’è la partita della vostra
squadra? E rinunciare al cellulare, al messaggino alla “morosa” e ai giochini che si fanno sulla
tastiera?
Beh, bollette e schede ricaricabili a parte, per poter guardare la Tv e parlare al cellulare
bisogna pagare un prezzo che si chiama inquinamento elettromagnetico. Si tratta di quelle
onde che si sentono alla radio sotto forma di scariche e che sembra procurino qualche
problema alla nostra salute. Su questo – sia ben chiaro – gli scienziati di tutto il mondo sono
ancora divisi: c’è chi parla di gravi rischi per la salute e chi, invece, minimizza e dice che tutto
sommato quelle scariche non fanno, poi, più male delle onde emesse da un phon, o da una
lavatrice, o da una radiosveglia.
L’unica cosa certa sembra essere il fatto che - quando si parla di  inquinamento
elettromagnetico - sembra più importante “fare rumore” che trovare una soluzione vera e
propria. E non si viene a capo di niente.
Tutti gridano NO ai ripetitori. Tutti si infuriano se le antenne vengono montate sopra la
propria testa. E poi… tutti a guardare la televisione e a parlare con il telefonino!
Le associazioni ambientalisti ed anche molti cittadini hanno fatto e stanno facendo molto per
limitare i presunti danni dell’inquinamento elettromagnetico.
Chiedono ai politici di fare una legge che dica una volta per tutte come e dove possono essere
messe le antenne e i ripetitori. Finora, però, i politici non sono riusciti ancora a mettersi
d’accordo e la legge quadro ancora non è stata fatta.
C’è un decreto ministeriale, però, il 381 del ‘98, che tenta di metter un po’ di ordine in materia
e indica i limiti per le antenne dei telefoni, delle radio e delle Tv.
Anche i Comuni -  spinti dalle proteste della gente che non vuole mettere a repentaglio la
propria salute e quella dei propri figli - stanno prendendo misure per proteggere almeno i più
deboli dai rischi dell’inquinamento elettromagnetico.
A Roma, il Comune - già da qualche tempo - aveva approvato una delibera che diceva NO
alle antenne a meno di 50 metri da ospedali, scuole e asili nido, e che imponeva di togliere
quelle già installate in queste aree, definite sensibili.
Una nuova delibera, varata a dicembre, è ancora più severa e dice che le antenne devo stare
distanti  almeno 100 metri dalle scuole, dagli asili nido e dai parchi.
In più dice chiaramente che per montare un’antenna sul terrazzo di un condominio ( o in
qualsiasi spazio comune) è necessario che tutti, ma proprio tutti gli inquilini siano d’accordo.
I giovani preferiscono il cellulare alla sigaretta

Da quando i giovani possono permettersi (grazie alla tessera prepagata) di avere un cellulare
tutto per sè, il vizio del fumo tra i minorenni è in calo. Almeno in America. E questo, in verità,
più per motivi economici che di ravvedimento. Come la sigaretta, anche il cellulare è in grado
di dare ai giovani l’illusione di uno stile di vita da adulto. E il vizio del fumo è  passato in
secondo piano perché le  novità tecnologiche dei telefonini costringono i giovani a spendere
tutti i soldi della paghetta per rimanere al passo con i tempi.

Sette note per i più piccini

Wednesday, 21/10/1998

“La prima volta che ho visto Giovanni ballare è stata una sera d’inverno: ballicchiava con le veline di Striscia! Aveva appena compiuto un anno e si molleggiava, a ritmo, fissando il video. Ha buon gusto, commentò il padre”. Così parla Angelica, mamma del ballerino in erba. Insomma il ritmo si sente già da piccolissimi, ma ascoltare la musica, cioè apprezzarla come arte sublime, la più vicina a Dio, la definiva Marcel Proust è cosa diversa. A che età, dunque, i bambini possono cominciare ad apprezzare la “musica dei grandi”? Donna Moderna, tempo fa, ha pubblicato un interessante articolo che ci pare giusto dividere con voi. “Avvicinare il piccolo a note e melodie - spiega nel pezzo Sergio Franzosi, responsabile della scuola di musica Yamaha - si può fare da subito. Van benissimo i carillon sulla culla e tante cassette di filastrocche, ma è solo verso i tre anni che ci si può sbizzarrire”. I brani di musica classica più adatti? “Il Carnevale degli animali” di Charles Camille Saint-Saens in cui ogni strumento fa il verso di un animale, oppure “Pierino e il lupo di Sergej Sergeevic Prokofiev”, in cui ogni personaggio è rappresentato da uno strumento diverso: l’uccello è un flauto, l’anitra l’oboe, il gatto il clarinetto. C’è poi “Le quattro stagioni” di Antonio Vivaldi in cui la pioggia, il vento e il canto dell’usignolo corrispondono ognuno a una melodia particolare. Ottimi, a suo parere, sono anche “Il Flauto magico” di Wolfang Amadeus Mozart e “Lo Schiaccianoci” di Petr Il’ic Ciaikovskij. “Ma non dimenticatevi del meraviglioso cartoon Fantasia di Walt Disney”, conclude Franzosi. Anche altri generi musicali van benissimo. Ad esempio il jazz. “Un autore ideale è il trombettista statunitense Donald Cherry”, dice Tiziano Tononi, batterista. Due titoli: Multi-cult e Brown rices. Per gli amanti della musica leggera, due scelte sicure: i Beatles ed Elvis Presley. Evitate, invece, il rock duro e la musica da discoteca: il ritmo martellante mette ansia ai piccini e addirittura invita la materia grigia del cervello a lavorare meno. 

E per una serata all’insegna della musica classica da condividere insieme, genitori e ragazzi, ecco qualche indicazione della pianista – musicologa Francesca Scaglione.

La Sinfonia “Eroica” n.3 in mi bemolle maggiore op.55 di Beethoven in programma all’Accademia di Santa Cecilia il 22, 23, 24 e 25 gennaio: “adattissima anche ai bambini di 11 anni che abbiano, però, un po’ di dimestichezza con la musica”.

Musiche di Mozart, Rossini e Schubert, invece, presso l’Accademia Filarmonica Romana al Teatro Olimpico in programma giovedì 27 gennaio “per ragazzi di 12-13 anni”.

Per informazioni:

  • Accademia Nazionale di Santa Cecilia, via Vittoria, 6 tel.06.328171; via della Conciliazione, 4 tel.06.68801044; Numero verde 800/085085; sito Internet www.santacecilia.it
  • Accademia Filarmonica romana tel. 06.3201752 dal lunedì al venerdì (10-14 e 15-18)

I concerti hanno luogo al Teatro Olimpico, in piazza Gentile da Fabriano, 17, e i biglietti si acquistano presso il botteghino del Teatro (orario continuato 11-19) tel 06.3265991

Ascoltiamo musica con i bambini …e non dimentichiamo il silenzio

Wednesday, 21/10/1998

di Andrea Apostoli – Esperto in educazione musicale responsabile didattico di Musica in Fasce®

Vorrei che il mio bambino possa un giorno capire la musica, ascoltarla con piacere e, chissà, magari suonare uno strumento…

Cosa possiamo fare concretamente per favorire tutto ciò?

Ogni persona nasce con la sua attitudine musicale che è innata ma non ereditaria.

Non è detto cioè che genitori dotati di grande talento musicale diano al mondo figli dotati di altrettanto talento e, allo stesso modo, genitori non particolarmente dotati possono generare figli molto musicali.

La nostra potenzialità di apprendere in musica è, infatti, il prodotto di qualità innate e di influenze ambientali.

Questo vuol dire che un ambiente musicalmente ricco fin dalla nascita favorisce lo sviluppo musicale del bambino contribuendo in maniera determinante a farlo crescere come una persona più o meno portata per la musica.

Il ruolo dei genitori, oltre che quello degli insegnanti (dal nido in poi), è fondamentale vista la scarsa qualità della musica che viene generalmente diffusa dai media.

Le ore in cui genitori e bambini si trovano insieme a casa saranno preziose, dal punto di vista dello sviluppo musicale, se l’ascolto mirato di musica si sostituisse al sottofondo costante del televisore.

Ma cosa ascoltare?

Le cassette di musica per bambini, generalmente ricche di stimoli linguistici più che musicali, non è certo la migliore strategia per creare un ambiente ricco e stimolante. D’altro canto, rinunciare ad ascoltare i nostri generi preferiti perché “per lui troppo difficili o noiosi” priverebbe il bambino non soltanto dell’opportunità di ascoltare diversi tipi di musica ma anche della preziosissima esperienza che costituisce il vedere la propria mamma o il proprio papà coinvolti emotivamente dall’ascolto di un brano.

Qual è allora il genere di musica più adatto ad un bambino in tenera età?

Le parole magiche sono varietà, complessità e ripetizione.

Facciamo risuonare nella nostra casa fin dai primi giorni di vita del piccolo diversi generi musicali con l’accortezza di variare spesso l’ascolto e di riascoltare ciclicamente i brani.

Musica Classica, Jazz, Popolare, Rock, e chi più’ ne ha più’ ne metta. L’importante è tener conto della soglia di attenzione del bambino alternando con una certa frequenza diversi brani musicali.

Vedremo il nostro bambino reagire alla musica con movimenti e risposte vocali spesso intonate, incuriosito dai contrasti che un ascolto musicale vario può dare.

Non dimentichiamo, però, di considerare come stimolo importante anche il silenzio; bene sempre più raro nella nostra società e indispensabile al suono quanto la tela bianca ai colori.

mamma papà, andiamo al concerto?

Wednesday, 21/10/1998
L’Accademia Nazionale di Santa Cecilia propone il programma “SANTA CECILIA PER I BAMBINI DEL 2000” con lo scopo di avvicinare i bambini alla musica divertendosi.

Di seguito vi segnaliamo gli appuntamenti per il mese di marzo.

12 marzo (ore 11.00) e 13 marzo (ore 10.00)

Teatro Vittoria

La ballata della povertà e della ricchezza

Racconto in musica (da una novella di O’Henry)

Musica di Alessandro Nidi

Produzione del Teatro delle Briciole

Età consigliata 7/14 anni

21, 22, 23 marzo (ore 10.00 e 16.00) e 24 marzo (ore 10.00)

Teatro dei Servi

La storia di Babar l’elefantino e La scatola dei giocattoli

Spettacolo di marionette di A. Lukenbach

Musiche di F. Poulenc e C. Debussy

Produzione del Teatro Minimo

Età consigliata 6/13 anni

30 e 31 marzo (ore 10.00)

Teatro Nazionale

Il giro del mondo in ottanta giorni

Spettacolo per marionette di Carlo II Colla e Eugenio Monti Colla dall’omonimo romanzo di Jules Verne

Musiche di Corraado Gualtieri e Giuseppe Gremoli

Compagnia di Marionette Colla

Età consigliata 4/15 anni

Indirizzi Teatri:

Auditorio Via della Conciliazione, Via della Conciliazione, 4

Teatro Vittoria – Piazza Santa Maria Liberatrice

Teatro dei Servi – Via del Mortaro, 22

Teatro Nazionale – Via del Viminale, 51

Teatro Greco - Via R. Leoncavallo, 10

Teatro Eliseo – Via Nazionale, 183

Modalità prenotazioni e acquisto biglietti

Prezzi biglietti: lire 15.000 e lire 8.000 (per ragazzi fino a 16 anni), dirtto di prevendita 10%

Prevendita: tutti i giorni escluso il mercoledì, presso l’Auditorio di Via della Conciliazione, 4. Orario 10.30/13.30 e 15.00/18. 

Biglietti in vendita anche presso tutti gli sportelli della Banca Commerciale Italiana.

Vendita: nei giorni di concerto, un’ora prima dell’inizio dello spettacolo, nei rispettivi teatri.

Speciale SCUOLE: un biglietto gratuito per ogni 10 acquistati. Informazioni e prenotazioni numero verde 800 907080

Per ogni ulteriore informazione:

Accademia Nazionale di Santa Cecilia

Tel. 06/68801044

Quale strumento e a che età?

Wednesday, 21/10/1998

di Andrea Apostoli – Esperto in educazione musicale responsabile didattico di Musica in Fasce®
Pianoforte? Chitarra? Violino? Come scegliere lo strumento musicale più giusto per il proprio bambino e soprattutto a che età cominciare con le lezioni?

Spesso, i genitori dei miei piccoli allievi, mi rivolgono questa domanda, perché – volendo che i loro bambini imparino a suonare uno strumento – si chiedono quale può essere quello più appropriato e soprattutto a che età farli cominciare.

Quante volte i musicisti hanno sentito frasi come ”Quanto avrei voluto saper suonare uno strumento!”, oppure: “Quando ero piccolo studiavo il pianoforte ma la maestra era antipatica e ho smesso, che peccato”. E si rendono conto che tante mamme e tanti papà hanno perso l’occasione per approfondire la musica. Perché mai tanti bambini hanno avuto nella loro infanzia l’opportunità di avvicinarsi ad uno strumento, ma soltanto pochi di loro hanno continuato a suonarlo in età adulta?

Perché, fino a qualche anno, fa lo studio di uno strumento avveniva per imposizione, senza aver prima avvicinato il bambino alla musica in modo informale attraverso corsi di propedeutica musicale. Inoltre, l’insegnante di musica, impartiva lezioni ai bambini senza, però, aver fatto un percorso di studi mirato alla didattica musicale per l’infanzia.

Cosi’, i bambini chi avrebbe dovuto scoprire i suoni dello strumento attraverso il gioco, alternando momenti di “studio” a momenti di libera esplorazione e di movimento, venivano, invece, catapultati in una dimensione di istruzione formale “tutta disciplina e teoria” dove non venivano presi in considerazione i tempi e le modalità di apprendimento del bambino.

Del resto, proviamo a metterci nei panni di un bambino di 5 anni: ai suoi occhi, il pianoforte può diventare un mostro grande, nero, con una bocca piena di spaventosidenti se gli viene presentato nel modo sbagliato.

Allora, in pratica, cosa fare per non intimorire i bambini?

Innanzi tutto è bene cercare di avvicinarli alla musica il più presto possibile. Esistono ormai corsi di propedeutica musicale a partire dall’età neonatale che favoriscono lo sviluppo dell’attitudine musicale e che, protratti fino ai 5 – 6 anni forniscono al bambino la possibilità di entrare in contatto in modo informale e divertente col mondo dei suoni. Il bambino che avrà ricevuto gli stimoli giusti, quando avrà 5-7 anni, sarà naturalmente portato a chiedere di suonare uno strumento. In questa ottica è bene anche ascoltare molta musica a casa e portare i piccoli ai concerti quanto prima per poter anche vedere e, perché no, toccare gli strumenti (andate dopo i concerti a trovare gli esecutori nel camerino e a vedere da vicino gli strumenti!). Molti genitori proiettano sui loro figli i propri sogni irrealizzati rispetto alla scelta dello strumento; è importante invece rispettare i desideri del bambino nella scelta del tipo di strumento, che può essere il pianoforte ma anche la chitarra, il violino e, perché no, la più temuta batteria.

Musica e movimento: il corpo che… ascolta

Wednesday, 21/10/1998

Musica e movimento: il corpo che… ascolta 
(Prima parte)“I primi momenti erano sempre dedicati al muoversi sulla musica (…) lei non interveniva mai a correggere , né insegnava  i movimenti. Sapeva bene la regola che rispetta i bambini: la musica parla da sola, dire cosa si “deve” fare non serve, uccide l’ascolto.”*
Queste parole, scritte in ricordo di Vittoria Fresco, didatta musicale e insegnante Montessoriana, sono una sintesi ideale di quello che potrei definire il muoversi con la musica, o meglio, il lasciare che la musica ci muova. 
Praticamente tutte le metodologie di didattica musicale rivolte all’infanzia concordano su un punto fondamentale: il movimento è basilare rispetto allo sviluppo del senso ritmico e della musicalità del bambino.
L’affermazione potrebbe sembrare banale visto che muoversi ascoltando musica è per tanti di noi la cosa più naturale del mondo, ma non è così. Importanti didatti del passato come Orff , Dalcroze, Willems ecc. avevano intuito l’importanza di rendere il movimento parte integrante del percorso di apprendimento musicale enfatizzando l’uso di danze popolari e di attività ritmico-motorie nella didattica musicale rivolta all’infanzia. Grazie alle recenti ricerche che sono alla base della teoria dell’apprendimento musicale di Edwin Gordon, oggi possiamo dire che ancor più delle danze e delle attività ritmico-motorie in senso stretto (battere le mani o i piedi, percuotere ritmicamente semplici strumenti a percussione ecc.) è il movimento libero ed espressivo che favorisce un sviluppo ottimale del senso ritmico nei bambini in giovane età. Ciò che è importante infatti non è tanto sottolineare la pulsazione ritmica che, fra l’altro, è così evidente da indurci spesso a muovere automaticamente il piede o a tamburellare con le dita sul tavolo a tempo di musica,  quanto il fluire del tempo come un’entità continua. 

In parole semplici si tratta di lasciar muovere il bambino liberamente durante l’ascolto della musica muovendosi insieme a lui in modo espressivo, libero e a fluente, non necessariamente sottolineando la pulsazione ritmica della musica che si ascolta.  (fine prima parte)

 Andrea Apostoli - Esperto in educazione musicale responsabile didattico di Musica in Fasce®

* Grazia Honegger Fresco in ricordo di Vittoria Fresco in “il quaderno Montessori” 35, 1992.

coro dei bambini e ragazzi MatiteColorate

Wednesday, 21/10/1998

Il Coro delle Matite Colorate è composto da circa quaranta bambini della Basilica di Santa Croce in Gerusalemme. Nato quasi per caso sotto la guida del M. Germano Neri ha cantato - durante il Giubileo - in diverse occasioni  nell’aula Paolo VI alla presenza del Pontefice. 
Il ricambio nel gruppo è rapido: si entra all’età della scuola primaria, si resta qualche anno per cantare con la voce del più puro suono, per rimanere nella grande famiglia che si va formando e che coinvolge - soprattutto  negli impegni di maggior prestigio - i genitori, i nonni e la famiglia che in questo modo fanno una comunità gioiosa e allegra. “Non sono lo strumento di un pittore, ma come tante matite che in mano ad un pittore gli permettono di comporre un disegno, tanti bambini e giovani cantano insieme la gloria del Signore”.

Hanno inciso un Cd “Momenti di Grazia”. Undici brani davvero belli, su testi tratti dalla Sacra Scrittura, arrangiati in modo professionale, dove batteria e chitarre elettriche, tastiere new age e bassi profondi si fondono in un Talità kum africano e un cattorap davvero godibile.
E’ la christian musica, il fenomeno del momento che, dagli Stati Uniti, sta arrivando anche da noi in Europa: Sanremo ha ospitato la rassegna di artisti cristiani Jubilmusic.

 
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