Informazione

Bambini in sovrappeso o con qualche chilo in più

Friday, 11/1/2008

Anche i bambini un po’ “rotondi” ma non obesi hanno tuttavia dei cambiamenti nel cuore e nella funzionalita’ dei vasi sanguigni che potrebbero accrescere il loro rischio di malattie cardiovascolari, come mostra un nuovo studio americano. “I genitori e i pediatri dovrebbero stare attenti”, dice il coordinatore della ricerca, Dr. Yanbin Dong del Medical College of Georgia, Augusta. Il team del Dr. Dong sta seguendo i bambini nell’adolescenza per capire quali siano le effettive conseguenze sulla salute delle modifiche al cuore e ai vasi sanguigni. Tutti i bambini presi in considerazione dallo studio erano sovrappeso ma non obesi. Gia’ qualche chilo in piu’ significa modifiche nella pressione del sangue e nella funzionalita’ del ventricolo sinistro del cuore. “I ragazzi tendenti al sovrappeso, rispetto a quelli normopeso, sembrano avere un maggior rischio cardiovascolare, concludono i ricercatori. (AGI)

E’ Torino la città piu’ attenta ai bambini

Saturday, 5/1/2008

Torino è la città più attenta ai bambini. Con Ravenna, Roma e Modena, compone il poker premiato da Legambiente

Ma la città ideale per i più piccoli ancora non esiste, si può solo inventarla

Torino guadagna quest’anno il titolo di città più attenta alle esigenze dell’infanzia. Seguono a breve distanza Ravenna, Roma e Modena. I capoluoghi vincitori sono stati premiati ieri a Roma nel corso di una conferenza stampa in cui Legambiente ha presentato l’indagine Ecosistema Bambino, l’annuale classifica delle città italiane che mette in luce buone e cattive politiche rivolte ai più giovani e assegnando simbolicamente caramelle ai più meritevoli e carbone ai più negligenti. Torino vince per aver dimostrato di essere dotata di uffici comunali competenti, capaci di dare continuità ai progetti rivolti ai ragazzi nel corso del tempo nonostante i cambi di giunta. Interessante l’esperienza del laboratorio “Città sostenibile�?, un organismo che vede coinvolti più assessorati per promuovere qualità della vita urbana e partecipazione dei bambini.

Ravenna è la migliore tra le città di una Regione tradizionalmente attenta alle politiche sociali e quindi anche a quelle dedicate ai più giovani, ma anche per aver saputo integrare, in seno ad Agenda 21 piani d’azione junior e adulti sul tema della sostenibilità.

Roma primeggia per la ricca offerta di stimoli e iniziative culturali, per i tanti progetti, in periferia e in centro città, dentro e fuori dalla scuola: “Città come scuola�? ha coinvolto 150mila studenti.

Modena viene premiata per l’ampiezza di iniziative e la continuità dell’impegno a favore dei bambini dimostrata negli ultimi dieci anni: con il progetto “Conosci l’energia�? i ragazzi possono diventare energy manager per ridurre i consumi e l’inquinamento a casa e a scuola.

Ma esiste una città ideale per essere piccoli? Non proprio, forse bisognerebbe inventarla. Oppure farla inventare direttamente ai più piccoli, visto che gli adulti hanno dimostrato di non essere in grado, o quantomeno di essere “distratti�? da altre faccende. Se ci fosse, comunque, secondo lo studio di Legambiente la città a misura di bambino sarebbe in Emilia Romagna, perché è la regione che ha saputo più di tutte coordinare i servizi con gli strumenti di partecipazione, ma avrebbe gli uffici a Torino,

Le attività si svolgerebbero a Roma, infine le energie per affrontare il lavoro con il contributo dei più piccoli sarebbero in Sicilia, per la precisione a Caltanissetta, dove il Comune ha deciso di avviare un interessante percorso partecipato di educazione alla legalità e alla cittadinanza attiva.

“Oggi tv e giornali parlano di bambini solo quando accadono fatti violenti, a scuola, in famiglia o per la strada. Fatti quasi sempre subiti, vissuti da vittime. Manca quasi del tutto l’attenzione al ruolo attivo che possono esercitare nella società, alla loro capacità di essere i primi suggeritori nelle scelte  a loro destinate – ha detto Rossella Muroni, direttore generale di Legambiente -. Da molti anni purtroppo non si vedono esperienze interessanti. Occorre che le città italiane, e i loro sindaci in prima fila, siano dunque protagoniste di una riscossa culturale che metta al centro le generazioni più giovani, puntando su loro coinvolgimento e sulla loro partecipazione�?.

Insieme all’edizione 2008 di Ecosistema Bambino, Legambiente ha anche voluto tirare un bilancio dopo dieci anni di indagine.  Ne è emersa una speciale top ten che sul decennio vede Modena al primo posto, quindi Pistoia, Torino, Pesaro, Siena, Piacenza, Belluno, Reggio Emilia, La Spezia e Firenze.

Ma se ne trae anche la magra considerazione che, in oltre un decennio, sul fronte delle politiche dedicate all’infanzia nelle città del nostro Paese si è mosso poco. I Comuni, dopo un iniziale entusiasmo che in molti posti, per esempio, ha portato alla nascita dei consigli comunali dei ragazzi hanno dato più spazio alle parole che hai fatti.

“Oggi non si può più parlare di città dei bambini come si faceva dieci anni fa – ha spiegato Luciano Ventura, responsabile nazionale del settore Ragazzi di Legambiente -. Bisogna ritrovare un progetto comune che torni a puntare su un investimento sociale e culturale della scuola, che non emargini le famiglie, che sfrutti le competenze educative del territorio. Insomma, le città a misura di bambina e bambino, in attesa di primi cittadini coraggiosi, rimangono un’utopia�?.

I parametri presi in esame da Ecosistema Bambino 2008 vanno dagli strumenti di coinvolgimento messi in campo dalle Amministrazioni (consulte giovanili, consigli comunali dei ragazzi, incontri e occasioni di confronto con le istituzioni),  alle forme di partecipazione (azioni di adozione del territorio, progettazione partecipata), alla presenza e al funzionamento di strutture e uffici dedicati ai giovani, alla quantità e qualità dell’offerta culturale (musei, aree riservate, eventi, teatri, ludoteche, biblioteche), alle iniziative di promozione culturale e sociale ad hoc per i cittadini più piccoli (pubblicazioni e riviste per ragazzi, manuali educativi, feste, rassegne cinematografiche, soggiorni in città e fuori città, corsi, laboratori, ecc…).

 

PANDATRIBE.IT il nuovo sito per ragazzi del wwf

Tuesday, 18/12/2007

Nasce il nuovo sito per ragazzi del WWF,

un contenitore pieno di natura che tutti sono invitati a riempire

Ieri è nato pandatribe.it, il nuovo sito per ragazzi del WWF Italia. L’inaugurazione è stata ovviamente ondine. Padrini d’eccezione, gli attori Matteo Branciamore dei “Cesaroni” e Mary Petruolo di “Raccontami” e “Chiara e Francesco”, che hanno animato il forum chiacchierando in tempo reale con tutti i ragazzi connessi.

Natura e ragazzi sono i protagonisti assoluti del sito, che tutti sono invitati a “riempire” dicendo la loro sul forum o inviando le proprie storie, disegni, fotografie, video, messaggini… Insomma, accanto al materiale naturalistico certificato WWF - con notizie in diretta, approfondimenti per le ricerche scolastiche e attività pratiche per portare la natura nella vita di ogni giorno - è una vera e propria ‘community’ della natura a realizzare questo sito interattivo, ogni giorno nuovo, con tanti gadget da scaricare, fatto per i ragazzi dai ragazzi stessi.

Oltre che di piante, animali ed ecosistemi, si parla di energia e sfruttamento delle risorse, cooperazione internazionale e sfide globali, dell’azione e dei progetti WWF in tutto il mondo e, nella sezione “E TU”, di tutto quello che ognuno nel suo piccolo può fare per imparare a difendere l’ambiente, dai campi avventura alle Oasi WWF, fino a giochi e attività pratiche quotidiane. Il tutto realizzato ’su misura’ con un linguaggio vivace e la supervisione di un esperto WWF, e con moltissimi spazi per interagire e stringere nuove amicizie 

  

Il pellegrinaggio in Italia

Thursday, 13/12/2007

Torna il Pellegrinaggio, una forma tanto antica quanto sentita ai nostri giorni. Già da qualche anno riscoperto, ora è proprosto anche in Italia.

Un sito Imtermet camminodiassisi.it propone tanti itinerari. Vale la pena farci un pensierino

Perché un cammino in…….. Italia

San Francesco e San Antonio, il Serafico fondatore ed il Dotto Apostolo (meo episcopus)  dell’ordine francescano, sono due “figure�? incommensurabili, che hanno acceso un perpetuo motore di spiritualità umile e semplice, una fonte inestinguibile per tutti coloro che soffrono d’arsura esistenziale.

Proprio su questi presupposti nasce l’esigenza di offrire un Cammino che esaudisca la nuova esigenza spirituale, che diversamente dal passato è una ricerca di “movimento�? dove il pellegrino vuole esplorale in primis originali contaminazioni pur di aprirsi alla compassione di quell’Amor “che move il sole e l’altre stelle�?. Apparentemente lo scopo del pellegrino è di camminare verso ad Assisi, ma in verità “avanza  dentro se stesso�? per congiungersi al divino celato in Lui.

Il Cammino di Assisi non è un pellegrinaggio architettato come si potrebbe pensare,  ma è la concatenazione di tanti brevi pellegrinaggi tradizionali che già preesistano nell’ambito locale (Vedi: Assisi, La Verna, la Casella,Cerbaiolo, Montecasale, Montepaolo) legati a peculiari devozioni e che rivissuti in questa dimensione daranno un nuovo slancio alla ricerca interiore rinverdendo l’essenzialità della dottrina di Francesco; anche perché non siano soltanto le pietre a testificare al forestiero il Suo Magistero, ma si rinnovi lungo il cammino e nella stessa comunità assiate l’originale fraternità francescana.

La città di Assisi sarà elevata a: “Punto di Convergenza Universale�? per gli uomini di buona volontà, trascendendo così qualunque distinzione di Cultura e Credenza in coerenza ai Principi Fondanti di ogni Vera Religione.

All’estero le scuole italiane scarseggiano

Wednesday, 12/12/2007
Bruxelles - C’è sempre stato un disagio per le famiglie italiane in Belgio con figli da mandare a scuola, qualora ritenessero imprescindibile l’insegnamento nella lingua madre. Lo afferma Anna Maria Campogrande, Presidente di Athena, l’associazione per la difesa delle lingue ufficiali della Comunità europea. “Ciò appare tanto più incredibile se si tiene conto del fatto che in questo Paese ospitale e, da sempre, amico dell’Italia ci sono circa 450.000 italiani dei quali 287.000 di nazionalità italiana, circa 100.000 con la doppia nazionalità e i restanti con nazionalità belga per ovvi motivi di lavoro, di famiglia, di vita. 

In questa situazione oggettiva non si capisce perché un Paese come l’Italia non abbia mai aperto, non già una, ma più scuole italiane, a Bruxelles, a Liegi, a Mons e ovunque la presenza di cittadini italiani lo rendesse necessario”. C’è il liceo francese, la scuola tedesca, la scuola inglese, numerose scuole anglo-americane ma non c’è l’ombra di una scuola italiana. Se questo fatto poteva trovare una giustificazione all’epoca delle prime emigrazioni, negli anni subito dopo la seconda guerra mondiale, anni difficili, di ristrettezze, di ricostruzione, di sacrifici per tutti, attualmente non si può più trovare giustificazione alcuna. 

Per un lungo periodo, con l’installazione delle istituzioni europee a Bruxelles, la Scuola Europea, creata per i figli dei funzionari europei e di tutto l’apparato diplomatico e amministrativo dell’Europa istituzionale, ha in parte paliato ai disagi accogliendo anche i figli dei numerosi Italiani che per svariati motivi di lavoro dovevano passare alcuni anni a Bruxelles. In queste situazioni viene molto spesso a mancare la continuità dell’insegnamento della lingua madre, ed emerge la possibilità di seguire i corsi in un’altra, a volte in altre lingue e con il rischio di difficoltà e ritardi negli studi.

“Gli Italiani esterofili, civilizzati e amanti del quieto vivere si sono adeguati alla situazione con apertura, entusiasmo e con la loro ben nota adattabilità. Purtroppo questa adattabilità, fin troppo celebre, gioca più contro che a favore dei nostri connazionali, a tutti i livelli, anche ai più elevati. L’ambiente comunitario non è più quel circolo di gentiluomini che hanno fondato la Comunità Europea che non solo rispettava la diversità, l’identità, il genio peculiare di ogni membro ma se ne faceva carico tenendone conto e valorizzandolo”. Nel cuore pulsante dell’Europa istituzionale, afferma Anna Maria Campogrande, vige ormai la legge del più forte e spesso anche del più manovriero, “perché il processo di integrazione dell’Europa è stato convertito in un processo di colonizzazione dove mezzi finanziari e intellettuali vengono usati a discapito e non a favore della grande maggioranza dei cittadini europei, dei loro interessi e dei loro valori. 

Alla fine i nodi sono venuti al pettine, dopo anni di gestione morbida e civile, ci si è dovuti rendere conto che la Scuola Europea  aveva decisamente aperto un nuovo capitolo, inaugurando una gestione a dir poco autoritaria, opaca e sprovvista della dimensione “comunitaria�? che dovrebbe animare qualsiasi progetto e azione che ha un legame diretto con le Istituzioni europee. In questo scenario, la sezione italiana, che risultata particolarmente presa di mira, ha visto la nascita di un gruppo di genitori per la difesa dei diritti della sezione italiana, che ha preso il nome di “Save my School�?.

A causa dell’allargamento, la Scuola Europea si trova confrontata al problema di aprire nuove sezioni che facciano lezioni nelle lingue dei nuovi arrivati. Invece di trovare una soluzione adeguata o di aprire una nuova scuola per tutti i nuovi arrivati, “si è pensato bene di trasferire in blocco tutta la sezione italiana di Woluwé Saint Pierre verso la nuova scuola di Laeken, senza tener conto del parere dei genitori né del luogo di residenza dei ragazzi. Inoltre, poiché la scuola di Laeken è in costruzione e non si sa quando sarà disponibile, la sezione italiana dovrebbe essere provvisoriamente trasferita in una scuola in disuso, a Berkendael, luogo quanto mai fuori mano in relazione ai luoghi di insediamento tradizionale dei funzionari europei già in posto a Bruxelles. Una specie di deportazione forzata senza l’accordo dell’associazione dei genitori né delle autorità italiane ai più alti livelli, le quali sono dovute intervenire a fronte dei meccanismi perfidi che sono stati messi in opera per il trasferimento della sezione italiana della Scuola Europea installata, da decenni, a Woluwé Saint Pierre”.

Se è vero che le autorità italiane sono state disponibili e coinvolte in questo dramma, continua Anna Maria Campogrande, resta il fatto che non solo non ci sono scuole italiane in Belgio e che anche quella boccata di ossigeno fornita per lungo tempo dalla Scuola Europea sta esaurendosi e diventando sempre più problematica.

L’Italia non può continuare ad abbandonare alla deriva tutti gli Italiani all’estero con la politica del “fai da te�?, afferma Anna Maria Campogrande. “È tempo che si responsabilizzi nei confronti dei propri cittadini, in particolare di quelli che operano fuori del territorio nazionale, che la rappresentano negli innumerevoli settori della vita civile, imprenditoriale e artistica. E’ necessario e urgente che il Governo italiano predisponga e attui, in tempi brevissimi, una politica di Pubblica Istruzione che incorpori tutti gli italiani all’estero, tramite l’apertura di scuole italiane”.

Italia Press

 

Più libri più liberi: torna, a Roma, la Fiera della piccola e media editoria

Friday, 30/11/2007

Un appuntamento con il libro, la lettura e i protagonisti di un universo editoriale vivo e dinamico che si conferma per il sesto anno: Più libri più liberi, la Fiera della piccola e media editoria, torna al Palazzo dei Congressi dell’Eur a Roma, dal 6 al 9 dicembre, con circa 400 editori, migliaia di libri, anteprime editoriali e incontri con autori ed ospiti, pronti ad accogliere il vasto pubblico degli amanti del libro: lo scorso anno la manifestazione ha superato il record di 50mila visitatori.

Quest’anno la Fiera riaprirà i battenti sull’onda d’urto di dati eccezionali registrati dall’Associazione Italiana Editori (AIE), che attestano la vitalità e il dinamismo che si sviluppano dentro e attorno all’evento: dal 2001 al 2006 gli editori piccoli e medi hanno visto aumentare l’incidenza del proprio fatturato dal 31% al 35% sul totale di quello registrato dall’intero settore librario; lo stesso settore tra il 2005 e il 2006 ha visto aumentare il numero degli addetti del 9,2%. E notizie positive arrivano anche da Roma, dove tra il 2002 e il 2006 la vendita di libri è cresciuta del 25,6% a fronte di una crescita dell’8,84% a livello nazionale. Oggi la Capitale rappresenta per gli editori italiani il 16,5% del mercato editoriale nazionale, quando nel 2002 era solo il 14%.

Più libri più liberi è realizzato, come sempre, dall’Associazione Italiana Editori con il sostegno dell’Assessorato alle Politiche Culturali del Comune di Roma, della Provincia di Roma e della Regione Lazio, con il contributo del Ministero per i Beni e le Attività Culturali, tradizionali partner della Fiera, ai quali si aggiunge quest’anno la Camera di Commercio di Roma, che con il suo intervento consolida il rapporto essenziale tra cultura, impresa e territorio. La compagine dei sostenitori della manifestazione è completata dal patrocinio del Ministero della Pubblica Istruzione, e dalle tradizionali collaborazioni con l’Istituzione Biblioteche di Roma e Radio Tre Rai.
I numerosi percorsi, culturali e professionali, permetteranno al diversificato pubblico della Fiera di spaziare tra centinaia di stand ed assistere agli oltre 200 incontri, convegni, eventi del programma che chiama a raccolta autori, studiosi, personaggi della politica o dello spettacolo, comunque legati al mondo del libro, a partire da Andrea Camilleri, Margherita Hack, Marco Lodoli, Massimo Carlotto, Jaume Cabré, per proseguire con Niccolò Ammaniti, Goffredo Fofi, Nanni Balestrini, e ancora Giorgio Albertazzi, Stefano Marroni, Piero Angela, Alberto Bevilacqua, Giovanni Floris, Livia Turco, Piero Grasso, Luigi Lo Cascio solo per citarne alcuni.

Lo Spazio ragazzi, con mostre, giochi e letture per i più piccoli, lo Spazio Blog by Splinder dove indagare le nuove frontiere offerte da Internet 2.0, la Bibliolibreria dove comprare e prendere in prestito libri e il Caffè Letterario, vera agorà e punto d’incontro con i protagonisti del libro, saranno ancora una volta i luoghi d’attrazione della Fiera.

Sul fronte delle partnership sono tre le novità di questa sesta edizione: in un apposito stand nel piazzale antistante il Palazzo dei Congressi si potranno acquistare le stelle di Natale e contribuire così alla ricerca sulle leucemie grazie alla collaborazione con l’AIL, Associazione Italiana contro le Leucemie, i Linfomi e il Mieloma: una stella di Natale sarà anche presente in tutti gli stand della Fiera. All’interno della Bibliolibreria ci sarà uno spazio dedicato ai cd musicali, un’iniziativa frutto di un progetto con il MEI, Meeting delle Etichette Indipendenti di Faenza. Infine nelle librerie romane che dedicheranno la loro vetrina a Più libri più liberi ed ai libri dei piccoli editori, si potrà ritirare un ingresso gratuito grazie alla collaborazione tra Più libri più liberi e l’ALI, Associazione Librai Italiani - sede provinciale di Roma

Il Rigiocattolo

Wednesday, 28/11/2007

Il “Rigiocattolo” è il nome dell’iniziativa di vendita di giocattoli usati che il movimento del Paese dell’Arcobaleno organizza nel mese di dicembre a Roma e in molte altre città italiane e straniere.

Nei due mesi precedenti vengono avviate le raccolte dei giocattoli usati nelle scuole e nei quartieri. I bambini e gli adolescenti del movimento portano i loro giocattoli e coinvolgono i compagni perché portino quelli che non usano più.

Il giocattolo va riutilizzato perché i materiali plastici con cui è costruito sono in genere inquinanti, per questo bisogna farlo vivere il più a lungo possibile, perché quando si getta via nei rifiuti, finisce in un inceneritore o in una discarica, continuando a inquinare l’ambiente.

Dal 1998 bambini e ragazzi del movimento del Paese dell’Arcobaleno danno vita all’iniziativa. Essi stessi si sono fatti promotori fra i coetanei e con il loro entusiasmo hanno coinvolto migliaia di persone e raccolto più di settemila giocattoli.

«Abbiamo parlato del “Rigiocattolo” ai nostri compagni di scuola, agli insegnanti, ai nostri amici e abbiamo distribuito volantini un po’ dappertutto. Poi i giocattoli li abbiamo risistemati, ripararti, puliti, e siamo arrivati a restaurare circa seimila giocattoli che altrimenti sarebbero stati buttati nelle discariche» - spiegano i bambini alle persone che si fermano alle bancarelle e, mentre acquistano, chiedono il senso dell’iniziativa.

Il principio è semplice: non tutto ciò che non si usa più è da buttare, basta un semplice ritocco e un vecchio giocattolo o un mozzicone di candela possono essere riciclati.
Tutti possono fare qualcosa per il Rigiocattolo. Anche i bambini zingari che non hanno giocattoli da portare vendono le candele prodotte con la cera riciclata, ed altri oggetti e giochi costruiti da loro. 

Con i disegni dei bambini più piccoli nasce ogni anno un piccolo calendario.

C’è anche uno spazio di prova dove i più piccoli possono sperimentare i giochi in libertà.

Le piazze si trasformano in un villaggio del Paese dell’Arcobaleno: i bambini, nelle strade attorno, distribuiscono gli inviti e chiedono alle persone di comprare un rigiocattolo, spiegando il senso dell’iniziativa. La piazza è invasa dalle bancarelle e i bambini e gli adolescenti sono impegnati a vendere, consigliare, spiegare. Poi ogni acquirente viene accompagnato alla cassa ed al banco per i pacchetti (con carta riciclata, naturalmente). Moltissime persone passano e acquistano i regali per Natale. I canti e le musiche della “band del Paese dell’Arcobaleno” (composta interamente da ragazzi e da bambini) attirano moltissime persone.

Lo scorso anno sono stati venduti in tutto più di seimila giocattoli. I mille rigiocattoli invenduti sono stati inviati in Albania per l’ospedale pediatrico di Tirana e per i rifugiati kossovari.

L’iniziativa viene ripetuta ogni anno non solo a Roma ma in molte altre città italiane ed europee, e rappresenta un’opportunità per tutti di recuperare i giocattoli. A questo scopo la raccolta prevede che anche i giocattoli inutilizzabili (perché ormai distrutti) vengano “riciclati” da una fabbrica che riutilizza la plastica per farne degli shopper ( le classiche buste di plastica) o dei piles.

Per informazioni 

www.santegidio.org

A Napoli, da oggi, è vietato fumare anche nei parchi, in presenza di bambini e donne incinte

Sunday, 18/11/2007

Napoli all’avanguardia nella tutela dei soggetti più deboli esposti al rischio di fumo passivo. Il dispositivo, emesso dall’assessore alla Sanità Rino Nasti , recepisce le proposte fatte da associazioni impegnate contro i danni derivanti dal tabagismo. E rientra anche nella strategia del ministero della Salute e nel programma “Guadagnare salute”? approvato dal Consiglio dei Ministri lo scorso febbraio che concede ai Comuni di intraprendere iniziative di prevenzione contro comportamenti che possano essere dannosi per la pubblica salute. ‘’Ci auguriamo che si smetta finalmente di fumare nelle case - dice Nasti- nei luoghi chiusi, davanti ai bambini e alle donne incinte: per noi questa è una questione culturale'’.Soddisfazione è stata espressa dai ministri dell’Ambiente e della Salute. Un provvedimento che porta ‘’Napoli all’avanguardia'’, per Alfonso Pecoraro Scanio. L’iniziativa  - commenta Livia Turco - ‘’coglie appieno lo spirito del programma del Governo ‘Guadagnare Salute’ che ha come obiettivo proprio quello della promozione di stili di vita salutari attraverso la collaborazione tra le diverse istituzioni. E certamente - conclude - il fumo sia attivo che passivo è uno dei fattori più nocivi per la nostra salute”.

“Guadagnare salute”, il progetto per rendere più facili le scelte

“Secondo i dati dell’Organizzazione Mondiale della Sanità quasi nove decessi su dieci e oltre il 75% della spesa sanitaria in Europa e in Italia sono causati da alcune patologie che hanno tra loro un mimimo comun denominatore: i cattivi stili di vita.
Disturbi cardiovascolari, tumori, diabete, malattie respiratorie croniche, disturbi mentali e muscoloscheletrici. Eccoli i sei killer più insidiosi per la nostra salute, responsabili del 77% degli anni di vita persi in buona salute ma che, tuttavia, sono ampiamente prevenibili non fumando, mangiando in modo sano ed equilibrato (soprattutto frutta e verdura), non abusando dell’alcol e ricordandosi che il nostro organismo richiede movimento fisico costante e non sedentarietà.
In Italia i sei killer colpiscono maggiormente le classi sociali meno abbienti e ciò trova una spiegazione nel fatto che i comportamenti individuali risentono del contesto socio-economico-ambientale in cui si vive e lavora. E questo vale per la casa, per il posto di lavoro, per la città in cui si risiede ma c’entrano anche fattori legati ai consumi (gli alimenti più sani sono spesso appannaggio delle classi più istruite e con redditi più elevati) e la mancanza di difese selettive contro le offensive di un certo tipo di marketing. Ecco perché i soggetti più esposti al bombardamento mass mediatico, ma anche all’impermeabilità verso messaggi alternativi salutari, sono proprio le famiglie più povere, anche se il fenomeno appare ormai estendersi in modo abbastanza trasversale tra tutta la popolazione italiana.

L’aumento dell’obesità e del sovrappeso, la ripresa dell’abitudine al fumo, gli allarmi su forme di alcolismo giovanile sempre più emergenti, l’alimentazione sbagliata e senza regole, la deriva verso una vita sedentaria, sono infatti tendenze ormai generalizzate che ci portano a interrogarci urgentemente sul che fare per invertire questa apparentemente irresistibile deriva anti salutare.

Paesi come la Gran Bretagna sembrano aver imboccato, almeno a stare ad alcune recenti dichiarazioni, una via che potremmo definire “punitiva”? verso coloro che risultano essere in qualche modo recidivi nell’abbandonare vizi o cattive abitudini pur essendo stati avvertiti per tempo dei rischi ad essi correlati.

E così si è cominciato a parlare di penalizzazioni sulle cure per un disturbo cardiaco o un cancro nei confronti di fumatori incalliti che non abbiano smesso di fumare nonostante reiterati richiami delle autorità sanitarie. Idem per gli alcolisti o per gli obesi che non provino a mettersi a dieta per tempo.

E’ una via drastica, quasi “vendicativa”? o comunque di stampo giustizialistico nei confronti dei cittadini, che sembra non tener conto dei molteplici fattori economici, sociali, mentali, che stanno quasi sempre dietro un comportamento a rischio per la propria salute. Ma, in ogni caso, contraria a quella visione di tutela e diritto inalienabile alle cure che rappresenta uno dei grandi principi costituenti del nostro Paese.

Detto questo penso che chi governa e amministra la sanità ma anche i singoli cittadini, debbano rendersi conto che non provare a invertire queste abitudini dannose per la nostra salute sarebbe assurdo e criminale. Nei confronti delle persone ma anche della collettività e della nostra responsabilità sociale. Oggi, grazie alle evidenze scientifiche ed epidemiologiche frutto di anni di ricerche, ci troviamo davanti a una potenziale rivoluzione nell’approccio alla tutela della salute. Uso questo termine perché la sfida è quella di invertire le stesse priorità storiche della medicina, facendo della prevenzione primaria – e cioè quella legata alla riduzione dei fattori di rischio per la propria salute derivanti da stili di vita e abitudini sbagliate – l’arma più importante per stare in buona salute, rispetto alla tradizionale prevalenza della “cura”? contro le malattie, considerate evenienze inevitabili. Oggi sappiamo che molte malattie, mortali o comunque croniche e invalidanti, si possono invece evitare, anche solo cambiando le nostre abitudini. Da qui nasce il nostro programma “Guadagnare salute”? un vero e proprio libro bianco per la promozione di scelte di vita salutari che è frutto del lavoro di ben nove ministeri approvato oggi dal Consiglio dei Ministri.

Con questo progetto ci siamo posti un obiettivo: quello di rendere facili le scelte salutari, con un approccio di fatto opposto a quello britannico. La nostra scelta è quella del convincimento e dell’alleanza tra i diversi attori delle varie filiere coinvolte. Dalle aziende alimentari, al mondo della scuola e del lavoro. Ma anche dei tabaccai e dei produttori di bevande alcoliche e delle grandi catene di ristorazione.

Un’altra caratteristica del progetto è la sua intersettorialità. Si è infatti compreso che interventi monotematici – contro il fumo, contro l’alcol, contro l’obesità, ecc. – sono poco efficaci sia perché spesso i fattori di rischio per la salute sono tra loro promiscui ma anche perché è ormai acclarato quanto sia preponderante nelle scelte salutari il contesto complessivo delle condizioni di vita di ciascuno di noi.

E ciò vale per tutte le politiche di promozione di corretti stili di vita: da quelle per favorire la mobilità e l’attività fisica a quelle per sostenere il consumo di frutta e verdura o per ridurre la concentrazione di sale, zuccheri e grassi negli alimenti e per avere diete più equilibrate nelle grandi ristorazioni collettive o per scoraggiare il fumo e il consumo di alcol, e così via.

Siamo di fronte a un vero programma quadro di iniziative, azioni, alleanze e di comunicazione diretta ai cittadini, in grado di affrontare in modo globale i quattro grandi fattori di rischio per consentire al Paese di guadagnare salute, aiutando contestualmente la sostenibilità del Ssn, sia in termini economici che di efficacia dei propri interventi?. 

Livia Turco
Ministro della Salute

Adolescenti e bambini: il rapporto di Eurispes e Telefono Azzurro

Friday, 16/11/2007

Playstation, telefonino, tv e internet la fanno da padroni nella vita di bambini e adolescenti italiani, che ne fanno un uso spesso incontrollato, imbattendosi anche in malintenzionati. La famiglia spesso non è in grado da sola di rispondere in modo efficace ai loro problemi. È il ritratto dei ragazzi italiani emerso dall’ottavo Rapporto sull’infanzia e l’adolescenza, presentato ieri a Roma da Telefono Azzurro in collaborazione con Eurispes.

In vent’anni di vita, l’associazione si è evoluta assieme alla società, prestando un orecchio attento ai ragazzi e alle difficoltà che incontrano, anch’esse cambiate a causa delle nuove configurazioni assunte da famiglia e società, ma anche delle nuove tecnologie a disposizione nella vita di tutti i giorni. “Scuola e famiglia – ha anticipato Ernesto Caffo, presidente di Telefono Azzurro - non possono gestire da sole la situazione. Bisogna quindi investire per sostenerle, ma anche per creare reti sociali capaci di aiutare bambini e adolescenti in uno sviluppo sereno�?.

Ma qual è l’immagine fotografata quest’anno? Il Rapporto di Telefono Azzurro ed Eurispes ci dice che un adolescente su tre passa più di 4 ore al giorno al cellulare (del quale il 42,7% dichiara di non poter fare a meno), mentre un bambino su dieci ne trascorre altrettante davanti alla tv. Non solo. I ragazzi fanno tutto questo senza la supervisione di un adulto. Gli adolescenti intervistati possono guardare la tv incontrollati nel 64% dei casi, il 50% di loro sta su internet senza interferenze dei genitori e al 56% non viene neanche chiesto che uso ne fa, come anche a un bambino su tre.

E questo li espone al rischio di adescamento on line. Il 12,3% degli adolescenti intervistati, per esempio, ha raccontato di avere incontrato dal vivo persone dell’altro sesso conosciute in rete, il 5,7% di avere una storia con una persona conosciuta on line. Il 15,9% poi ha confessato di avere chattato con individui che gli hanno fatto domande a sfondo sessuale e che non ha avuto il coraggio di raccontarlo ai genitori.

“I ragazzi – ha ribadito il presidente di Telefono Azzurro – raccontano con sincerità le difficoltà che affrontano ogni giorno. Quanto devono ancora aspettare per avere delle risposte? La speranza di Eurispes e Telefono Azzurro, ogni anno più forte, è – ha concluso Caffo – che i dati presentati in questo Rapporto non restino solo dati�?.

Anche in Italia ritirato il gioco Bindeez

Tuesday, 13/11/2007

Anche in Italia la ditta “Giochi Preziosi” ha annunciato, così come già fatto in Spagna, di ritirare dal mercato il gioco “BINDEEZ”, distribuito per conto di una ditta australiana e prodotto in Cina. Ritirato già in Australia e negli Stati Uniti, il giocattolo è risultato tossico e alcuni bambini australiani sono finiti in ospedale dopo averne ingerito alcune parti. La società di giochi, l’australiana Moose Enterprise, aveva affermato che il Bindeez “contiene una droga potenzialmente mortale�? e aveva annunciato l’apertura di un’inchiesta per stabilire la responsabilità dell’errore. Nonostante  in possesso delle autorizzazioni per la commercializzazione nel rispetto della normativa CE, la stessa Moose Enterprise ha deciso di bloccarne la vendita e ritirarlo immediatamente dal mercato.

 
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