Archivio di 12/1998

QUANTO DEVE DURARE L’ALLATTAMENTO AL SENO?

Tuesday, 29/12/1998
QUANTO DEVE DURARE L’ALLATTAMENTO AL SENO?La risposta è semplice, dicono gli esperti: quanto più a lungo possibile. Il problema – aggiungono – è piuttosto quando iniziare lo svezzamento. Attualmente, la pediatria suggerisce di introdurre cibi nuovi verso il quinto/sesto mese in rapporto alla presenza o meno di allergie ed alla crescita del bambino. 
La “Dichiarazione degli innocenti” redatta nel 1990 dall’Oms e dall’Unicef sostiene che per raggiungere l’obiettivo globale di una migliore salute e di una più corretta alimentazione della madre e del bambino, tutte le donne dovrebbero essere messe nella condizione di praticare l’allattamento al seno, e tutti i neonati dovrebbero essere nutriti soltanto con il latte materno dalla nascita fino ai 4/6 mesi di vita. I lattanti, poi, dovrebbero continuare ad  essere allattati al seno fin oltre i due anni di età, ricevendo allo stesso tempo alimenti complementari adeguati.
 Ma perché tanto insistere sui benefici dell’allattamento naturale? A molte donne, oggi, sembra scontato che il latte materno rechi più benefici rispetto a quello artificiale. Eppure, soltanto trenta anni fa, ci fu una vera e propria campagna contro l’allattamento al seno. Durante un congresso – racconta il dottor Luciano Proietti del Gruppo Medico-Scientifico dell’Unicef – i fautori dell’allattamento al seno vennero tacciati pubblicamente di essere superati, amoderni e poco scientifici. Così, in Italia, erano pochissime le donne che allattavano al seno (in alcune regioni non superavano il 10 per cento). Oggi – aggiunge il dottor Proietti -  dopo aver constatato i problemi creati dall’allattamento artificiale, è difficile trovare un docente di pediatria che non riconosca i vantaggi del latte materno.
 

Giacomino n.1 del 15 settembre 1998

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A Roma con la Lupa

Tuesday, 29/12/1998
A Roma con la Lupa
 Se avete deciso di far nascere il vostro bambino o la vostra bambina a Roma, siate certe che lui o lei ve ne saranno grati, per sempre. Romanticismi e storicismi a parte, però, vediamo quali garanzie e opportunità offre la Capitale alle puerpere, nell’ultima estate che precede il 2000. Anche se la Sanità italiana non gode di ottima fama, non fatevi intrappolare dal luogo comune del “più si paga e più si è sicuri”. Ci sono strutture pubbliche – nel nostro Paese e a Roma -  di tutto rispetto, con personale altamente qualificato e attrezzature all’avanguardia. Tra gli ospedali, inoltre, si può scegliere quello che più rispetta le Vostre esigenze di donne e di mamme.. Non scartate, quindi, a priori, l’ospedale per la clinica privata, anche se questa spesso offre una migliore coreografia: in Italia, purtroppo, si registra un elevato numero di parti cesarei che, in alcune zone, raggiungono – e certe volte superano -  il 50% dei parti (per l’Organizzazione Mondiale per la Sanità non ce ne dovrebbero essere più del 10-15% ).
 

In clinica, in ospedale o a casa?

Qualsiasi struttura abbiate scelto come “nido” per mettere alla luce il vostro bambino/a, è bene non dare niente per scontato. Ecco, allora, alcune cose da chiarire con la clinica o l’ospedale per essere sicure che queste non deludano le Vostre aspettative::
- Com’è organizzata la struttura? Accertatevi del numero dei posti disponibili nel reparto ostetrico, delle caratteristiche delle camere di degenza, di quante sale travaglio e di quante sale parto ci sono, del numero delle sale operatorie. Se avete deciso di partorire in una clinica privata o convenzionata, accertatevi che questa resti aperta anche nei mesi estivi. 
- L’assistenza durante la gestazione: è  necessario sapere in anticipo se la struttura presso la quale avete deciso di partorire organizza dei corsi di preparazione al parto. Questo per evitare di rimanere senza assistenza durante la gravidanza.  Gli ospedali, in genere, organizzano corsi a pagamento ( non superano il costo delle 70.000 lire).. Le strutture private e convenzionate, invece, gestisco più liberamente i corsi di preparazione al parto: è bene, quindi, contattarle già dai primi mesi di gestazione.
- Anche i Centri e le Associazioni di informazione sulla maternità e  sulla nascita organizzano corsi di preparazione al parto e seguono la mamma fino a dopo la nascita del bambino/a, offrendo anche la possibilità di partorire a casa. Per quanto riguarda Roma c’è un’ampia scelta:

ARIS tel. 06/5810267; 06/5881824
Artemide tel. 06/70476220/7577139
Ass. Las Parteras tel.06/5504141
Ass. Ostetriche Centro Nascita tel.06/7821587
Centro nascita Montessori 06/80691391 fax 06/8080390
Centro Simonetta Tosi 06/6879775
Centro studi Yoga tel.06/44240491
Dipartimento di Ricerca sulla vita prenatale tel.06/5209304
Il Melograno tel. 06/70475606

La degenza: riguarda la durata della degenza (da 3 a 5 giorni per il parto spontaneo e da 5 a 7 giorni per il cesareo) e le modalità di accesso alla struttura. Negli ospedali si entra passando dal Pronto Soccorso, nelle cliniche private è necessario prenotare la stanza, contattando con largo anticipo la struttura.

Le procedure del travaglio e del parto: è la voce più complessa in cui sono specificate le varie modalità di assistenza. Chiedete pure al personale ostetrico di visitare il reparto maternità, perché il luogo vi risulti più familiare al momento del parto. Chiedete di visitare la sala travaglio e la sala parto. Informatevi se vi lasciano libere di scegliere  la “posizione” in cui partorire. (non datelo per scontato!). Se interventi quali l’episiotomia ( il taglio dalla vagina all’ano), il clistere, la tricotomia ( la depilazione del pube) vengono fatti di routine oppure sono scelti liberamente dalla donna.
In Italia la legge parla chiaro: < < … bisogna favorire l’autonoma scelta della donna e la sua partecipazione attiva nell’espletamento del tipo di parto da affrontare, evitando l’imposizione di ritmi e di posizioni a lei non confacenti, forme analgesiche non richieste, interventi intempestivi, e prospettando senza indugio alla donna e al padre l’eventuale esigenza di procedere ad intervento operatorio>> (Articolo 2 della legge n.84 del 3/6/1985).

Il neonato: Non dimenticatevi di chiedere informazioni su ciò che riguarda la nursery: se è possibile avere il bambino nella propria stanza per tutto il periodo della degenza; se potete abbracciare subito dopo il parto; se c’è un reparto di terapia intensiva (sono poche le strutture private dotate di un reparto di cura intensiva, assolutamente necessario in caso di complicazioni).

L’allattamento: informatevi su “come” e “dove” è possibile allattare il bambino/a, sui tempi e gli orari delle poppate. Se la clinica o l’ospedale favoriscono – e in che modo - l’allattamento al seno. Se il bambino viene nutrito con il biberon prima di conoscere il latte materno ( vedi archivio di Giacomino nella rubrica Mamme) 

L’orario delle visite: accertatevi che il papà del bambino sia libero di farvi visita in qualsiasi momento e informatevi sugli orari per ricevere  parenti ed amici.

I costi della degenza: Non dimenticate  di chiedere il preventivo delle spese se vi affidate ad una struttura privata o convenzionata.  I prezzi variano sia per il tipo di stanza, sia per il tipo di parto (il cesareo ha costi molto più elevati rispetto al parto naturale). Informatevi su QUANTI PARTI NATURALI E QUANTI CESAREI SONO STATI FATTI IN QUELLA STRUTTURA NELL’UTLIMO ANNO.
Secondo i dati riportati nella Guida ai luoghi del parto, infatti, nelle strutture private romane  la maggior parte delle donne partorisce con parto cesareo ( 67%).
La guida, redatta in collaborazione tra il Melograno (Centro Informazione maternità e nascita) e il Comune di Roma (Commissioni delle elette dell’Ufficio Pari Opportunità), fornisce dei parametri che consentono di valutare più coscientemente  la scelta delle strutture pubbliche, private e convenzionate dove partorire a Roma. La guida si può richiedere gratuitamente  presso i consultori, le farmacie comunali, le sedi delle varie circoscrizioni di Roma e il Melograno (via Saturnia 4a, tel.06 70475606) che, inoltre, organizza corsi per la donna in gravidanza, fornisce un’assistenza per il periodo che precede e che segue il parto, e un mercatino dell’usato ( abbigliamento, libri e attrezzature per l’infanzia).
 

Come prepararsi alla gravidanza
 

Appena si parla di gravidanza si pensa subito al ruolo della madre nella sfera familiare alle sue responsabilità, ai suoi doveri ai suoi egoismi, ma ciò che è opportuno evidenziare è parlare dei problemi, delle attese, delle aspettative  e delle angosce che spesso accompagnano la donna al momento del parto e dell’importanza di trovare una persona di fiducia che la accompagni in questo meraviglioso viaggio.
Molte donne in gravidanza, al contrario, vivono questa situazione con disagio e allarmismo, spesso hanno il timore di non fare mai la cosa giusta. Una donna in attesa deve ricordarsi, che è lei la prima specialista di se stessa, anzi proprio in questa eccezionale circostanza deve riacquistare la capacità di sentire i suoi bisogni e i suoi desideri, e  uno specialista potrà darle sì consigli, nel caso sussistano dei problemi e aiutarla a decifrare i suoi sintomi, ma è la donna la vera protagonista della gravidanza, come suggerisce Quando vola la cicogna, ediz. FrancoAngeli, libro curato dal personale specializzato del Melograno. Sempre secondo questo prezioso libro, la donna oggi ha perso il suo potere decisionale, preso ora da un qualsiasi medico specialista o parente sempre pronto a dare consigli, con i quali la donna stabilisce spesso un rapporto di passività e di dipendenza. Lo specialista, secondo Annamaria Gioacchini, ostetrica del Melograno, dovrebbe aiutare la donna ad avere fiducia in se stessa, ricordandole sempre che la nuova condizione è puramente fisiologica,  e non è una “malattia che va curata”, è un atto naturale e come tale deve viverlo, ossia nella più totale serenità, godendo al massimo delle meravigliose emozioni che riserva una condizione così unica e particolare.
Il primo consiglio che ci viene dato da Annamaria è quello di affidarsi ad uno specialista, sia esso un ginecologo/a o un’ostetrica e stabilire con questi, un rapporto di fiducia e chiedere quindi il necessario sostegno, aiuto e assistenza per tutta la durata della gravidanza nel rispetto della propria scelta e delle proprie esigenze. Nel caso in cui sorgessero dei dubbi fondati, si può ricorrere al parere di un altro specialista. La fiducia è essenziale per potervi affidare, ma si consiglia di non dipendere passivamente. 

Barbara Piscini

IL LATTE DEL SENO MATERNO

Tuesday, 29/12/1998

IL LATTE DEL SENO MATERNOAllattiamo al seno i nostri figli. Ce lo chiedono proprio loro, quei piccoli appena nati che istintivamente - subito dopo il parto - cercano i capezzoli della madre.  E il Comune di Roma  scende in campo per dar voce ai diritti dell’infanzia, primo fra tutti quello di ricevere il latte materno.  Un diritto per niente acquisito, visto che nel nostro Paese sono ancora pochi i neonati  (23,5%) che vengono “attaccati” al seno della madre subito dopo la nascita.  Nei nostri nidi, biberon e poppate al seno vengono alternate (33%) e si pratica poco (28%) l’allattamento a richiesta. Inoltre - invece di invitare le mamme che hanno latte (65.9%) a proseguire con il metodo naturale - gli ospedali consegnano loro campioni gratuiti di latte artificiale. Contravvenendo, così, alla legge che vieta di propagandare in questo modi tali  prodotti.
L’Organizzazione mondiale della Sanità (O.M.S.) e il Fondo Internazionale di emergenza per l’Infanzia delle Nazioni Unite (UNICEF)  da anni  sono impegnati a stringere accordi con i Paesi di tutto il Mondo perché le società promuovano l’allattamento naturale e aiutino le donne dopo il parto a proseguire su questa strada. Il  Comune di Roma, quindi, scende in campo in prima persona per sensibilizzare l’opinione pubblica: manifestazioni, campagne pubblicitarie, fino ad arrivare nelle scuole - elementari e medie - per educare i futuri genitori.
Domenica 10 maggio, in occasione della Festa della mamma , Marina Viro e Daniela Aureli dell’Ufficio di Prevenzione e Salute dell’Assessorato alle Politiche per la Città dei Bambini e delle Bambine , hanno dato inizio a questa grande iniziativa. Al Parco degli Aranci, hanno presentato il loro progetto in una cornice festosa e di attiva partecipazione. Mamme con il pancione e non hanno risposto in massa all’invito del Comune. E le stesse donne hanno dato vita ad una improvvisata tavola rotonda sull’argomento, riportando ciascuna le proprie esperienze ed i suggerimenti per realizzare fino in fondo quello che poi è l’istinto di ciascuna donna: allevare i propri figli nel migliore dei modi possibili. A cominciare dall’alimentazione. Naturalmente al seno.
 

Giacomino n.0 del 15 giugno 1998

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IL TRASLOCO A MISURA DI BAMBINO

Tuesday, 29/12/1998

IL TRASLOCO A MISURA DI BAMBINOdi Manuela Scopone

Quando i bambini sono piccoli sembrano essere molto attaccati alle loro abitudini. E non tollerano bene i cambiamenti, soprattutto quelli che riguardano l’ambiente nel quale sono abituati a vivere. Così, anche  le vacanze al mare o in montagna, o una gita di qualche giorno in albergo possono causare qualche problema di adattamento: “Torniamo a casa” ci implorano, in genere quando è ora di andare a dormire.
Chi deve traslocare da una casa all’altra con i bambini, poi, deve affrontare qualche disagio in più. E qualche preoccupazione in più.
La figlia di una mia amica, per qualche settimana successiva al trasloco ha manifestato il suo disagio facendo pipì a letto.
Dopo quattro anni, Filippo – nonostante abbia ora una casa più bella, una cameretta tutta per sé e un bel giardino – rimpiange ancora la sua vecchia casa, anche se si è spostato di poche centinaia di metri.
Certamente, cambiare casa, per i bambini, è sempre un po’ traumatico. Improvvisamente  vengono a mancare i punti di riferimento (i rumori, la luce di notte, la collocazione della camera di mamma e papà ).
Cosa possiamo fare, allora, per attutire questa sofferenza?
Per prima cosa parlare con loro. Prima e dopo il trasloco. E ascoltare le loro paure, con pazienza e comprensione. Così, se la prima notte hanno bisogno di sentirsi vicino a mamma e papà, è meglio non essere troppo intransigenti.
E’ importante, poi, coinvolgerli quanto più possibile . Portiamoli a vedere la nuova casa prima del trasferimento. Discutiamo con loro su dove andranno sistemati i mobili, il letto. Affacciamoci con loro alla finestra per vedere cosa c’è fuori.
Anche qualche accorgimento ”tecnico” non guasta. Perché il bambino non si senta improvvisamente senza punti di riferimento, è necessario quanto prima ricreare nella nuova abitazione l’ambiente domestico, partendo proprio dalla stanza dei bambini.
 ”E’ bene coinvolgere i piccoli sia quando si impacchettano le cose sia quando si risistemano gli oggetti nella nuova abitazione” suggerisce Laura Cicatiello della ditta di traslochi Cicatiello International Movers (numero verde 800-554401). “Spesso i genitori tendono a tener fuori i bambini dalla che si crea intorno ad un trasloco. Ma la nostra esperienza ci ha insegnato che è meglio far partecipare i bambini all’evento. Così, nonostante il gran da fare, i nostri operai non dimenticano di giocare un po’ con i piccoli, dandogli le scatole da riempire, aiutandoli a incartare il peluche del cuore e, quando arrivano a casa nuova, a ritrovare le loro cose. In tal modo, i bambini non si sentano strappati dalla loro cameretta, dai loro giochi e vivono meglio il cambiamento”

DITECELO!

Tuesday, 29/12/1998

DITECELO!
di Benedetta de Vito

Come tutti i giornali che si rispettino anche Giacomino ha la sua storia. Tutto comincia in una bella mattina di aprile, a Villa Torlonia, con un bambino vero, Giacomo,  portato a spasso dalla sua mamma vera, Sara. Sono lì, dunque, come ogni mattina, nell’allegra mischia quotidiana di passeggini, tricicli, bimbi, mamme e tate. Come capita ogni giorno nei parchi romani frequentati dai più piccini, si intrecciano le solite domande che almeno una volta (ma spesso molto di più) hanno fatto tutte le mamme del mondo. Comprese quelle di Villa Torlonia. “Tu che cosa dai da mangiare a Filippo?” “Quanto dorme al pomeriggio Valeria?” “Hai deciso dove portare Marco all’asilo?”. E altre consimili golosità. Sara (che da ragazza faceva la giornalista…) è tutt’orecchie e tutta lingua. Chiede, ascolta, registra. E pensa che ti ripensa finisce per inventarsi il fratellino virtuale di suo figlio: Giacomino nasce su Internet ed è un piccolo successo con le sue mille visite giornaliere. Pochi mesi dopo, Giacomino si fa tabloid: una scommessa vinta . Intanto Sara arruola mamme pronte a raccontare i loro segreti, gli indirizzi, le dritte: insomma noi, le mamme adottive di Giacomino. Così Valeria ha parlato del parco dove porta la sua bambina, Claudia ha raccontato di come guarisce il suo bambino con il Reiki,  Gemma ci ha portato a Piazza Vittorio, Valentina ci ha fatto scoprire il mondo della scherma e quello delle banche del tempo. Tutte abbiamo fatto del nostro meglio, ben sapendo quanto è dura fare la mamma e quanto, ancora di più, lo è a Roma. Adesso, però, tocca anche a voi. Ognuna di voi, ne sono sicura, sa qualcosina - una dritta, una chicca, un nonsoché - che potrebbe arricchire Giacomino e, cosa ancora più importante, facilitare la vita ad altre mamme. Insomma scriveteci, faxateci, emailateci (o come caspita si dice!). Sia chiaro che non ci aspettiamo “articoli”, ma segnalazioni, due-parole-due, un messaggino corto così. E allora, DITECELO, cioè raccontateci quello che vedete, riferiteci tutto ciò che vi sconforta o vi mette allegria, ciò che vi indigna o che, viceversa, vi piace. Ci sono troppe popò di cani? Troppe cicche, troppe altalene sgangherate? Oppure, ci sono i ponies (evviva!) o un chioschetto per un caffè (doppio evviva!) oppure gatti, colombi, piccioni.  Che è poi quanto hanno fatto Valeria o Ester e quello che, modestamente, faccio anche io. Insomma, gentili signore, DITECELO.
 

Un lavoretto piccolo piccolo.

Tuesday, 29/12/1998
 

Tra una pappa ed un cambio di pannolino, sempre più mamme decidono di ritagliarsi un po’ di tempo per un lavoretto a domicilio. Si tratta spesso di donne che per vari motivi hanno lasciato il lavoro che svolgevano prima di avere il bebè, ma che desiderano fare comunque qualcosa, anche se con modi e tempi meno stressanti e soprattutto compatibili con i ritmi del bambino. 

C’è chi, ad esempio, mette a frutto abilità che prima impiegava in ufficio: chi conosce una lingua stranieraesegue traduzioni da casa oppure dà ripetizioni agli studenti del quartiere. Chi è abile con il computer esegue battiture di tesi o testi ( le Università sono piene di studenti che richiedono questo servizio). Il segreto è “pubblicizzarsi”, e ingenere questo avviene con il passaparola. 

Nel mio palazzo, una neo-mamma esegue piccoli lavori di sartoria. Ha iniziato facendo un favore ad un’amica che aveva bisogno di scorciare i pantaloni ed ora che la voce si è allargata, stringe e allarga gonne, vestiti ecc. per tutto il vicinato.  

Altre mamme invece riescono a vendere i loro prodotti grazie alla collaborazione di qualche negoziante: dai maglioncini eseguiti a mano o con la macchina da maglieria, ai lavori di ricamo sui corredini, alle saponette profumate fabbricate a casa con essenze naturali. 

Chi, poi, sa navigare in Internet ha la possibilità di trovare tantissime opportunità di lavoro a domicilio o di telelavoro. Ci sono ditte che offrono lavori di cucito, trascrizioni di indirizzi, incollaggio di etichette, inbustamento di deplian. Naturalmente bisogna usare un po’ più della normale cautela quando si selezionano questo tipo di offerte di lavoro.  

Per quanto riguarda invece il telelavoro occorre munirsi di un computer, un modem ed una linea telefonica e le offerte di lavoro vanno dall’inserimento dati, alla trascrizione di nastri di convegni, alla recenzione di schede bibliografiche, alla correzione di bozze, alle ricerche bibliografiche, storiche, culturali, ecc. Il materiale viene scaricato da Internet nel proprio computer, elaborato secondo la richiesta e rispedito tramite posta elettronica.  

Per la ricerca dei siti basta utilizzare un qualunque motore di ricerca e digitare “lavoro a domicilio” o “telelavoro”. 

Découpage, stencil, patchwork ed altro ancora per le mamme che vogliono dare sfogo alla loro creatività. La casa editrice DEMETRA pubblica le collane “I manuabili” e “Del segno e del colore”. Si tratta di simpatici manuali, dal costo contenuto (da 13.000 a 16.000 lire), ricchi di fotografie e disegni che introducono passo dopo passo all’arte di lavorare la carta pesta, costruire bambole, fare cuscini antichi e moderni, dipingere e incidere sassi o creare e decorare cornici usando, volendo, materiali di recupero all’insegna dell’economicità. 

I manuali si possono acquistare presso la libreria Demetra in Corso Vittorio Emanuele II, 35. 

Maternità e lavoro, una scelta impegnativa

Tuesday, 29/12/1998

Maternità e lavoro, una scelta impegnativa

Di Valentina Massinelli

Mentre lo Stato si dota di un Ministero per le Pari Opportunità, il Governo vara nuovi incentivi a sostegno della maternità ed il Papa benedice la sacralità della famiglia, le donne che scelgono di diventare madri si trovano spesso di fronte ad un bivio. Non importa che si tratti di un ufficio grande o piccolo o di un lavoro più o meno qualificato. Le regole spietate, improntate unicamente alla logica del profitto, che governano il settore privato colpiscono a tutti i livelli. Produci di meno? Non sei più flessibile? Se sei fortunata sarà solo la tua carriera a risentirne, nel peggiore dei casi invece l’azienda si renderà conto che non gli conviene più tenerti, al tuo posto ci metteranno qualcuno che non ha figli, magari più giovane oppure addirittura che porta i pantaloni, tanto per non correre rischi. E se l’ufficio ha meno di quindici dipendenti non c’è neanche bisogno di una giusta causa o di un giustificato motivo, come recita le legge, a patto che il datore di lavoro sia disposto a sborsare qualche milione in più come indennità di licenziamento.

A me è successo al ritorno da soli due mesi di congedo facoltativo per maternità. Una telefonata una settimana prima del rientro mi annuncia che per me in ufficio “non c’è più posto” e mi offrono dei soldi per restarmene definitivamente a casa. Ovviamente nessuno ammetteva che la mia bambina era la causa della loro decisione, ma parlavano di “riorganizzazione del lavoro” all’interno dell’ufficio. Guarda caso la riorganizzazione incideva soltanto sul mio posto di lavoro e il fatto che ero l’unica impiegata sposata con bambino e l’unica con un contratto a tempo indeterminato era solo un caso.

La vicenda di Mara invece sfiora la beffa: due volte incinta e due volte licenziata perché quando è arrivata la prima lettera di licenziamento aspettava già Chiara. Laura, 33 anni, invece è stata più fortunata, ma per tenersi il suo lavoro deve far “dimenticare” di essere madre: se le occorre un’ora per portare la bambina dal pediatra, dice che deve riprendere la macchina dal meccanico. O se la bimba sta male dice che sta male lei.

E pensare che in un recente convegno svoltosi a Los Angeles (USA) è emerso che durante la gravidanza il cervello ha la possibilità di modificarsi ed evolversi rendendo le future madri più intelligenti!

Le informazioni sui diritti delle lavoratrici madri sono nella legge n. 1204 del 30 dicembre 1971 e sulla gazzetta ufficiale 18 gennaio 1972 n.14

Informazioni su Internet si trovano cliccando la voce “gazzetta ufficiale” su qualsiasi motore di ricerca oppure consultando il sito www.leggi.it
 

Un figlio al di là del mare: L’adozione a distanza di Ester Ponti

Tuesday, 29/12/1998

Un figlio al di là del mare: L’adozione a distanza di Ester Ponti
Luis Henrique è il mio bambino brasiliano. E’ color nocciola, i capelli ricciuti e ha un visetto lungo e stretto. Nella fotografia che mi ha mandato, posa davanti a un’immacolatella dal manto celeste. Porta una maglietta sghemba, a righe biancazzurre, un paio di shorts color del cielo e i piedi nudi che fanno naso naso.Sorride, ma si vede che lo fa per forza, che gli hanno
detto, dai, che scattiamo, sorridi piccoletto. Luis Henrique non è orfano,  non è un “menino de rua”, vive con i suoi genitori. Ma sapete quanto guadagnano il suo papà e la sua mamma? Un-dollaro-uno al giorno. E fanno i braccianti agricoli. Li chiamano “boia fria” che vuole dire gavetta fredda. Significa che all’ora di pranzo, mangiano pollo freddo, riso freddo, verdura fredda. Inutile aggiungere che quando lasciano la loro casupola, all’alba, la gavetta è ben calda. Luis Henrique (otto anni su due gambe stecche) resterebbe solo, tutto il santo giorno. Se non fosse che, sulla sua strada, ha incontrato le suore missionarie francescane angeline che, nel paesino dove abita Santo Antonio de Plastina,  hanno creato un piccolo “Lar”; ovvero un rifugio, un posto dove stare per non finire dritti sulla strada, magari a far brutti incontri. Così Luis Henrique, ogni giorno, è lì e studia e impara. A me ha mandato un disegno con il sole e una casetta, poi anche un grembiulino violetto e lillà con la pettorina ricamata (ma credo sia opera delle suorine…) e un foglietto stropicciato con su scritto “Con afetto, Luis Henrique”. (I brasiliani usano poco le doppie!)
A pagare il Lar (e libri, quaderni, matite) a Luis Henrique siamo io e mio marito. Dividiamo la cifra in due parti uguali: 250 mila lire io, 250 mila lire lui, che guadagna molto di più di me. Ma così ci sentiamo genitori adottivi entrambi perché la scelta è stata fatta assieme, io e lui solamente, come quando abbiamo deciso di mettere al mondo un figlio (cioè nel nostro caso due!) Avrete capito che il mantenimento del piccolo brasiliano costa solo mezzo milione all’anno, una miseria se paragonato alla retta dell’asilo dei nostri due gemelli, Riccardo e Rosellina.
Certo il nostro gesto - ne siamo consapevoli - è come un mattone pollicino che dovrebbe sostenere un nuovo asilo. Poco, ma si sa, mattone dopo mattone, ecco le mura, ecco le aule, il giardinetto, la sala da pranzo.

 Se volete partecipare con un vostro piccolo mattone, contattate Suor Maria Consonni al numero 06-66418021. L’indirizzo dell’istituto delle suore francescane angeline è Via di Villa Troili,26 -00163 Roma. Suor Maria e le sue consorelle hanno bambini da sostenere un po’ ovunque, perché ovunque sono presenti con i loro “Lar”. Aiutano i bambini africani, i colombiani, i brasiliani. Noi abbiamo dato fiducia a loro, alle suore angeline, e sostegno al piccolo Luis Henrique che, da laggiù, ci manda ogni tanto i suoi bacetti.
 

Fratello di latte

Tuesday, 29/12/1998

Fratello di latte

Di Benedetta de Vito

Leonardo non è solo: Leonardo, il mio unico bimbo di undici mesi, a Roma o chissà dove, ha dei fratellini di latte. Forse non ne incontrerà mai nessuno, d’accordo, ma è bello sapere che in giro per il mondo dei bimbetti meno fortunati di lui, magari nati prematuri, o con malformazioni cardiache o intestinali, sono cresciuti, protetti dal calduccio del loro cubicolo pieno di tubi e tubicini, anche grazie al mio latte. Al suo latte. Che poi per quei piccini è più che un nutrimento, è un farmaco. Se questo piccolo–grande miracolo è stato possibile lo devo alla Banca del latte umano dell’Ospedale pediatrico Bambino Gesù, nata nel 1989, grazie all’impegno della dottoressa Maria Amalia Ambruzzi. Per me è stato un incontro casuale, tre minuti di servizio sul Tg2, un numero di telefono preso al volo, con Leonardo tra le braccia, ed eccomi “donatrice” di latte. Prego, “mucca Carolina diplomata”, come mi chiama mio marito, che se la ride ma io so che è fiero di quel diploma color carta da zucchero che mi incorona balia del nuovo millennio per “l’alto contributo umano offerto come donatrice del proprio latte a favore dei piccoli malati”.
                                                                                                                
Tutto inizia con delle analisi (una passeggiata per le neomamme, abituate a ben altro!) poi comincia l’avventura fatta di fatica e di allegria, tra le poppate e le “mungiture”. Un po’ a Leonardo e un po’ agli altri bimbi. Naturalmente, come ogni banca che si rispetti, anche quella del latte umano è ben organizzata. Tutti i lunedì mattina – puntuale come il levar del sole – arriva la telefonata della gentile signorina Luciana Dell’Uomo, dietista dell’Ospedale: ” Signora, ha latte per noi?” Per rispondere sì occorre averne raccolto (negli appositi biberon sterilizzati, forniti dal Bambin Gesù) almeno 700 Cc. Il che significa 100 Cc al giorno. Non poco. Almeno per me che, spesso, ho saltato un turno (o anche due). Ma la signorina mi rassicurava così: “Pensi che un bimbo prematuro non prende più di 50 Cc al giorno!”. Insomma si va avanti volentieri. La voce squillante della Dell’Uomo conclude:” Ci sentiamo lunedì prossimo, non si preoccupi!” Oppure, se il latte c’è:” Allora le mando il pony, mercoledì mattina. Dalle 9 alle 12, mi raccomando, si faccia trovare in casa”.

Prima di riagganciare giunge l’altra domanda da copione: “Quanti biberon le faccio avere, signora?”

“Faccia sette” che mi bastano per un po’, penso tra me e me, mentre Leonardo, sulla sdraietta, sorride con gli angeli. Nel frattempo, in freezer, schierati come soldatini, sono già belli e pronti i biberon che dovrò consegnare. Tutti quanti sono etichettati da me: nome, cognome, quantità del latte, giorno di mungitura. Al mercoledì mattina, suona il citofono ed ecco il ragazzo del pony di turno, sorridente sempre. Porta con sé un thermos da pic-nic che si apre per inghiottire i miei diafani “soldatini” e rifornire dei sette biberon richiesti. Così si ricomincia, mentre Leonardo, ignaro e felice, guarda impudente il fattorino con quei suoi grandi occhi di bimbo ed io penso ad altri occhi, ad altri bimbi, ai fratellini di latte del mio bambino.

Se volete diventare donatrici – e siete davvero benvenute – ecco i numeri di telefono per contattare Luciana Dell’Uomo, dietista (anche del Lattario): 0668592246 oppure 06-68592358.

Allattare e lavorare

Tuesday, 29/12/1998

                                                                     
 
 Allattare e lavorare

di Martina Carabetta

Lavorare e allattare al seno il proprio bambino è possibile. Basta organizzarsi.

Il latte materno è il miglior cibo per il neonato e proseguire l’allattamento al seno anche quando la neo-mamma rientra in ufficio permette di continuare a sfruttare questo “tesoro” sia a livello nutritivo che relazionale.

Una mamma che si allontana dal sul piccolo per mezza giornata, recupera così momenti di gioia e intimità, compensa il distacco e mantiene forte il legame con il bambino.

Durante i primi mesi di vita, il bambino ha particolarmente bisogno della madre. Così, se possibile, è consigliabile prolungare il più possibile il congedo per maternità (la legge garantisce almeno tre mesi alle lavoratrici dipendenti). Comunque – anche se il lavoro non permette - non è necessario interrompere l’allattamento al seno e anticipare lo svezzamento che, se troppo precoce, espone a diversi pericoli, come quello di sviluppare reazioni allergiche nel bambino.

Il latte materno si può tirare con un tiralatte e surgelare nel freezer già qualche settimana prima del rientro a lavoro. Il latte si conserva perfettamente alle basse temperature!

Unico – ma importantissimo accorgimento – è l’igiene.

Qualunque sia il metodo usato (tiralatte o spremitura manuale) è importante avere le mani ben pulite e usare contenitori sterilizzati (in commercio ci sono bustine pronte da riempire, ma vanno bene anche i vasi di vetro, come i barattoli della marmellata ).

Il latte che viene tirato più volte durante la giornata deve essere versato in piccoli recipienti, raffreddato in frigo e - soltanto in un secondo momento - congelato. Per evitare “l’ingorgno” e far assestare la produzione del latte, è possibile “fare scorta” anche in ufficio, conservando il latte una borsa termica con il ghiaccio.

Il latte scongelato non può essere ri-congelato: per questo è meglio utilizzare piccoli contenitori (60 - 80 gr) che non vanno, però, riempiti completamente perché – quando congela - il latte aumenta di volume. Sui contenitori va segnata la data.

Il latte così conservato mantiene tutti i suoi principi nutritivi e non diventa mai “leggero” neanche dopo un anno o più di allattamento.

Potete trovare ulteriori informazioni e consigli sull’allattamento al seno

sul libro “L’arte dell’allattamento materno” edito da Le Leche League.

Oppure contattando LA LECHE LEAGUE al  suo sito Internet.

Per sapere qual è la consulente più vicina a voi, mandate una e-mail a: m.carabetta@mclink.it
 

 
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